Sia pure con deroghe parziali, di giornate, di orari, di categorie sì alle chiusure festive

Chiudono in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Spagna, Regno Unito, perchè iin Italia no?

L'on. Brambilla è gagliardamente scesa in campo contro la chiusura festiva degli esercizi commerciali. Forse l'on. Brambilla per tanto girare meritoriamente che fa nel e per il mondo animale non ha avuto il tempo di passare nei centri storici, nelle periferie, nei piccoli borghi. Lo trovasse potrebbe incontrare un mondo sconosciuto fatto da una serie impressionante di vetrine spente, esercizi chiusi di cui è rimasta solo l'insegna, di cartelli stampati in serie con una o due scritte “vendesi”, “affittasi”.
La sua prima osservazione sarebbe quella di dire “che c'entra tutto questo”.
La seconda, entrando in argomento, vedrebbe il suo dito puntato su due causali: l'evoluzione della società e la crisi. Nulla quaestio. Un dato reale ma limitatamente al ridimensionamento e non all'annientamento. In una con le due causali ha un gran peso la dinamica senza governo  nel quale, visto il contesto, ha dominato e domina una vera e propria anarchia nel settore commerciale. 364 giorni di apertura – fin che reggerà la chiusura del 1 maggio – e fino a 24 ore giornaliere. La grande distribuzione ha il merito, dicono i fautori, di avere fatto l'interesse dei cittadini anche se questo ha portato all'estinzione di tantissime attività al dettaglio. Questa è una faccia della medaglia, è il caso di vedere l'altra facendo un caso concreto, quello di Sondrio. A Castione, in pieno regime anarchico in quanto senza una visione generale e non solo su base comunale, sono arrivate le attività più svariate. Alcune innovative, altre no. Altre cioè che hanno aspirato fior di flussi dal capoluogo.  Aprivano attività a Castione, chiudevano attività a Sondrio, le vetrine si spegnevano, la città intristiva con zone divenute un mortorio.

Economicamente un mezzo disastro nel settore immobiliare perchè se aumentano i cartelli di cui sopra scendono i prezzi di vendita, la città nel suo complesso registra una ingente perdita di valore.

Difficile reggere il confronto ma la qualità della vista richiede andare oltre il vil denaro. Sarebbe assurdo contrastarne la quantità, diciamo invece che appare sacrosantemente giusto una ridistribuzione di questi flussi, non per un'utopico decisionismo d'imperio ma mirando a un equilibrio di esigenze. Lo squilibrio è forte e va regolato con, poi, la difesa del raggiunto equilibrio. Gome arrivarci? Intanto facciamo come Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Spagna, Regno Unito che, salvo qualche piccola modifica e deroghe ben definite come l'apertura in centri turistici, vedono serrande abbassate e i commercianti andare a spasso.

In Italia no, e per quale ragione? Perchè abbiamo avuto il Governo Monti che dando retta alla Federdistribuzione (organizzazione della grande distribuzione) e contro il parere di Sindacati ed altri soggetti ha decretato quella che hanno chiamato liberalizzazione ma da leggersi anarchia. Se il dettagliante chiude la domenica ha la concorrenza di chi non chiude ovvero supermercati &/C.  Tanti debbono aprire per reggere. Chi lavora nella GD lo fa con 200 e rotti giorni all'anno. Il dettagliante vicino ai 365.

Per quanto riguarda la scusante individuata dai fautori dell'apertura ovvero che sono tanti che aspettano la domenica per fare la spesa si risponderà che è questione di abitudini. Si abbia poi il coraggio di dire pane. Può effettivamente esserci qualche diminuzione delle vendite della GD ma non come dicono. Ci sarà invece una quota di mercato, non grandissima ma significativa, che tornerà ai dettaglianti classici rivitalizzando città e paesi.

GdS

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