Le inchieste del Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore in edicola venerdì 5

    Farmaci e principi attivi, così la filiera tornerà in regione

    Trasporti, Fnm, Trenord, A2a, Snam, Enel: la maxi-alleanza per l’idrogeno
    Adroterapia, il Cnao di Pavia eccellenza mondiale
    Milano cresce ancora in altezza, la mappa dei grattacieli

Il prossimo Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore in edicola venerdì 5 marzo nella regione lombarda dedica l’apertura alla filiera del farmaco per la quale sono stati investiti più di 1,8 miliardi di investimenti per riportare in Italia la produzione dei principi attivi e dei farmaci oggi collocata soprattutto in Asia, sottraendo il sistema sanitario nazionale alla dipendenza dall’estero, in particolare da Cina e India. Alisei, il cluster tecnologico nazionale Scienze della vita, guida il maxi piano di filiera insieme a Farmindustria, Egualia e Aschimfarma-Federchimica. Degli oltre ottanta progetti di reshoring presentati da una sessantina di aziende, venti arrivano dalla Lombardia, dove il settore sviluppa un valore della produzione di 71 miliardi. Tra le imprese lombarde coinvolte anche Olon (principi attivi) e Salf (farmaci iniettabili). La pandemia ha portato a galla la vulnerabilità del sistema sanitario, con la carenza di medicine come alcuni anestetici utilizzati nelle terapie intensive. Oggi, infatti, il 40% dei farmaci impiegati in Europa proviene da Paesi extra-Ue. L'obiettivo è l’autonomia strategica dell’Italia e dell’Europa. Tuttavia il settore della farmaceutica in Lombardia ha risposto bene alla crisi economica: lo dicono i dati dell’export che passa dai 5,5 miliardi del 2019 (gennaio- settembre) ai 6,3 del 2020. Spinta in parte dall’effetto diretto della crisi Covid, più in generale dalle caratteristiche anticicliche del comparto, che proprio in Lombardia vede uno dei poli di eccellenza nazionale. Regione che per addetti si posiziona al primo posto in Italia con 28mila unità tra i fornitori, e 23mila diretti, così come prima è per investimenti in ricerca e sviluppo.

Trasporti, arrivano i viaggi a emissioni zero. Il Rapporto Lombardia di venerdì 5 marzo rivela che dal 2023 partiranno i primi convogli a energia pulita lungo la linea Brescia-Iseo-Edolo. Ora la sfida è approntare le infrastrutture per garantire i rifornimenti. Ferrovie Nord Milano (Fnm), Trenord, A2a, Snam, Enel green power. Si allunga la lista delle imprese che stanno lavorando per creare in Lombardia, in particolare nel Sebino e in Valcamonica, una sorta di Hydrogen Valley, dotandola, a partire dal 2023, di una flotta di treni a idrogeno e delle relative infrastrutture di approvvigionamento. Un modello che presto potrebbe essere imitato da altre realtà italiane. I treni saranno uno dei primi passi nella creazione di una filiera nazionale dell’idrogeno. Il consiglio di amministrazione di Fnm ha deliberato l’acquisto di 6 elettrotreni alimentati a idrogeno (fabbricati da Alstom), con l’opzione per la fornitura di altri 8. È prevista – si  legge sul prossimo Rapporto Lombardia - l’estensione della soluzione idrogeno, entro il 2025, anche al trasporto su gomma, a partire dai circa 40 mezzi gestiti in Valcamonica da FNMAutoservizi.

Il Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore parla anche del doppio fronte per il Cnao, il centro nazionale di adroterapia oncologica, di Pavia. Da un lato l’ampliamento della sede con un progetto approvato di recente dall’amministrazione comunale pavese; dall’altro la creazione di una rete di collaborazione tra i centri europei che utilizzano i fasci di ioni carbonio. Tutti e due gli interventi hanno una importante valenza tecnologica e sono finalizzati al potenziamento delle terapie – già all’avanguardia a livello internazionale – per la cura di particolari tipologie di tumori. Il nuovo edificio, che occuperà un’area di 4mila metri quadrati e ospiterà una nuova area per la protonterapia, comprendente un acceleratore di protoni e una sala di trattamento con testata rotante (gantry).

Il nuovo a Milano non conosce crisi. Le case di nuova costruzione sono, infatti, quelle che hanno fatto registrare prezzi in salita. Il Rapporto Lombardia rivela che sono in costruzione molti complessi residenziali che offrono panorami sulla città e spazi condivisi. I grattacieli riqualificano zone periferiche, dalla Maggiolina al parco Lambro e all’ex Scalo Romana. Secondo le stime di Abitare Co. nel 2020 i prezzi per le nuove abitazioni sono aumentati dell’1,8% (5.700 euro al mq) e il nuovo rappresenta quasi il 20% dell’offerta totale. Il 2020 nella città meneghina si è chiuso comunque con un calo sia delle compravendite di abitazioni nuove e usate (-19,2% sul 2019) sia del fatturato totale, che si attesta a 6,5 miliardi (-18,8% su 2019), a causa chiaramente della pandemia da Covid. Intanto la città cresce in altezza e molte delle nuove abitazioni occupano torri panoramiche, soprattutto in semi-centro e periferia. Molti i progetti avviati o già disegnati, come Park towers in zona parco Lambro, Torre Milano alla Maggiolina, Hippodrhome, un complesso abitativo con torre di 23 piani fuori terra. Accanto alle torri residenziali si progettano e si costruiscono grattacieli per uffici, dalla futura struttura per A2A in zona ex Scalo di Porta Romana a Gioia22, fino al nuovo progetto che prevede la riqualificazione di Pirelli 39 e la realizzazione di un adiacente nuovo Bosco Verticale con abitazioni dotate di ampi terrazzi. Perché piace l’altezza, ma non si rinuncia a spazio esterno e ad ambienti di ampie dimensioni, nuove esigenze nate proprio dal lockdown della scorsa primavera che hanno spinto a riconsiderare le proprie abitazioni.

Le relazioni pericolose a Villa Reale e il divorzio dal partner privato. Il Rapporto Lombardia spiega che non c’è pace nella Villa reale di Monza. Tra i gioielli dello stile neoclassico italiano, realizzata dagli Asburgo e poi passata ai Savoia, circondata da 40 ettari di giardini, è stata abbandonata per 100 anni e addirittura saccheggiata. Il sindaco di Monza, Dario Allevi, che è anche presidente del Consorzio di gestione della Reggia, ricorda che oggi dell’antico patrimonio sarà rimasto «forse l’1%». Nonostante tutto, la villa e i suoi giardini rimangono tra i luoghi più amati d’Italia, con 500mila visitatori all’anno. Sulla gestione degli ultimi anni ancora non è stato messo un punto: il “matrimonio” con il partner privato, Italiana costruzioni, si è da poco interrotto e già si intravede una causa in cui l’impresa chiede almeno 8 milioni di danni al Consorzio, così come il Consorzio appare intenzionato a conteggiare le presunte perdite causate da Italiana costruzioni. La partnership pubblico-privato rappresentava un prototipo in Italia nel settore monumentale e culturale. Ma si è interrotto dopo 6 anni, 14 anni prima del previsto. «Non sono contro il matrimonio con i privati – spiega Allevi al Rapporto Lombardia - credo solo che questo partner non andasse bene. Abbiamo rescisso il contratto a causa di gravi inadempienze».

Infine il prossimo Rapporto del Sole 24 Ore dedicato alla regione lombarda spiega che è ancora da definire il destino del Grand Hotel di San Pellegrino Terme. Il Comune è alla ricerca di un operatore che completi il recupero dell’immobile e poi lo gestica con la formula della concessione di valorizzazione per almeno 50 anni. «Resterà di proprietà del Comune che chiederà all’investitore un canone molto interessante - spiega all’inserto economico il sindaco, Vittorio Milesi - l’importante è fare rivivere l’hotel e creare altri posti di lavoro».

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