Anniversari: un simbolo, motivo di riflessione (Dal CNDDU)

Nostra nota
Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani svolge una intensa e meritoria attività di orientamento e di guida per l'intero mondo della scuola e non solo.
Il giornale è bel lieto di ospitare le variegate riflessioni del Coordinamento. Siccome però i contributi che pervengono sono molti per questioni di giusto equilibrio tra i testi da pubblicare si è trovata una soluzione che consente di pubblicare tutti i contributi che ci vengono inviati. La soluzione è l'accorpamento di testi, ove possibile, similari.
Ecco pertanto gli anniversari di nobili figure, di chi ha pagato con la vita la sua fedeltà allo Stato ma anche, sia consentito, all'etica. Sono i magistrati Ferlaino ed Amato, l'avv. Ambrosoli, il magistrato Occorsio, l'agente Cappiello con il carabiniere Basile.

Nobile figura quella del giudice Francesco Ferlaino, ucciso dalla 'ndrangheta

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani intende commemorare la figura del giudice Francesco Ferlaino, ucciso dalla 'ndrangheta sotto casa, in località Nicastro, una frazione di Lamezia Terme, alle 13:30 del 3 luglio 1975, a colpi di lupara. L’impegno del magistrato fu essenziale nel contrastare il fenomeno delle organizzazioni criminali in diversi settori economici chiave della società; si occupò anche di alcuni importanti processi alla mafia siciliana trasferiti in Calabria per legittima suspicione. Ferlaino fu animato da un alto senso dello Stato sia nelle occasioni pubbliche che private, che lo determinò con tenacia ad affrontare una realtà malavitosa negata, tentacolare, oscura e proprio per questo più insidiosa. Dall’inchiesta sulla sua morte risulta che nessuno ha pagato. Era un uomo solo in un contesto difficile. In un contesto in cui la vita di un giudice onesto valeva molto poco, dove le relazioni sociali / economiche erano viziate dalla collusione ed evasione.
Lo Stato, da allora, ha reagito grazie all’operato di uomini coraggiosi (magistrati, poliziotti, carabinieri, finanza etc.) che sono morti in nome del proprio dovere; fortunatamente anche tanti eventi positivi hanno contrassegnato la marcia dolorosa ma inesorabile della legalità.
Ora si apprende che il giudice Nicola Gratteri qualche giorno fa sarebbe stato oggetto di un piano criminale finalizzato al suo assassinio.
Il CNDDU esprime la massima solidarietà nei confronti del procuratore di Catanzaro e nel contempo manifesta piena fiducia nel suo lavoro.
La cultura della legalità si alimenta nelle aule scolastiche attraverso l’introiezione delle regole giuridiche e dei diritti umani; proprio per questo confidiamo nell’impegno degli insegnanti al fine di arginare l’abbandono e la dispersione scolastica nonché veicolare valori civici condivisi.
Ci auguriamo che il dottor Gratteri possa continuare a lavorare in sicurezza per la collettività.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

Nobile figura quella del giudice Mario Amato, ucciso dal terrorismo nero

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani vuole ricordare la figura del giudice Mario Amato, impegnato, durante la fine degli anni ’70, a indagare i casi connessi al terrorismo nero. Il magistrato fu ammazzato con una colt calibro 38, la stessa arma probabilmente utilizzata, secondo il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche, per l’omicidio di Piersanti Mattarella, la mattina del 23 giugno del 1980 da un esponente del Nuclei Armati Rivoluzionari qualche settimana prima della Strage di Bologna in quanto le sue indagini stavano facendo emergere un pericoloso accostamento tra i gruppi armati dell’estremismo di destra e di sinistra correlati alla Banda della Magliana.
Il magistrato era un uomo molto dedito al lavoro; non aveva tempo neanche di comprare un paio di scarpe: una foto del suo corpo esamine evidenzia un buco nella calzatura sinistra.
La solitudine in cui operava si evince anche da simili particolari: non aveva collaboratori, non aveva un pool, non aveva guardie del corpo e soprattutto non aveva auto blindate, ma prendeva l’autobus come un comune cittadino, nonostante, consapevole dei rischi cui sarebbe andato incontro per la portata delle verità alle quali stava approdando, avesse chiesto supporto e uomini al suo seguito.
Paolo Cenni, suo amico, riferisce in un’intervista una frase di Amato: “Quando vado in udienza mi accorgo che vengo osservato. Vogliono capire quanto ho capito, quanto so”
Rimase in balìa di forze superiori, perverse, interne al mondo politico. Come tanti suoi colleghi. Perché oggi parlare proprio di lui ai giovani? Perché è stato fedele ai suoi doveri di cittadino e funzionario dello Stato, perché l’idea di legalità è fondamentale per la crescita di ogni individuo, perché il coraggio è fare il proprio dovere. Perché la verità è sempre illuminante anche quando è scomoda.
«Sto arrivando alla visione di una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle degli stessi esecutori materiali degli attentati» (Mario Amato)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

Giorgio Ambrosoli vittima di un periodo storico enigmatico e cupo della nostra storia

Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani intende evidenziare la figura di Giorgio Ambrosoli, ucciso con tre colpi di pistola 357 la sera dell’11 luglio 1979 da un killer (William Joseph Aricò), assoldato da Michele Sindona, per una cifra pari a 25.000 dollari. Ambrosoli stava curando la liquidazione della Banca Privata Italiana del mandante del suo assassinio.
La vicenda finanziaria era molto intricata e coinvolgeva una parte importate della finanza italiana, del mondo politico, della mafia e del Vaticano: crack del Banco ambrosiano di Roberto Calvi; loggia massonica deviata P2 di Licio Gelli; IOR di Paul Marcinkus sono infatti gli “ingredienti” più salienti di un periodo storico enigmatico e cupo della nostra storia.
Ambrosoli era un avvocato, nonché commissario liquidatore. Nello svolgere il proprio compito si è imbattuto in dinamiche perverse, alle quali non volle cedere, che lo hanno condotto alla morte. Il suo nome si colloca decisamente tra i personaggi coscienziosi, retti, perseveranti, coraggiosi che hanno contribuito a far affermare i valori della democrazia e della giustizia; e induce ad una riflessione: la solitudine è nemica delle grandi lotte contro forze eversive ed è stata troppo spesso la condizione “naturale” di quanti abbiano voluto mantenere la propria integrità, difendendo interessi collettivi.
“Cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria. [...] Lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.” (Giorgio Ambrosoli)
L’ “eroe borghese” è stato definito dal giornalista Corrado Stajano e dalle documentazioni, interviste e articoli se ne possono dedurre il carisma pacato, la forza morale e l’alto senso dello Stato.
“… Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (…). Abbiano coscienza dei lori doveri verso sé stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa” (Giorgio Ambrosoli, lettera-testamento, datata 25 Febbraio 1975, che l’avvocato Giorgio Ambrosoli, scrisse alla moglie Anna Lorenza)
Il CNDDU invita gli istituti scolastici di secondo grado a realizzare percorsi tematici, nell’ambito dell’Educazione civica, interconnessi con l’educazione finanziaria che accompagnino gli studenti, anche mediante la conoscenza della storia di Ambrosoli, a sviluppare o simulare modelli etici diversi da quelli proposti solitamente dal settore finanziario.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

Nobile figura quella del giudice Vittorio Occorsio  vittima di un vile attentato con cui, nell'Uomo, si è voluto deliberatamente colpire la stessa funzione giurisdizionale

Il 10 luglio 1976 veniva assassinato, proprio mentre si recava al lavoro con la sua Fiat 125 special, il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Vittorio Occorsio; trentadue colpi di mitra sparati dal neofascista Pierluigi Concutelli, appartenente al Movimento Politico Ordine Nuovo e alla loggia Camea (tessera n 4070) ne hanno fermato l’operato. Il magistrato aveva colto, attraverso le sue indagini, lo stretto legame esistente tra massoneria, sequestri e apparati deviati del Sifar; si era, inoltre, occupato del processo della strage di Piazza Fontana. Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende soffermarsi sull’importanza di tale figura nella società attuale, in quanto sulla medaglia d’oro al valor civile conferitagli post mortem si legge: “Si distingueva per l'eccezionale coraggio nella sua attività di Pubblico Ministero, rappresentando l'espressione vivente del fondamentale principio secondo il quale il giudice è soggetto soltanto alla Legge, principio che Egli, come magistrato, applicava con assoluta imparzialità a garanzia delle istituzioni democratiche. Cadeva vittima di un vile attentato con cui, nell'Uomo, si è voluto deliberatamente colpire la stessa funzione giurisdizionale che non conosce altro indirizzo politico che quello fissato dalla Costituzione. Roma, 10 luglio 1976.”
Alla moralità, all’intransigenza, alla dedizione nei confronti della democrazia, qualità che animavano Occorsio e uomini come lui, dobbiamo tutti noi moltissimo. È difficile immaginare cosa sarebbe successo se alcuni fedeli servitori dello Stato non si fossero opposti, spesso operando in desolata solitudine, a macchinazioni complesse e spaventose, il cui obiettivo era sicuramente sovvertire la compagine statale.
Personaggi del calibro di Occorsio insegnano che alcuni ruoli all’interno della società sono basilari per garantirne l’assetto e la legalità; molte volte invece si assiste a campagne denigratorie che sminuiscono alcune professioni per intaccarne la credibilità: magistrati, docenti, medici, etc. Una “mala educazione” produce ignoranza, sfiducia, manipolazione e lassismo. La scuola ha il dovere di preservare il ricordo e l’esempio dei grandi onde respingere eventuali attacchi sferrati al cuore delle istituzioni proprio quando i giovani smarriscono la propria consapevolezza civica.
Il CNDDU ritiene fondamentale sperimentare all’interno dell’insegnamento dell’Educazione civica rivolta alle scuole secondarie di II grado, attraverso gruppi di studio, un’analisi approfondita relativa ai periodi storici in questione attraverso la metodologia del debate e del role playing con l’intento di far conoscere personaggi ed episodi fondamentali del nostro Paese.    
“Nella nostra Repubblica democratica non c’è posto per chi vuole riportarci al fascismo. I Movimenti del tipo di Ordine Nuovo devono essere messi fuorilegge. D’altro canto gli stessi dirigenti di questa organizzazione sapevano di essersi messi contro la legge; non si spiegherebbe diversamente il motivo per cui hanno agito in clandestinità…. Possiamo ammettere che il regime democratico venga criticato ma non possiamo consentire che vive un partito che vuole abbattere la democrazia. La violenza che fu tipica del fascismo è stata ripresa da Ordine Nuovo come metodo di lotta politica e abbiamo episodi di teppismo, di pestaggi e di devastazioni come risulta dai rapporti della polizia.” (Vittorio Occorsio)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

Due giovani vite immolate  simbolo di valori civici per le future generazioni: agente della Polizia di Stato, Gaetano Cappiello E ufficiale dei carabinieri Emanuele Basile
Serietà, coraggio, alto senso dello Stato e della legalità

Sono passati ormai quarantacinque anni dall’assassinio dell’agente della Polizia di Stato, Gaetano Cappiello, morto all’età di 28 anni, il 2 luglio del 1975, il quale lasciò la moglie e una bambina in tenera età, durante un’operazione della questura di Palermo finalizzata ad incastrare alcuni estorsori che avevano preso di mira un commerciante e cinquantuno anni dalla nascita dell’ufficiale dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso la sera del 3 maggio del 1980, alle età di 30 anni, da un killer della mafia mentre assisteva con la propria figlia di 4 anni e la moglie ad uno spettacolo pirotecnico; il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani intende commemorare entrambe le giovani figure, in quanto simbolo di valori civici altamente istruttivi per le future generazioni. Serietà, coraggio, alto senso dello Stato e della legalità, amore per la vita sono le qualità che li contraddistinguevano e che ritroviamo nella motivazione con cui sono state concesse le medaglie d’argento e d’oro al valor civile.
«Guardia di pubblica sicurezza addetto a squadra investigativa, volontariamente ed insistentemente si offriva di partecipare a rischioso servizio per la cattura di pericolosi malviventi, autori di tentata estorsione, con il compito di agire, di sorpresa dall’autovettura della vittima. Nel corso dell’operazione, spinto da generoso impulso ed insigne coraggio, non esitava ad affrontare i due malfattori, armati e travisati, avvicinarsi all’autovettura, nel tentativo di ridurli all’impotenza e di assicurarli alla giustizia. Durante l’azione veniva, però, colpito a morte da numerosi colpi di arma da fuoco. Il suo ardimentoso intervento costringeva i malviventi a desistere dall’azione criminosa ammirevole esempio di attaccamento al dovere e di consapevole sprezzo del pericolo» (Medaglia d'argento al valor civile di Gaetano Cappiello)
«Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni di servizio, si impegnava, pur consapevole dei pericoli cui si esponeva, in prolungate e difficili indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione e all'arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamente fatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza ai più nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere. Monreale (Palermo), 4 maggio 1980.» (Medaglia d'oro al valor civile alla memoria di Emanuele Basile)
Il CNDDU ritiene fondamentale oggi richiamare alla memoria figure di una tale levatura morale, perché costituiscano un modello di riferimento non solo per i singoli cittadini, ma anche per gli esponenti più ragguardevoli della vita sociale e politica del Paese, i quali non sempre si distinguono per spirito di sacrificio e dedizione nei confronti del proprio ruolo. Soprattutto chi occupa punti nevralgici per il consorzio civile dovrebbe massimamente custodire l’amore per le istituzioni e il culto della rettitudine. Proprio come i giovani uomini, mai troppo compianti, di cui oggi ricordiamo le gesta. Abbiano sempre una degna collocazione nella scuola italiana insieme agli altri martiri della legalità.  
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

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