L'ACQUA BENE PRIMARIO. 50 LITTRI PER TUTTI E NIENTE INTERRUZIONI DI FORNITURA

Lo sostiene il Coordinamento dei Piccoli Comuni. Copiare Sondrio

L’acqua è un bene che rientra nella sfera dei diritti umani e della salvaguardia della sacralità della vita. Al contrario, nel mondo e anche nel nostro Paese, diventa sempre più un diritto negato, un bene comune sacrificato dalle logiche della privatizzazione e della mercificazione. Il Coordinamento dei Piccoli Comuni si impegna a tutti i livelli per fermare la mercificazione dell’acqua contrastando il processo di privatizzazione di servizi idrici locali con prese di posizione (mozioni, ordini del giorno, delibere, ricorsi, ecc..) sulle decisioni in corso a livello nazionale ed internazionale (Parlamento, G8, Wto, ecc..). I Piccoli Comuni si fanno portatori presso la pubblica opinione di una continua opera di sensibilizzazione non solo sulla gestione idrica a livello locale ma anche sulle decisioni in corso a livello nazionale ed internazionale che possono avere ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini.

“Gli Enti Locali, gli Ato e le rispettive Aziende di Gestione del Servizio Idrico – afferma il Portavoce dei Piccoli Comuni Virgilio Caivano – riconoscano nei rispettivi regolamenti il diritto per ogni cittadino alla disponibilità gratuita di 50 litri di acqua potabile al giorno attraverso la presa a carico della collettività dei costi relativi via la fiscalità generale e/o specifica. Il che –continua il Portavoce dei Piccoli Comuni – comporta il divieto di interruzione dell’erogazione del servizio idrico agli utenti morosi per motivi di indigenza. I programmi di investimento – conclude Virgilio Caivano – devono mirare a garantire prioritariamente l’accesso all’acqua come bene primario dei cittadini, con particolare attenzione alle utenze residenziali di prima abitazione. Meno poltrone, meno consorzi, meno missioni milionarie e più acqua libera per tutti e, naturalemente più aria".

Andrea Gisoldi

Sondrio non ha problemi di acqua. Quella che c’è nei bacini idroelettrici della provincia potrebbe fornire il fabbisogno a Milano per oltre 6 anni. Ciò nonostante, e non ieri ma 30 anni fa, il Comune capoluogo ha stabilito tariffe differenziate. Il primo scaglione, sostanzialmente per gli uso igienici, sottocosto. Il secondo, per altri usi familiari, a prezzo di costo. Poi due scaglioni per il supero. Già caro il primo, carissimo il secondo, proprio per evitare sprechi.

Certo che faceva specie che Comuni lombardi alle prese con i problemi dell’atrazina praticavano tariffe evanescenti per poi chiedere aiuti allo Stato…

La proposta di cui parla Caivano andrebbe corretta in questo senso. Il gratuito non va mai bene perché non responsabilizza (ndr)

Andrea Gisoldi
Economia