“Violenza contro gli operatori sanitari”

Campagna internazionale contro i casi di violenza al personale di soccorso

Riuscito l’incontro sulla violenza contro gli operatori sanitari. Donato un defibrillatore ai Carabinieri di Morbegno dalla Cri. Serata riuscita quella organizzata ieri, venerdì 29 marzo, nell’auditorium dell’Istituto comprensivo di via Ambrosetti a Morbegno, dal locale Comitato della Croce Rossa, guidato da Stefano Ciapponi. Tema, la “Violenza contro gli operatori sanitari”, sposato dal Comitato di Sondrio della Cri, guidato da Giuliana Gualteroni, presente in sala, e da “Non sono un bersaglio-la violenza contro gli operatori sanitari deve finire”, campagna internazionale della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa contro i casi di violenza al personale di soccorso. Che, come evidenziato dal primo relatore intervenuto, l’avvocato Giuseppe Finguerra, istruttore di Diritto Internazionale Umanitario della Croce Rossa, sono stati pari, nel 2017, ultimo dato Inail disponibile, a 1200 in tutta Italia. Il che evidenzia, quanto il tema sia di stretta attualità e interessi non solo gli operatori Cri, ma tutti coloro che assicurano le cure ai pazienti, siano medici, infermieri, ausiliari, assistenti.  La stessa Cri di Morbegno, non più tardi di 15 mesi fa, ha dovuto annoverare un caso di aggressione importante ad una delle proprie squadre di soccorso, i cui componenti, causa la violenza subita, hanno dovuto ricorrere alle cure del personale sanitario e sospendere il servizio in atto. In ottemperanza alle statuizioni del decalogo, semplice e chiaro, messo a punto dall’organizzazione di soccorso umanitaria stessa, che sintetizza i comportamenti da tenere al cospetto delle persone da soccorrere in modo da evitare che le situazioni possano coglierli impreparati. Interessante anche l’excursus di Enzo Gusmeroli, medico ortopedico di Sondrio, operatore di Emergency in Afghanistan. Ha evidenziato come i centri di soccorso della nota Ong fondata da Gino Strada siano aree neutrali, in cui è vietato entrare armati e, nota particolare, il fatto di come, a differenza di quanto accade anche da noi, la popolazione da loro assistita, di etnia “pashtun”, particolarmente fiera e orgogliosa, sia del tutto scevra da atteggiamenti aggressivi verso gli operatori sanitari e, anzi, grata dell’assistenza che ottiene, paziente, silente. “Pensate, - ha detto -, che neppure i bambini piccoli, che spesso giungono soli in ospedale, stringono i denti e non emettono nemmeno un piccolo lamento quando sottoposti a punture e prelievi”. A Giacomo Ciapponi, poi, psichiatra di Asst Valtellina e Alto Lario, è toccato addentrarsi nelle cause dell’aggressività e, interessante, al riguardo il suo excursus sul surplus di effetti negativi prodotti, soprattutto, dalle droghe, “quelle vecchie – ha detto – che, però, oggi sono molto più forti e devastanti di un tempo, e quelle nuove, pericolosissime, come la zombie, la captagon o la lupo, di cui si sono riscontrati due casi in Italia, il primo proprio a Sondrio”. 

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