LE DEBOLEZZE DEL SISTEMA INDUSTRIALE LOMBARDO: ALCUNI DATI AGGIORNATI DALLA CGIL LOMBARDIA

Il dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia nel marzo scorso aveva pubblicato un dossier dal titolo“La struttura produttiva della Lombardia”, che metteva in evidenza la debolezza del sistema industriale lombardo.

Un ulteriore aggiornamento dei dati rileva che, contestualmente ad un inesorabile processo di ridimensionamento del settore manifatturiero, negli ultimi anni si è aggravata la criticità del sistema produttivo lombardo per effetto della debolezza strutturale e dimensionale delle imprese, che rende più difficile l’attuazione di investimenti in innovazione e la definizione di percorsi formativi e professionali.

Siamo infatti ai primi posti in Europa come numero di imprese, ma agli ultimi come dimensioni e solidità. Dalla lettura di questi dati emerge la fragilità della “ripresa” in atto, in una regione che, anziché fungere da “motore” della ripresa economico-produttiva, perde colpi e si allontana dalle regioni europee più forti, a dimostrazione che i problemi di carattere strutturale richiedono politiche industriali mirate ed efficaci, che fino ad ora il Governo regionale non è stato capace di attuare.

Sono mancate politiche industriali mirate di sostegno sia alla crescita strutturale e competitiva delle imprese, che ai sistemi territoriali, alle filiere produttive e ai distretti industriali.

Il modello lombardo, la pretesa eccellenza in ambito economico-sociale e industriale, si è tradotto in assenza di costruttive relazioni con il sindacato e di un effettivo riconoscimento del suo ruolo sociale, mentre c’è bisogno di favorire uno sviluppo delle relazioni tra tutti i soggetti, a livello locale e a livello regionale, riconoscendo il ruolo insostituibile del lavoro.

Ecco i dati aggiornati:

Dal 1981 al 2001 le imprese in Lombardia sono cresciute di numero ma sono diminuite come dimensione media, passando da 6,51 addetti del 1981 a 4,95 del 2001.

Anche i dati più recenti lo confermano: il numero delle imprese passa da 878.411 del primo trimestre 2001 a 959.981 del primo trimestre 2007.

Nell’Industria manifatturiera è invece diminuito tra il 1981 e il 2001 sia il numero delle imprese, da 127.006 a 112.778, sia il numero degli addetti, da 1.772.841 a 1.319.988, e la dimensione media, da 13,96 a 11,70.

Dal 2003 al 2006 il saldo tra imprese manifatturiere iscritte e imprese cessate è sempre negativo e il numero delle imprese attive si è ridotto da 127.665 a 123.709.

L’incidenza delle attività manifatturiere sul totale delle attività da noi è diminuita dal 17,54% del 2000 al 15,62% del 2005, mentre in Italia è diminuita ma in misura inferiore.

Le attività manifatturiere della Lombardia hanno perso incidenza anche rispetto al settore a livello nazionale, passando dal 20,23 del 2000 al 19,48 del 2005.

I dati più recenti danno un saldo negativo per il primo trimestre 2007 (al netto delle cessazioni d’ufficio) tra imprese iscritte (23.342) e imprese cessate (28.516).

Nel manifatturiero lo scarto tra iscrizioni (1.700) e cessazioni (3.418) è ancora più alto, secondo la tendenza in Lombardia da parecchi anni.

Le imprese manifatturiere iscritte nel Registro, sono passate da 150.404 del primo trimestre 2001 a 146.022 del primo trimestre 2007.

Inversione di tendenza invece sul fronte della situazione produttiva in Lombardia: dopo anni di crisi con pesanti ripercussioni sull’occupazione e sul tessuto industriale della regione, dal primo semestre è iniziata una ripresa, con incrementi degli indici della produzione industriale e del fatturato, mentre non migliora la variazione degli addetti (vicina allo zero per tutte le tipologie di impresa).

L’andamento è però differenziato nelle classi dimensionali, e nelle imprese tra 10 e 49 addetti i valori sono sempre più bassi, confermando la debolezza delle piccole imprese.

Gli occupati sono 4.295.700 al quarto trimestre 2006, in leggero incremento sui trimestri precedenti, in particolare nei Servizi, che si attestano a 2.617.400, con circa 150.000 unità in più rispetto al 2003, mentre nell’industria si registra un dato di 1.603.500, in leggero incremento per l’incidenza delle costruzioni.

Ma dalla composizione del mercato del lavoro emergono alcuni aspetti preoccupanti.

Il Rapporto Excelsior sulla previsione dei movimenti occupazionali per il 2007 mostra una continua diminuzione dell’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato rispetto alle altre tipologie contrattuali, che passano dal 60% del 2001, al 50% del 2005, 46,3% del 2006, fino al 45,4% del 2007.

Anche i dati di Borsa Lavoro Lombardia, aggiornati al 31 maggio 2007, evidenziano il permanere della situazione di marginalità del contratto a tempo indeterminato rispetto alle altre tipologie contrattuali: sono 21.160, con una incidenza del 14,42%, su 146.642 richiesti complessivamente dalle imprese.

Dei 7.058 contratti “attivi” (inevasi) complessivi, i tempi indeterminati sono 2.641, con una incidenza del 37,41%, in costante incremento mensile.

La marginalità del contratto a tempo indeterminato emerge anche dall’analisi del dato dei contratti collocati (totali-attivi): su 139.584 complessivi, ben 77.195 sono contratti di somministrazione a tempo determinato, con un’incidenza del 55,30%, 18.996 sono contratti a tempo determinato, pari al 13,60% e 18.519 sono contratti a tempo indeterminato, solo il 13,26%.

Cristina Pecchioli

Cristina Pecchioli
Economia