MA LI PUBBLICHIAMO QUESTI REDDITI? IN FIN DEI CONTI UN TEMPO SI FACEVA COSI' E LE COSE, GRAZIE ANCHE A VANONI, ANDAVANO ABBASTANZA BENE

Quanto all'ingiustizia delle tariffe per fasce di reddito basterebbe copiare quanto faceva il Comune di Sondrio per eliminarla

Allora si pubblicano o no le denunce dei redditi come misura anti-evasione? Un tempo era così, come spiegheremo, aggiungendo anche un rimedio per la vera ingiustizia che oggi si produce ogniqualvolta si fanno pagare i cittadini secondo fasce di reddito

PRIMO PUNTO: LA PUBBLICAZIONE

Appare opportuno un salto all'indietro, quando la pubblicazione dei redditi era norma abituale

La "Vanoni"

Esattamente 60 anni fa il nostro convalligiano, Ministro Ezio Vanoni, rivoluzionava con una sua legge il sistema tributario italiano. Vanoni rovesciava il rapporto cittadino-fisco. Non un fisco-Moloch ma rapporto fiduciario in un quadro di equità perequativa, anche con la riduzione delle aliquote nel quadro del precetto costituzionale: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". La legge prevedeva l'obbligo di redazione di una dichiarazione unica, analitica, annuale e obbligatoria per l'accertamento delle imposte. La chiamvano "la Vanoni". Gli italiani risposero positivamente tanto che le casse statali registrarono un imprevisto, sorprendente, utile picco visto l'andamento delle entrate fiscale. Aliquote più basse ,a gettito prima uguale al precedente, poi il doppio, poi quasi il triplo a consuntivo di fine anno.

L'imposta di famiglia

A latere della complementare c'era anche l'imposta di famiglia (per residenti) fiancheggiata dalla imposta sul valore locativo (per residenti in altre località che però erano nel Comune. Era, in una con 'il dazio', la fonte di entrata per i Comuni, da loro stabilita con una aliquota massima del 14".

Giornali a ruba

I giornali locali - allora Corriere della Valtellina e Eco delle Valli - andavano a ruba quando uscivano, ufficialmente, gli elenchi delle denunce dei redditi e quelli stabiliti dal Comune capoluogo per l'imposta di famiglia. I commenti li lasciamo immaginare, eppure andando a rivedere qualcuno di questi elenchi c'è da dire che le denunce erano complessivamente accettabili, una sorta di compromesso comprensibile. Quanto invece alle determinazioni del Comune di Sondrio nei primi anni '70, Sindaco Venosta, coordinatore di una commissione ad hoc il consigliere comunale avv. Diego Muffatti (che può confermare), non vi fu una sola protesta, con ridottissimo numero di ricorsi, oltre 1500 partite esenti, esempio reale di solidarietà, carico medio pro-capite di 11.000 £, a fronte delle 2.000 di una grande città che per carità di patria non nominiamo.

La notorietà dei redditi

Non c'è dubbio che il sapere di finire sui giornali o, sia pure magari dopo due o tre anni, nel librone che riportava i redditi di tutti gli italiani, era ragione di limitazione dell'evasione.

SECONDO PUNTO: LE FASCE DI REDDITO

La situazione

Un elemento di profonda sperequazione sono le tariffe, o comunque i costi, stabiliti per fasce di reddito data la incerta affidabilità. Alcuni risolvono in modo obbrobrioso questo problema dividendo autonomi e dipendenti a reddito fisso per definizione gli autonomi essendo evasori. Di evasione ce n'è molta, non c'è dubbio, ma non si può generalizzare. L'autonomo che lavora soltanto per Enti pubblici o società private, che deve emettere fatture per ogni prestazione non è evasore. Si pensi ai vari professionisti, per fare un esempio, che magari lo vorrebbero essere ma non possono. Casi limite: una donna delle pulizie che doveva fatturare fino all'ultima lira e che, piangendo, chiedeva come fare dato che all'asilo nido le chiedevano la tariffa massima in quanto questa era stata la scelta per gli autonomi. Né dimentichiamo quella non trascurabile fetta di lavoro nero rappresentata dal secondo lavoro…

Il rimedio

Non occorre affidarsi a studi enciclopedici o agli svolazzi della fantasia. Il Comune di Sondrio, uno dei primi in Italia a introdurre il pagamento dei servizi secondo fasce di reddito, in particolare asili e asilo-nido, introdusse una assoluta novità rispetto a chi aveva imboccato questa strada. C'erano quattro fasce, l'ultima di esenzione per casi particolari. Il quid da pagare non era in funzione del reddito dichiarato. La tariffa per tutti era quella massima. Chi riteneva di dover pagare di meno presentava domanda motivata che veniva esaminata prima dagli uffici e poi dalla Giunta con l'esito pubblicato all'albo in modo che da escludere il rischio di favoritismi o di presunzione di favoritismi. Il risultato era stato notevole e per una semplice ragione. Chi non aveva proprio la coscienza a posto, guadagnando 100 e magari denunciando 50 o meno ancora, non esponeva questo suo reddito ai commenti, e magari non solo ai commenti, per non correre rischi e pagava senza fiatare il massimo. Da notare per inciso che esisteva un'altra norma perequativa che teneva conto della consistenza del nucleo familiare.

La notorietà dei redditi

Elemento, se vogliamo indiretto, era anche qui la notorietà dei redditi.

CONCLUSIONE

Dubitiamo che, nonostante l'apparente buona volontà di tutti, si riesca alla fine a tornare alla pubblicazione come si faceva una volta. Ci auguriamo però di sbagliare previsione nell'interesse del Paese e, eticamente, della giustizia.

GdS

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