"La battaglia di Natale per il Made in Italy" dei nostri coltivatori e la solidarietà che va loro dimostrata

Una nota di commento del Comitato Cittadini Consumatori Valtellina

Anche allevatori e coltivatori della Coldiretti dalla nostra Valtellina e Valchiavenna si sono uniti ai diecimila, provenienti da tutte le Regioni d’Italia, che hanno presidiato il valico del Brennero nell’ambito della mobilitazione  in difesa del Made in Italy e dell’agricoltura italiana “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”, "La battaglia di Natale per il Made in Italy". Da Sondrio al Brennero per difendere il made in Italy e smascherare alle frontiere i prodotti agroalimentari di bassa qualità che, una volta entrati nella penisola, sono pronti a “travestirsi” da specialità nazionali. Moltissimi imprenditori agricoli del territorio prealpino tra i circa diecimila allevatori e coltivatori della Coldiretti hanno presidiato il valico del Brennero nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane

Sia il 4 che il 5 dicembre al presidio del Brennero (il campo base è stata l'area di parcheggio “Brennero” al km 1 dell'autostrada del Brennero – direzione sud Austria-Italia), gli agricoltori guidati dal presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo hanno verificato con le forze dell’ordine autobotti, camion frigo, container per smascherare il "finto Made in Italy" diretto sulle tavole in vista del Natale, all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti.
Il 4 dicembre anche nel centro della Food Valley italiana, a Reggio Emilia, hanno manifestato per salvare il vero prosciutto italiano assunto a simbolo della difesa del Made in Italy nei confronti delle imitazioni provenienti dall’estero.
Mozzarelle provenienti dalla Germania e destinate alla Sicilia, latte proveniente dalla Polonia e destinato a Brescia, cagliate industriali per fare il formaggio provenienti dal Belgio e destinate a Verona, prosciutti provenienti dalla Germania e destinati a Modena. Sono solo alcuni degli "inganni" smascherati al valico del Brennero dalle migliaia di agricoltori della Coldiretti, guidati dal presidente nazionale Roberto Moncalvo.
Tra i tanti prodotti trasportati dai Tir che entravano nel nostro Paese i carabinieri dei Nas hanno prelevato dei campioni di prosciutti non timbrati sui quali fare delle analisi. L'inventario del "falso Made in Italy" stilato al presidio dalla Coldiretti per difendere l'economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che dopo aver oltrepassato le nostre frontiere vengono spacciate per italiane, conta anche piante olandesi dirette a Latina, fiori prodotti in Equador, transitati in Olanda e diretti in Veneto e in Toscana, patate tedesche destinate a un mercato ortofrutticolo della Sicilia.
E’ impressionante la quantità di latte proveniente da Germania e Polonia e destinato a un'azienda di trasformazione bresciana: oltre 100.000 kg in poche ore. Un vero e proprio "furto" ai danni della provincia che rappresenta la “capitale” italiana della produzione di latte.

I primi risultati iniziano a farsi vedere.
Da ultimo: a Bruxelles  è stato votato un regolamento in cui viene deciso che nei settori come  il suino, ovicaprino e del pollame, fresco refrigerato e congelato, è obbligatorio indicare il luogo dell’allevamento e della macellazione!...Ma la nostra battaglia continua anche per evidenziare il luogo di nascita degli animali (CC.DD. Sondrio))

Il CCCVa (Comitato Cittadini Consumatori Valtellina) esprime la sua solidarietà ma non basta. Tocca anche ai consumatori solidarizzare e non solo a parole ma in concreto. Per fare un solo esempio se non ci sono le informazioni sulla provenienza, se c'è una espressione del tipo trovato sul prodotto di una multinazionale (“Distribuito a cura di...”, cosa che non mi spiega se la produzione è avvenuta a Madrid o a Belgrado o a Rawalpindi o in qualche landa sperduta), se questo tipo di informazioni sono di un 'corpo' tale da essere leggibili solo a chi occhi di falco, specie se si usano quelle combinazioni di colori che completano l'opera, come il rosso sul nero o viceversa, ebbene quei prodotti li si lasciano al loro posto e se ne prendono altri. Non stiamo facendo pubblicità ma indicando come d'un lato le aziende dovrebbero comportarsi e dall'altro come dovrebbero reagire i consumatori. Non stiamo facendo pubblicità se indichiamo come esempi meritevoli i fratelli Visini per le confetture VIS, la famiglia Galbusera per i biscotti, il dr. Tirelli & C. per la linea “Primia” e altri ancora, meritevoli per come è indicata la provenienza dei loto prodotti.
Ultima considerazione. Un tempo quando veniva riscontrata qualche anomalia, anche solo in termini di presentazione dei prodotti o di abusi come l'aggiunta dell'acqua al latte, interveniva il pretore che oltre la sanzione ordinava la pubblicazione su uno o più giornali dell'estratto della sua sentenza. Una misura che sarebbe opportuno riprendere (CCCVa)

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