I viadotti crollano? No, c'è viadotto e viadotto, ponte e ponte...

I viadotti crollano e poi si scopre perchè, quando è troppo tardi. Abbiamo sentito numeri da fare rabbrividire anche se a questo punto prevalendo la cautela un ridimensionamento è scontato. Le cose vanno però viste in altro modo perchè in realtà c'è viadotto e viadotto, ponte e ponte, cavalcavia e cavalcavia ovvero sottopasso e sottopasso e soprappasso e sovrappasso.
Ci sono, in altri termini, quelli che non crollano pur essendocene tantissimi. Sono quelli ferroviari e ne abbiamo un esempio in provincia, un clamoroso esempio: quelli fra i Comuni di Ardenno e Talamona, Scendendo il treno a Pilasco imbocca l'unica galleria da Colico a Tirano e, esce dal tunnel e imbocca il ponte e che ponte. Si tratta infatti del più grande fra quelli in pietra in tutta Italia. La sera del 18 luglio del 1987 l'intuito del capostazione di Morbegno Rabbiosi gli fece bloccare il convoglio evitando guai seri perchè l'allagamento della piana era in atto. L'indomani toccata quota 12 ponti crollati o resi inutilizzabili l'attenzione si spostò su quello ferroviario di cui sopra. Vivissima la preoccupazione. Senza quel ponte, si diceva, l'interruzione della ferrovia sarebbe durata per gli ottimisti “solo” due anni, per i realisti di più e non citiamo i pessimisti. Basta pensare cosa sarebbe successo: almeno 10 bus sostitutivi con base a Sondrio e, difficile, Morbegno nonchè, impossibilitati i treni merci della Levissima, l'acqua sarebbe tornata come una volta sulla SS38 e sulla SS36.
Pochissimi giorni ed ecco il responso dei tecnici: nessun problema.
Analoga sorte, sempre in Adda, per gli altri due ponti Falck che servivano per il trasporto degli alternatori e dei rotori delle centrali in Comune di Piateda e di Teglio con doppio binario, classico da 1435 e metrico. Ricordiamo la situazione a Tresenda quando venne meno il ponte per l'Aprica fu quello Falck a consentire il traffico leggero.
Tema, infine, quello della manutenzione. Abbiamo, certo, ragione di lamentarci per qualche inconveniente che influisce negativamente sulla puntualità ma è giusto dare atto che, anche per sua natura, non ci sono deficit strutturali, anzi siamo all'avanguardia in Europa con i “treni diagnostici” (Archimede, Aldebaran, Talete e Galileo ora in fase di ricambio ) per il controllo della rete.
Tornando poi ai ponti sarà bene infine tener conto che noi oggi abbiamo ancora strutture, chiese, ponti, opere idrauliche  e quant'altro che vengono da lontano, anzi da lontanissimo testimoni il Pantheon, l'Arena di Verona, il ponte di Rimini, la cloaca maxima, terme e così via. Non si può pretendere che faccia altrettanto il cemento armato come già si è autorevolmente scritto.
GdS

 

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