I Giovani e il Mercato del Lavoro

di Nello Colombo

Ma oggi i giovani hanno voglia di lavorare? Su questa tema si è soffermata all’Unitre di Sondrio Valerie Ehremberger, titolare di “Valtellina Lavoro”, società di ricerca e selezione di personale.  Sbilanciato verso le nuove generazioni – pur col dovuto distinguo -  il suo giudizio che cozza contro alcuni “topoi” stratificati ormai nell’immaginario collettivo odierno. Anzitutto il luogo comune “I giovani non hanno voglia di impegnarsi” corretto alla luce dei tempi. Ehremberger ha raccontato la sua esperienza personale quando agli esordi della carriera non metteva in discussione il lavoro al sabato osservando una scrupolosa puntualità, andando anche oltre l’orario stabilito, per mettere in luce la propria voglia di fare e dimostrare così di essere un “degno” investimento per l’azienda. Questo per i giovani d’oggi sarebbe solo “strafare” mentre quel che conta è massimizzare tempi e profitti, perché nel “mettersi in gioco” non c’è posto per il senso del sacrificio ma per la qualità dell’impegno.  La seconda asserzione “i giovani sono sempre sui “social” e non sanno più concentrarsi” è impugnata perché oggi sono richieste nuove competenze all’avanguardia in cui i giovani sono maestri con la loro trasversalità di pensiero che può agevolare il lavoro. Per quanto riguarda l’opinione “i giovani pensano di sapere tutto e difendono le loro posizioni con sicurezza” o “i giovani non hanno cultura e neanche le competenze che servono”, qualche dubbio sorge spontaneo perché la loro è una conoscenza di superficie, “effimera”, spesso poco approfondita, quanto basta per sopravvivere nel ginepraio delle conoscenze multiple.  E poi c’è l’ultima affermazione “I giovani non hanno più “la fame” dei nostri tempi, stanno troppo bene”, che andrebbe interpretata su più livelli. E qui la relatrice, dopo aver sfatato miti che sembravano inossidabili e irrefutabili, apre un’ampia parentesi sulla “Generazione Z” alle prese col mercato del lavoro. Sono i giovani bloggers, i “gaming” dipendenti, i seguaci dei follower, i compulsivi i social iperconnessi di Instagram, Facebook e Tik Tok, che si sentono cittadini del mondo alla ricerca di nuove skills in un turnover rapido e progressivo, e sono certamente “multitasking” pronti a riciclarsi, a reinventarsi, con la velocità di uno scroll. Ultima tappa toccata dalla Ehremberger, i miti del mercato del lavoro che non si trova. Ma è veramente colpa del reddito di cittadinanza come molti vogliono far credere? La risposta è che l’impostazione attuale ha delle pecche perché non può ridursi ad un semplice sussidio a chi non riesce a trovare una degna occupazione. Per quelli poi che equiparano lo “Smart working” al “No working” si rileva un grave errore di valutazione in quanto anche durante il covid il “lavoro a distanza” ha dato buoni frutti. Magari va colta la triste rassegnazione di chi ha ormai rinunciato rimanendo ai margini del mercato del lavoro che andrebbe incentivato. Studio e lavoro hanno spesso rappresentano la frontiera tra lavoro manuale ed intellettuale, retaggio di una scuola professionale a confronto con quella liceale. La relatrice infine mette in risalto la ricerca dei giovani di un lavoro che dia prospettive per il futuro, anche se non necessariamente indeterminato. Per Ehremberger comunque la nuova generazione è bella sveglia, dinamica, energica, con tanta voglia di appassionarsi al nuovo mercato del lavoro che cambia e va visto in una visione dinamica, in continuo progress, anche nell’ottica valtellinese che deve diventare più aperta senza chiudersi nel “racconto di una terra” che attinge dalla tradizione, ma per proiettarsi verso un futuro dalle migliori opportunità.
Nello Colombo

Economia