TURISMO NEI PICCOLI COMUNI: BUONE POTENZIALITÀ LASCIATE INESPRESSE

I piccoli Comuni italiani delle aree interne, circa l’86% del patrimonio istituzionale del Paese, rappresentano una grande opportunità economica e sociale per l’Italia anche per l’economia turistica, ma non tutto il potenziale viene valorizzato al massimo. Anzi, molto spesso un grande patrimonio culturale ed ambientale viene lasciato consapevolmente nel più totale abbandono. Secondo i dati emersi dal primo Dossier Bandiere Arancioni “Turismo e ambiente nei piccoli Comuni dell’entroterra”, sebbene l’81% dei piccoli comuni abbia un punto di informazioni turistiche, solo il 37% di questi può vantare efficienza, completezza e qualità. Anche per quanto riguarda il sito web, straordinario strumento di promozione del territorio nel contesto globale, se il 90% dei piccoli Comuni ne possiede uno, solo il 43% risulta averne uno facilmente navigabile, aggiornato e accurato. Positivo, invece, il trend che riguarda gli eventi, su cui molti piccoli Comuni puntano: il 73% organizza mostre, il 54% rassegne teatrali e il 95% ha un calendario ricco di festività e sagre.

“Per rendere competitivo lo sviluppo turistico nei piccoli Comuni – afferma il Portavoce del Coordinamento nazionale dei piccoli Comuni italiani Virgilio Caivano – occorrono politiche adeguate e soprattutto un notevole salto in avanti dal punto di vista della mentalità imprenditoriale propria di chi vive nelle piccole comunità locali. E’ necessaria – continua il Portavoce del Coordinamento dei Piccoli Comuni – una nuova stagione della responsabilità che ha nel bello l’orizzonte valoriale al quale tendere. I piccoli Comuni – conclude Virgilio Caivano –possono vincere la sfida dello sviluppo turistico nella misura in cui riusciranno a puntare all’eccellenza mettendo insieme l’elettronica avanzata e la qualità del paesaggio, l’innovazione e il patrimonio storico, i centri di ricerca e i prodotti tipici. L’Italia minore non letta e non scritta può trasformarsi in un luogo si successo, a patto che si costituisca una rete di qualità dal basso, dal territorio, usando il grimaldello della creatività, della coesione sociale e della valorizzazione della tradizione”.

Andrea Gisoldi

Andrea Gisoldi
Economia