Al Senato: aumento sovracanoni di 7,52 €/kW per mini-impianti. Produttori contro

Asorinnovabili e Assoelettrica 'auspicano la soppressione della norma'. I nostri tre senatori vigilino!

Al Senato non ci sono solo i grandi temi di rilievo politico-istituzionale. All'odg delle varie commissioni ci sta in questi giorni anche il collegato ambientale, quello che prevede l'aumento da 22,88 a 30,40 € per ogni kW di potenza nominale concessa ier i piccoli impianti.

Tuoni e fulmini da parte delle due associazioni di categoria che vogliono far credere che quest'aumento sia un disastro. Non ci si può limitare a piangere per “i continui aumenti nell’ultimo decennio, ben oltre le dinamiche inflazionistiche”. E prima? I Comuni da parte loro, e i Consorzi BIM, rispondano ricordando gli altri decenni precedenti quando i sovracanoni erano rimasti al valore del 1953 (1300 £) tali anche quando l'inflazione marciava a due cifre, e grosse.  Grande preoccupazione, dicono, per questo aumento. Bene, facciano due conti, per semplicità solo in ordine di grandezza, e invece di citare un aumento del 30%, che può impressionare, ci dicano, non a noi che questi conti li sappiano fare, ma alla gente e ai senatori  quello che conta cioè quanto incide sul kWh quest'aumento di poco più di 7 €uro. Siamo a livelli di 3 o 4 lire al chiloWattora. E riscopriamo la lira perchè sennò non basterebbero i centesimi ma ci vorrebbero i millesimi di €uro. Alla faccia di quanto dicono le due associazioni nel comunicato che integralmente pubblichiamo:
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AssoRinnovabili e Assoelettrica
“AssoRinnovabili e Assoelettrica guardano con grande preoccupazione alla prossima approvazione al Senato del Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014. La norma contenuta all’art. 45, che innalza di oltre il 30% (da 22,88 a 30,40 €/kW) i sovracanoni dovuti dai piccoli impianti idroelettrici ai Comuni dei Bacini Imbriferi Montani (BIM), avrà infatti pesanti ripercussioni sulla competitività e sulla stabilità del settore.
I canoni demaniali e i sovracanoni (BIM ed Enti Rivieraschi) hanno già visto continui aumenti nell’ultimo decennio, ben oltre le dinamiche inflazionistiche; un ulteriore aumento improvviso del 30% è contro qualsiasi logica di mercato e di previsione di business plan, oltre a non avere alcuna correlazione ne’ con l’andamento dei ricavi dei produttori idroelettrici ne’ con i capitoli di spesa pubblica a cui dovrebbero essere destinati i canoni.
Se la norma verrà approvata, un piccolo impianto idroelettrico senza incentivi e senza prezzi minimi garantiti (cioè la maggior parte dei soggetti interessati) arriverà a pagare canoni e imposte indirette per valori vicini al 30% del fatturato. I titolari saranno quindi costretti a limitare al minimo le attività di manutenzione e di rinnovo degli impianti stessi, se non addirittura a chiudere, con significativi impatti negativi in termini di occupazione e ricchezza delle comunità locali.
A ciò si aggiunga che nella proposta di modifica della legge di stabilità 2013 presentata nel Collegato Ambientale, si intende eliminare il presupposto giustificativo dell’applicazione del maggior canone, attualmente legato alla prosecuzione degli interventi infrastrutturali da parte dei comuni. In questo modo, i maggiori oneri per gli operatori, appaiono slegati da qualsiasi giustificazione razionale visto che sono dovuti a prescindere dall’effettuazione degli interventi da parte dei comuni montani.
Auspichiamo dunque che, nella discussione dei prossimi giorni al Senato, questa norma venga soppressa.  Roma, 9 febbraio 2015”
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Chiunque esprime la sua insoddisfazione quando aumenta quello che deve pagare. Normale. Ma che si dipinga un quadro catastrofico per un aumento misurabile in millesimi di €uro al kWh – riferimento principe perchè è lui che porta conquibus nelle tasche del produttore – non è accettabile, forse neanche morale.
Ciò detto se la vedano – ordine alfabetico - Crosio, Del Barba, Della Vedova, senatori della Repubblica.
f.

Economia