ALTOPIANO DI ASIAGO PLEBISCITO PRO AUTONOMIA

Il 94,09% sul 65% dei 20.864 aventi diritto al voto di quelle zone ha chiesto l’annessione alla Provincia Autonoma di Trento

Non è sicuramente sfuggito l’esito del referendum promosso tra alcuni comuni dell’altipiano di Asiago ( Veneto) su un quesito referendario giuridicamente molto “grezzo” e se vogliamo decisamente provocatorio ma che ha avuto un risultato anche se annunciato secco e non contestabile: il 95% sul 65% degli aventi diritto al voto di quelle zone ha chiesto l’annessione alla Provincia Autonoma di Trento. In altre parole quasi la totalità dei cittadini interpellati attraverso il referendum ha chiesto di essere staccati dal Veneto e di andare con il Trentino Alto Adige. Anche se il risultato era scontato credo che pochi si aspettassero: a) il superamento così netto del quorum previsto dalla Legge 50% più uno ( questo anche perché oggettivamente molti abitanti della zona lavorano all’estero o fuori provincia) b) un Si così convinto da chi è andato a votare ( percentuali del 95% non possono lasciare dubbi). Il quesito era come in tutti i referendum costituzionali molto semplice e diretto: “ Volete voi che il territorio dei Comuni di Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana, Rotzo sia separato dalla Regione Veneto per entrare a far parte integrante della regione Autonoma Trentino Alto Adige? SI NO . Piaccia o non piaccia questa è la forma più diretta di democrazia che o si accetta sempre o non si accetta; parlo ovviamente a livello di commento politico ed amministrativo in quanto giuridicamente il referendum costituzionale è previsto ed ha la valenza che tutti sappiamo. Ritengo quindi che sulla vicenda non si possa che porsi alcune domande che in qualche modo avevo già sollevato con le precedenti riflessioni in merito alla richiesta avanzata da Cortina. Già allora avevo sgombrato il campo da una questione politica partitica in quanto Cortina, che è in provincia di Belluno, è governata da una maggioranza di Centro Destra (Casa delle Libertà) come del resto la Regione Veneto. Quindi non si tratta di una contrapposizione al Governatore Sen. Giancarlo Galan ( noto esponente nazionale di Forza Italia) ma di una rivendicazione che ha radici molto più profonde magari sopìte ma mai scordate.

La richiesta è diretta ed esplicita la popolazione che vive sul confine in eguali situazioni territoriali e climatiche chiede di poter godere degli stessi benefici di cui usufruiscono le località delle province di Trento e Bolzano. Già nel precedente scritto mi ponevo alcune riflessioni in merito alle questioni sull’autonomia e sulla potestà amministrativa, soprattutto dal punto di vista finanziario ed erariale degli Enti locali minori: Province e Comuni, ricordando il lavoro Parlamentare svolto nel corso della passata Legislatura. Ricordavo altresì il protocollo ufficiale di intenti firmato dai Presidenti delle province di Sondrio, Belluno e Verbania che tratta in maniera esplicita ed inequivocabile della questione.

Il Governo Berlusconi iniziò a dare qualche risposta in merito alla questione (un ordine del giorno recepito che impegnava il Governo alla concessione della massima autonomia possibile per le citate tre province accomunate dalle proprie peculiarità montane)

A quanto pare oggi la questione si sta allargando a macchia di leopardo e onestamente non sono in grado di stabilire se questo avrà più ripercussioni positive o negative per la nostra realtà che sicuramente ha tutta una serie di ragioni in primis storiche per chiedere qualcosa di più e di diverso dall’attuale sistema. Per chi non ha letto il mio precedente scritto, mi chiedevo qual è la differenza tra le nostre S. Caterina, Bormio, Aprica, Chiesa Caspoggio Madesimo Gerola. e questi territori ?

Qualcuno più avvezzo a sfogliare trattati giuridici che ad affrontare i problemi reali liquida il tutto dicendo che il percorso è complesso tortuoso e siamo completamente fuori tempo. La vicenda andava affrontata almeno cinquant’anni fa, appena dopo la guerra. Volontà politiche inerzie inefficienze interessi hanno voluto che le cose andassero così ed oggi è abbastanza anacronistica la cosa. Altri soggiungono che in un momento in cui si guarda all’Europa ed al Mondo, in cui ci si chiede qual è il limite per aderire alla moderna UE e si parla di Eurasia, rivendicazioni così peculiari e territorialmente limitate non hanno senso. Magari poi gli stessi elogiano la specificità all’interno della globalità. Esiste oggi il Bitto e la Coca Cola! Anzi mai come in questi ultimi anni si vanno rimarcando le tipicità dei territori. Sono convinto invece che il momento è propizio per una serena ma nel contempo seria discussione sulla questione. Sino ad oggi se ne sono occupati pochi soggetti: qualche politico illuminato che ha maturato dopo anni queste considerazioni, pochi Amministratori e un paio di Soggetti Politici.

Sono convinto altresì che una nuova propulsione al concetto di Autonomia ( per dirla con un solo concetto) potrebbe servire anche come “arma” al Governatore della nostra Regione Sen. Roberto Formigoni nei confronti di Roma e ripeto senza disconoscere ciò che è stato raggiunto e realizzato per la nostra terra dagli Enti superiori.

Da queste riflessioni non può essere escluso il mondo imprenditoriale che ripeto in questi anni si è troppo spesso trovato a scontare oggettive difficoltà dovute al nostro territorio che non saranno sanate neppure con la realizzazione della nuova SS. 38.

Il rischio che si corre oggi è quello che all’interno della nostra Provincia partano iniziative a macchia di leopardo, più simili a rivendicazioni “di campanile” che a un un processo unitario che dovrebbe vedere il superamento anche degli schieramenti politici. Su questo tema credo ci si possa e ci si debba confrontare Tutti nessuno escluso in maniera chiara. Non si può e non si deve più tergiversare o usare la questione “Autonomia” ai soli fini elettorali o speculativi o evocare questa nostra “particolarità” quando ci si accorge che per noi non possono valere i paletti posti dallo Stato o dalla Regione per talune questioni ( sanità in primis….). Allora o siamo sempre “particolari e sui generis” o non lo siamo mai. Non si può essere “autonomisti” ad intermittenza. Il concetto è virgolettato perché non voglio soffermarmi sul suo uso proprio o improprio o su motivazioni giuridiche non è questo il luogo. Qui mi fermo qui per questioni di spazio e soprattutto per ascoltare altri contributi e riflessioni.

Gianpietro Scherini (x)

(x) già Deputato al Parlamento

Gianpietro Scherini (x)
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