ANNI FA LA CALAMITÀ IN VALTELLINA CON LA TRAGEDIA A TRESENDA

Un anniversario da ricordare. Uno dei, ahimé, periodici eventi nella storia di una difficile convivenza fra uomo e montagna. Tristissimo e pesante tributo di sangue ma anche solidale risposta della nostra gente e tanta solidarietà

Domenica 22 maggio 1983. Non c'era gente in giro. Il maltempo che imperversava da parecchi giorni aveva sconsigliato le scampagnate. C'era solo in programma a Sondrio una prova di campionato italiano femminile in un clima non certo primaverile. A mezzogiorno e mezzo il disastro. Lo ricordiamo riprendendo lo scritto "La frana di Tresenda nel 'vissuto' di Alberto Frizziero" sul libro "Storia dei Vigili del Fuoco della provincia di Sondrio, (x).

Dal libro pagg. 62/69:

Premessa.

In premessa la ragione di un racconto, non abituale, in prima persona. Non cronaca, non commento, diciamo "rapporto" per cercare di far capire la complessità degli eventi ponendosi nell'ottica di chi concorre alle decisioni. Consegue anche la comprensione del ruolo di chi sempre, e per primo, opera in prima linea come i Vigili del Fuoco, da tempo meno chiamati per il fuoco e sempre più impegnati in molteplici e variegate emergenze.. Oggi con ampia gamma di mezzi in dotazione, anche tecnologicamente avanzati e spesso supportati da Gruppi di Protezione Civile, non così ieri. Non così nel 1983, anche se allora non è mancato il generoso volontariato della gente di Valtellina, abituata alla difficile convivenza con i problemi della montagna e organizzati nel Soccorso Alpino, nonché la prontezza di risposta delle Istituzioni.

Ricordi incisi. Contorni di una calamità. Momenti di umanità profonda, ma anche, sia consentito, di straordinaria efficienza organizzativa in una partecipazione corale unica.

Erano le 12.30 del 22.5.1983

Erano le 12.30 di domenica 22 maggio 1983, un giorno uggioso per la pioggia con un concentrato di nuvole, ormai da parecchi giorni una costante.. Rientravo a casa in auto con mia moglie. In fondo a Via De Simoni il vigile Moretti mi ferma per informarmi che via radio i colleghi hanno fornito, finiti i loro giri, un responso rassicurante. Il riferimento è ad una meticolosa osservazione del versante terrazzato che avevo disposto da giorni in presenza di inarrestabili cateratte dal cielo. Nei giorni precedenti aveva provveduto l'Ufficio Tecnico non rilevando motivi di preoccupazione. Era domenica e allora il compito lo avevo affidato ai vigili in servizio ducendo loro di sentire la gente, soprattutto gli anziani delle frazioni, quelli che avendoci lavorato una vita il polso del versante lo hanno anche in relazione allo stato dei valgelli, dei terrazzi e del grado di inclemenza del tempo.

Tresenda tragica

Tutto a posto ma - aggiunge Moretti - è appena successo qualcosa di grosso a Tresenda. Corro. Cento metri più avanti c'é la caserma della Stradale. Comunicazioni-radio convulse ma tali da capire la gravità dell'evento.. Gli agenti a riposo e in borghese che stanno rientrando in caserma per mangiare, ascoltano un momento e poi schizzano ai piani superiori. Non occorre che qualcuno ordini, ci pensano loro: chi torna giù in divisa, chi in tuta. Di corsa a casa, lì vicino, e subito al telefono. In Prefettura le notizie sono ancora vaghe ma già si parla di morti. Di nuovo al telefono. Il primo chiamato è l'ex Presidente della Provincia Giorgio Scaramellini, casa in Tresenda nella quale pochi giorni prima mi aveva fatto assaggiare, tutto soddisfatto, una grappa eccezionale. Telefono a vuoto. Altre telefonate a persone conosciute sempre di Tresenda, ma nessun riscontro tranne, mi pare, uno occupato che però resta occupato. Avviso i vigili di far venire in Comune tutti i loro colleghi e gli assessori. Chiamo il consigliere regionale Muffatti. Telefono occupato. Non c'era il servizio del cinque per la richiamata e neppure il telefono a tasti. Una chiamata dopo l'altra finché arriva il segnale di libero. Risponde Alba, compianta sposa di Muffatti, a valanga "Giorgio e famiglia sono salvi, la casa non c'è più, l'Antonio ha appena finito di telefonare a Guzzetti - allora Presidente della Regione - e sta correndo a Tresenda". Vado in Comune ove altri vigili sono arrivati ed anche il consigliere Campisi che sarà prezioso nel collaborare all'organizzazione. Subito in ospedale, già in allarme con grande efficienza. Sulla Via Stelvio il Direttore sanitario Sarcinella e il consigliere Filoni in attesa dei feriti. Purtroppo le frane di fango non perdonano. Di feriti non ce ne saranno.

In Prefettura, bravissimo come al solito, è al lavoro il Capo di Gabinetto dr. Fallica. Si tratta di bloccare il traffico sulla Statale 38; competente é l'ANAS. Gli dico di star tranquillo, provvediamo noi. In Comune. "Ordinanza di chiusura della strada alla Cà Bianca. Ora e motivo: esigenza dei mezzi di soccorso". Qualcuno chiede e se è legittima. Probabilmente sì, ma é l'ultima delle preoccupazioni quella di saperlo. Importa bloccare la strada. Campisi e i vigili provvedono a predisporre i cartelli del caso in modo tecnologicamente non avanzato ma efficace: prendono vecchi manifesti e sul retro bianco ci scrivono "precedenza ai mezzi di soccorso" e "strada chiusa". Corrono a collocarli all'altezza del Cimitero, informano gli automobilisti e deviano il traffico lasciando lo spazio libero ai mezzi di soccorso.

C'è un'altra complicazione: è in programma con partenza alle 14 una gara ciclistica di campionato italiano femminile. Chiamiamo l'assessore allo sport Fiorenzo Proh nella zona di partenza. Là non sanno ancora niente per cui la gara sta per partire. Se vogliono la facciano ma senza scorta e con altro percorso da Sondrio in giù e non per la Statale. Capiscono, prevale il senso di responsabilità, la gara è annullata.

Rapidamente è predisposto in sala Giunta il Centro operativo - sarà attivo per giorni e notti senza interruzione, responsabili gli assessori, talvolta anche i consiglieri, con il compito anche di coordinare quelli attivati in diversi Comuni. Utilissima in proposito l'esperienza fatta in Irpinia per il terremoto del 23.11.1980, anche allora di domenica, quando la ponderosa "colonna Sondrio", del Comune capoluogo, fu ritenuta per organizzazione, dotazioni ed efficienza seconda solo alla colonna tedesca. Coordina l'assessore Ugo Rota, già a Montenars per gli aiuti ai friulani colpiti dal sisma del 6.5.1976, collaborano gli altri assessori e molti consiglieri, ovviamente non importa di qual colore politico. Al loro posto anche molti dipendenti, giorno e notte con scelta volontaria, grandi in particolare i vigili nel cui fascicolo da allora risalta un encomio solenne. Non ci sarà un ordine di servizio. Nessuno vorrà gli straordinari, che verranno però pagati lo stesso, e loro li devolveranno alla sottoscrizione pro-Tresenda.

Evacuazione

Di corsa a Tresenda. In pieno centro lo sfacelo, lato montagna. Piove, stanno lavorando in condizioni difficilissime, Vigili del Fuoco con operai di imprese e volontari. Una vista che pesa, dentro. Mi ricorda la casa accanto a dove dormivo, centrata nottetempo da una bomba nel settembre del 1943. A fianco a me sulla strada una sola persona, anziana, con in bocca una sigaretta o un sigaro, non ricordo, impietrito, lo sguardo fisso sullo sfacelo. Passa un tempo che sembra un'ora, in realtà pochi secondi, lui si volta verso di me e mi dice con una voce quasi impersonale: "io ne ho sette là sotto". Un pugno in faccia non avrebbe colpito come quella frase. La voce non esce. Una mano sulla spalla che trasmette tanta di quella solidarietà da scuoterlo, un minuscolo conforto in un'atmosfera da tregenda, in una Tresenda colpita come non mai.

Al di là dell'Adda il Centro operativo. Con il Sindaco Bissi, conosciuto in quella occasione, e il segretario Alifuoco il Vicepresidente della Provincia Visini, il Procuratore della Repubblica Cordisco, il Comandante dei VV.FF. D'Angelino. Avendo visto là dove mi ero fermato le case vicine al disastro con la gente alle finestre sottolineo l'opportunità di evacuarle. Condivisione generale. Primordi della Protezione Civile: c'è il problema della procedura. Toccherebbe al Prefetto impartire l'ordine sulla base però di una relazione tecnica. C'è il tempo? E se la montagna scarica ancora?. Occorre procedere.. "Fossi a Sondrio farei l'ordinanza". Il Sindaco Bissi accoglie al volo l'idea. Scriviamo insieme il testo. L'ordinanza indispensabile non basta, ci sono i problemi operativi. Bisogna avvisare la gente, si parla di almeno 900 persone, farle uscire, trovare dove andare, come portarle. Ci sono due auto dei Vigili urbani di Sondrio che non hanno solo il lampeggiante sul tetto, ma anche gli altoparlanti, da poco acquistati con un corredo di critiche ("ma a cosa servono?... ecc.). Per avvisare la gente siamo dunque a posto, Ma dove portarla? A Sondrio. Ordine al centro operativo di predisporre le convivenze (Salesiani, Convitto, Colorina), se occorre con requisizione, di cui non ci sarà bisogno. E come portarla?. Telefono a Perego a Tirano: "servono più pullman che puoi" - "i bus ci sono ma gli autisti dove li prendo?" - "Affari tuoi, gira i bar che è domenica e piove, prendi quelli della Levissima, fai tu". Nel giro di mezz'ora arrivano, uno guidato addirittura da lui, uno forse dal figlio, altri da camionisti alcuni dei quali era la prima volta che conducevano un pullman. A quel punto il via alle due auto che, avanti e indietro, annunciano l'ordine di evacuazione. La gente disciplinatamente lo rispetta, esce di casa e sale sui pullman che restano lì. Si informa la gente che si attende che a Sondrio tutto sia pronto per riceverli.

Arriva dal Centro operativo l'OK. Partenza, Gli evacuati arrivano a destinazione. Trovano personale del Comune coordinato dal responsabile Arturo Credano che raccoglie i dati di ciascuno per predisporre un'anagrafe dei ricoverati. Parenti, amici in questi casi restano ore, talvolta giorni, nell'ansia non avendo notizie. Già la sera stessa invece chi cerca i congiunti ha immediata risposta dal Comune di Sondrio in base agli elenchi predisposti A ricevere le persone di Tresenda anche la CRI femminile con la s,ra Gualteroni e la s.ra Nobili in precedenza allertate d'intesa col Presidente della CRI Vido per predisporre quanto necessario in queste circostanze. La gente è venuta via da casa senza niente per l'urgenza, senza sapere cosa fare e dove andare. Per loro c'è quello che serve. Inoltre l'assicurazione di una informazione tempestiva e costante sugli eventi, su come evolve la situazione al loro paese. Un saluto mentre stanno mangiando. L'atmosfera è naturalmente triste, ma serena. Non una contestazione, non una lamentela. Valtellinesi!

Fra le cose da fare c'è da pensare anche ai soccorritori. Provvede il Comune di Sondrio con alimenti, solo all'inizio freddi e poi veri e propri pasti caldi, sino a 500 in un giorno, con, fra le bevande del primo invio, 35 bottiglie di grappa che dureranno poco. E' quello che ci vuole per quanti stanno lavorando, VV.FF., imprese, volontari, inzuppati d'acqua come sono.

Problemi dappertutto

Riunioni operative in serie. Il fronte dei problemi è vasto, compresa l'interruzione di Statale 38 e ferrovia, con il che quasi mezza provincia resta tagliata fuori. Ci sarà un percorso di emergenza via Carona, in quota, sino alla Statale 39 dell'Aprica e viceversa.

Tresenda è il cuore della tragedia. Con la successiva frana su un edificio isolato che ospitava portatori di handicap, in tutto saranno 18 i morti. Tutta la stampa nazionale riporterà però anche le foto di una bimba, con la sua bambola, il volto infangato, il segno della speranza, la vita che continua. Oltre alla tragedia il dramma di chi ha avuto la fortuna di stare al di qua del labile confine tra la vita e la morte magari per essere scappato di casa pochi secondi prima del collasso di casa e versante. E, come è successo a qualcuno che ha perso tutto, salvo i vestiti indossati, e che ha visto cancellato il passato, il tepore della casa, i ricordi, i libri, gli appunti, le foto, tutto, un altro segnale di vita: cosa trova un Vigile del Fuoco, vicino all'Adda in mezzo al fango? L'album di nozze dei coniugi Scaramellini.. Si ricomincia da lì. La vita che continua.

Non c'è solo Tresenda. Il vortice di tipo ciclonico che le foto da satellite mostrano abbraccia una zona più ampia. Montagna, Poggiridenti, Tresivio, Ponte, Chiuro, Teglio, Villa di Tirano. Il versante a terrazzi è gravemente minacciato. Di lavoro per i pompieri a iosa. Ma notizie di guai giungono da molte parti. A Pedemonte si valuta se evacuare o meno una contrada minacciata da una frana. Il Sindaco è all'estero, in Comune chiedono consiglio al Comune di Sondrio che fa da capofila. Il problema si risolve da solo: opportunamente le famiglie ivi residenti capiscono e decidono da sole di andare via. Che cosa vuol dire sapere come regolarsi, operare anche prima che arrivi la solidarietà comunitaria, attingere dai cromosomi nei quali è impressa una secolare convivenza con la montagna e i suoi problemi! Di casi come quello ce ne saranno parecchi, nel 1983 come nel 1987. La statale 39 dell'Aprica è un colabrodo, La lotta con gli elementi scatenati è dura come non succedeva da tempo. Sarà interessato perfino il Centro Operativo di Tresenda presente il Ministro Rognoni e con il Sindaco Bissi agitatissimo "Via tutti da qui". Lo hanno informato che una bestia di torrente sulle Orobie soprastanti, già nel passato fonte di grossi guai, è intasato. Un tappo in un corso d'acqua, specie con quelle pendenze (mediamente il 30%) è un pericolo serissimo perché il collasso comporta un colpo di maglio violentissimo a valle. Il Sindaco ricorda lo sconquasso successo qualche decina di anni prima proprio nella zona del Centro operativo. Si sta però lavorando e resta inascoltato perché c'è da fare e si decide di aspettare di saperne di più. Decolla il Comandante D'Angiolino con l'elicottero dei VV.FF. Come facciano a volare in quelle condizioni non si sa. Sparisce nelle nuvole bassissime, comunicano via radio che stanno seguendo il torrente a bassa quota per avere un minimo di visibilità. Poco dopo la notizia che la situazione per fortuna si sta incredibilmente risolvendo da sola. Scendono e atterrano al fianco della Statale 39 fra un irrigatore e l'altro a pochi cm dalle pale. Bissi respira e l'attività, che non si era interrotta, prosegue più tranquilla.

Il Paese si mobilita

Torniamo indietro. Tutti si sono rimboccate le maniche. Il Comune di Sondrio, in particolare, coordina l'attività dei vari centri ma soprattutto si occupa dei mille problemi di Teglio che da solo, ovviamente, non ce la può fare. Provvederà persino a fornire il fieno perché nelle zone evacuate ci sono le bestie che i proprietari vorrebbero andare ad accudire. E' rischioso, non si può. Provvedono volontari e VV.FF. "L'abbiamo fatto per l'Irpinia, a maggior ragione lo facciamo a casa nostra" era la parola d'ordine a Sondrio. Intanto il Paese si mobilita. Arriva da Roma il Prefetto ing. Pastorelli, responsabile dell'allora nascente Protezione Civile. Vuole l'esercito. Il Prefetto Ricci, assillato dal problema, resiste "dove metto i soldati?". Rispondiamo noi: "Ci pensiamo noi". "Come?". "Non lo so. Mi lasci sentire il Centro". Alla radio con Rota: "Vedi per una sistemazione alla Scuola Torelli. Ci sono grandi spazi, riscaldamento, servizi, docce nella palestra, avvisa il Preside che la scuola è requisita. Ti dò 10 minuti per la risposta". Ancora prima arriva: "A posto. Non solo, ma i soldati non dovranno dormire per terra nei sacchi a pelo. Gli operai stanno già andando all'ex Ospedale Psichiatrico a recuperare letti, materassi, cuscini, lenzuola, coperte". Pastorelli chiama lo Stato Maggiore, già in allerta, e dà il via. Arriveranno, mi pare, i fanti della Legnano e reparti del Genio con mezzi, attrezzature, cucina da campo e quant'altro. Lavoreranno in modo encomiabile in tutta la Valle.

Nel pomeriggio inoltrato riunione di Sindaci, Presidenti della Provincia e di altri Enti in Prefettura. Pastorelli parla di evacuazione dell'intero versante terrazzato. I Sindaci non ci sentono, se ne fa interprete il Sindaco di Ponte, sen. Della Briotta. Precisiamo che l'intero versante è a rischio collasso. Magari molto parziale, ma dove non si sa. Ogni Sindaco passi in rassegna il suo ben conosciuto territorio palmo a palmo. I tecnici vedano cosa fare con l'acqua. Un Sindaco su indicazione del geologo deciderà sul momento di spendere 42 milioni in tubi. Deviate in poche ore le acque le case sotto saranno salve. Senza l'intervento un mucchio di rovine. I municipi resteranno aperti in continuazione. Ciascuno sa cosa deve fare. L'SOS solo per quello che localmente non si riesce e che abbisogna dell'intervento da fuori.

In pista anche i politici. Non per passerelle ma per cose che contano. Il Presidente del Consiglio Fanfani ha vietato a Ministri e Sottosegretari, tranne quelli competenti in materia, di venire in Valtellina. Il primo ad arrivare è il Ministro dell'Interno Rognoni. Nessuna parata. Quasi in incognito puntata a Tresenda dove il Sindaco Bissi e il Comandante dei VV.FF. D'Angiolino, esemplare la sua guida delle operazioni, lo aggiornano, poi dal Prefetto Ricci con chi scrive e il sen. Tarabini. Non si ferma a mangiare neppure un panino, un caffé e basta. Al Prefetto anticipa un primo intervento immediato di 300 milioni per le prime necessità. E poi la frase che in questi momenti ci vuole: "Prefetto, proceda". Nel Paese degli azzeccagarbugli, delle procedure, dell'UCAS in questi momenti occorre una sola cosa: decidere, e subito. Un Prefetto che sa di avere, com'è doveroso e giusto, la copertura del Ministro, sa di poter decidere, anche col rischio, come per tutti noi, di azzeccarla nove volte su dieci, magari sbagliando la decima. Non decidere o tardare a decidere però vorrebbe dire sbagliare dieci volte su dieci.

Verranno altri due Ministri, Forte in quanto mezzo valtellinese e Loris Fortuna Ministro della Protezione Civile. Ovviamente in prima linea i rappresentanti locali: il sottosegretario Moro e i senatori Tarabini e Della Briotta come in prima linea il Presidente della Provincia Marchini e suoi collaboratori con il consigliere regionale Muffatti, il Presidente della Regione Guzzetti e gli assessori direttamente interessati. Sotto pressione Istituzioni, uffici pubblici, tecnici, imprese con l'intero mondo del volontariato.

Le polemiche

Naturalmente all'ordine del giorno le polemiche di molti profeti del giorno dopo, dalla prima all'ultima poi svanite come neve al sole. Sempre, nei momenti topici, delle maggiori difficoltà la voce dei soloni della domenica si leva, ingigantita dai mass-media, spesso condizionando l'impegno dei soccorritori. Secondo i posti però. Per 70/80 mm di acqua caduta in un giorno a Roma e nel Lazio tutti concordi nella definizione di evento eccezionale. Per gli eventi di Valtellina invece la colpa è dell'uomo. Non ha fatto eccezione l'evento del 1983 quando più di 300 mm caddero in pochi giorni (a Sondrio la media è sui 1000 in un anno), addirittura con una punta in un solo giorno (!!!) di 305 mm. sul versante orobico, Il refrain è il solito: "catastrofe annunciata" o simili. Non si pensa cosa siano 300 mm d'acqua. In un appartamento di 100 mq vorrebbe dire avere in casa 30.000 litri pari a 30 tonnellate d'acqua… Ignoranti.

Gli sviluppi

Riaperte le strade, riattivata la circolazione ferroviaria, in corso le verifiche sul territorio, la Valle cerca di rientrare nella normalità mentre le Istituzioni e i loro rappresentanti sono impegnati a raccogliere tutta la documentazione necessaria per poter far sì che la solidarietà nazionale si traduca in provvedimenti, e non solo quelli economici ma di procedure, di rinvio scadenze, di tutto quello insomma che necessita nelle fasi di emergenza e di post-emergenza.

Il Comune capoluogo sin dall'inizio aveva raccolto i dati pluviometrici delle numerosissime stazioni dei produttori idroelettrici, del BIM, della Fondazione Foianini. Materiale utilissimo che, d'intesa con il geologo Azzola, verrà proposto ai diversi livelli per avere uno strumento informatizzato preventivamente efficace per il futuro. Ahimé, bisognerà attendere anni prima che vada in porto. Sempre difficile far capire l'importanza dell'innovazione.

Funerali

C'era anche da pensare ai funerali, diciassette. Intesa, prima con il Sindaco di Teglio, poi con il Prefetto, per farli a Sondrio sabato 28. Impossibile a Tresenda.. Richiesta, subito accolta, all'Esercito per avere 17 camions col pianale aperto. Definizione anche dei più piccoli dettagli di un piano, il cui solo corpo principale sarà di sette cartelle fitte fitte, da dare a tutti i responsabili dell'organizzazione.. Chiusura dell'intero anello centrale, solo pedonale. Piazza Garibaldi sgombra, non solo per il parcheggio dei camions che poi dovranno riprendere le bare per andare a Tresenda. Chiusi i cinque accessi è aperto Corso Italia. Deve servire, così come via XXV Aprile come via di fuga nell'ipotesi di qualcosa che determini uno sbocco per le migliaia di persone che si prevedono. Le Autorità, tutte, che arrivano in auto scenderanno all'incrocio con V. Veneto per proseguire a piedi. Unica eccezione per il Presidente della Repubblica Pertini che arriverà in Piazza Campello dove l'intelligence ha stabilito al millimetro posizione e angolazione dell'auto presidenziale e delle quattro di scorta, due davanti e due dietro (poi ci penserà il maltempo a impedire il volo dell'elicottero e trattenerlo a Como, con enorme fatica volendo lui venire a tutti i costi).. Grandi cartelli indicano i diversi settori. Familiari e parenti delle vittime hanno priorità assoluta in Chiesa; si vuol evitare Val di Stava dove le Autorità erano in chiesa e i parenti fuori. Tutto lo spazio antistante Palazzo Pretorio sino alla torre Ligariana riservato alla gente di Teglio. Quello sotto il Municipio alle Autorità. Controllano l'accesso due capigruppo consiliari, e lo rifiutano a chiunque non sia nel ristretto e calibrato elenco predisposto. Qualcuno si stupisce nel vedere chi viene rimandato indietro, che però capisce benissimo e si adegua. Nel lato nord della piazza un cordone formato da Banda e Coro in divisa con il compito, ci fosse qualche intemperanza, di provvedere alla valtellinese (non ce ne sarà bisogno). A Palazzo Pretorio allestito un Pronto Soccorso con Primario, medici, paramedici. Critiche anche per questo. Svaniranno: sette le persone assistite, una senza conoscenza per venti minuti. Predisposti anche gli spazi interni nella Collegiata al cui ingresso due assessori filtrano chi vuole entrare. Ridottissimo l'angolo riservato alle Autorità. Familiari e parenti via via seguono la/le bara/e dei loro cari, portate dai volontari del Soccorso Alpino che le prendono in spalla dove il camion si ferma.

Incredibile la partecipazione popolare.

Colmi gli spazi disponibili. Inoltre nei cinque accessi su Piazza Garibaldi sbarrati, lontanissimi dalla Chiesa Collegiata, folti gruppi di persone non si muoveranno sino alla conclusione del triste rito, ascoltando la Messa dagli altoparlanti predisposti dal Comune.in tutte le zone adiacenti.

La TV locale, - prodigio tecnico di Bruno Piasini, siamo nel 1983! - trasmette tutta la cerimonia ripresa in diretta da diverse telecamere con un commento straordinariamente efficace e commovente dello stesso editore, Luigi Mescia. La Valtellina si ferma, tutti davanti ai televisori.

Chi è arrivato da fuori, Autorità e giornalisti, è colpito dalla reazione della gente. Tante migliaia di persone e un silenzio profondissimo, un raccoglimento composto, una partecipazione vissuta. Persino le lacrime, il dolore profondo talvolta la disperazione, si coniugano con un assoluto silenzio montanaro, quello delle alte cime. La Valle si stringe intorno a chi piange i propri cari. L'arciprete di Sondrio, Mons. Levi, trova le parole giuste. Parla anche a nome dei Sindaci di Teglio e Sondrio che ringraziano quanti sono arrivati a portare la loro operante solidarietà. L'ultima benedizione, la gente esce dalla chiesa, una a una le bare vengono riportate sui camions. Si forma il corteo con tutte le auto di chi deve rientrare a Tresenda per l'ultimo saluto in quel piccolo camposanto.

Fuori, il Capo del cerimoniale del Quirinale, venuto per controllare che all'arrivo di Pertini tutto fosse a posto, dice che i funerali di Stato si fanno così (risposta: "ma il Comune di Sondrio non è lo Stato con le sue possibilità operative…"). Un giornalista di un' autorevole testata nazionale è colpito, "non un pianto, una contestazione, nulla…". La risposta è lapidaria nella sua semplicità: "Siamo in Valtellina". Quello stesso comportamento che si manifesterà in altra tragica circostanza, quella del 1987, e che farà scrivere a Indro Montanelli, nel suo fondo, una grande pagina sui valtellinesi.

Il mesto corteo si avvia. Lascia Sondrio dove il saluto ai cari perduti è stato almeno profondamente confortato da un grandissimo abbraccio della nostra gente.

Andare avanti

Rientro in Comune. Cinque minuti in poltrona a mente vuota. La tensione è stata altissima, la complessità dell'organizzazione grande, prestando attenzione ad ogni sfumatura. I funerali dovevano essere quelli che sono stati. Una pubblica e condivisa commozione, l'abbraccio, appunto, di tutta la Valle. Bisogna andare avanti. Subito la riunione con il Presidente della Regione e i vari rappresentanti locali per decidere le tappe successive in funzione del Decreto che il Governo si accinge a fare. Intanto lavori dappertutto.

Ancora frane

Il peggio è passato ma non è ancora finita. Notte fra lunedì 30 e martedì 31. Chiama il dr. Fallica "hai un geologo sottomano? C'è una frana a Castionetto di Chiuro". Telefonata agli onnipresenti Azzola e Tuia. La cosa preoccupa, un brutto segno. Con il consigliere Abate, di turno anche lui al Centro operativo, ci rechiamo sul posto. Seguiamo il lampeggiante del mezzo dei pompieri che sta cercando di orientarsi. C'è il Sindaco Della Valle con altri. Si è rischiata un'altra vita umana. Un uomo nottetempo si era introdotto nella zona già evacuata per dare da mangiare alla sua mucca e in quel momento è scesa una frana di fango, frana di grande intelligenza perché si è fermata proprio in corrispondenza della stalla con uomo e vacca, Sopralluogo dei geologi. Bisognerà vedere alla luce del sole ma non ci sono altri pericoli. Si sta per rientrare quando dalla radio segnalano che la Prefettura prega di andare subito a Motta, strada dell'Aprica, per un'altra frana. Ci rechiamo sul posto. Tutta la gente è fuori casa, con loro anche il Sindaco Tognini. . D'Angiolino si è già avviato sul versante, lo raggiungono i geologi. Tornano. Il movimento è consistente ma non ci sono pericoli imminenti. Entriamo per bere un caffè. Poi arrivano affettato, formaggi, sottaceti. Scoppiano a ridere tutti. Non capisco. E' proprio D'Angiolino a spiegare: "sono le quattro e mezza, stai mangiando da un'ora e quaranta minuti". In effetti mi rendo conto solo allora che nelle ultime 48 ore, e forse più, avevo mangiato un solo panino. Ma non io solo, così come tanti altri..

L'alba

Il buio comincia a dileguarsi. Rientriamo a Sondrio. Passiamo da Castionetto per un controllo. Tutto tranquillo. Il consigliere Abate propone di fare la panoramica. Ci fermiamo a Poggiridenti a guardare lo spettacolo. E' un'alba straordinaria con il cielo senza una nuvola. Spunta il sole. Sembra un segno del destino, sembra che voglia dire, come è veramente, "l'emergenza è finita". Rientriamo in Comune, su al Centro operativo "Novità?" "Nessuna".. La portiamo noi: la urliamo noi: "l'emergenza è finiiiiiitaaaaa!"

Alberto Frizziero, Sindaco di Sondrio 19755/1985"

(x) Paolo Colicchio, Arnaldo Bortolotti "La frana di Tresenda nel 'vissuto' di Alberto Frizziero", pagine 244 21x29 Edizioni Polaris Sondrio, novembre 2007.

Alberto Frizziero
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