) CODICE AMBIENTALE: CONFIDUSTRIA A FAVORE, REGIONI E MINISTRO CONTRO – 2) CRISI DEL GAS. ALLARME AUTHORITY UE PER L’ENERGIA, ITALIA A RISCHIO

1) CODICE AMBIENTALE

“La legge è da rifare” per il nuovo ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraio Scanio. Il Codice ambientale (il decreto legislativo 152/ 06) non piace alle Regioni ma è considerato un “un giusto punto di incontro tra le esigenze di tutela ambientale e i bisogni delle aziende” da Confindustria (in particolare le imprese chimiche e della distillazione).

In attesa di vedere cosa accadrà in Parlamento e di fronte alla Consulta (sono 14, a oggi, le Regioni che hanno annunciato il ricorso), alle Regioni non resta che riorganizzarsi: ciascuna è chiamata a legiferare per recepire norme che in alcuni casi sono in contrasto con le leggi regionali esistenti.

Secondo la Costituzione, la tutela dell'ambiente è di competenza esclusiva dello Stato. Ma la difesa del suolo, che rientra nell'ambito del governo del territorio ed è dunque materia di legislazione concorrente; e il Codice, invece, riporta a Roma quasi tutte le scelte di programmazione.

Governo delle acque.

Il nodo più immediato è quello della difesa del suolo. Il Codice ha previsto già dal 30 aprile la cessazione delle attuali Autorità di bacino, sostituite da otto 8 distretti idrografici multiregionali. Per il Sud resta autonoma solo la Sicilia: le altre regioni vengono dovrebbero finire nel bacino dell'Appennino meridionale, con parti di Abruzzo e Lazio. Lo smantellamento per ora non c'è anche perché il vecchio Governo si è " dimenticato" il decreto attuativo (che sarebbe dovuto arrivare entro il 14 maggio). E ci sono seri dubbi operativi: il Codice introduce nuovi Piani di bacino, ancora più complessi di quelli previsti dalla legge 183/ 89 (non a caso mai approvati in modo completo), aggiungendo ulteriori adempimenti a carico delle Regioni.

Mentre si attende che Pecoraro Scanio faccia chiarezza, l'attività delle Autorità di bacino è paralizzata: tecnicamente oggi non possono più aggiornare i Piani di assetto idrogeologico, che però restano vigenti con valore di legge.

Relativamente al servizio idrico, il Codice abroga la legge Galli, ma ne recepisce interamente l'impostazione. Un impatto importante- forse finora sottovalutato - l’avrà la disposizione che prevede che i Comuni montani fino a 1.000 abitanti possono uscire dal Servizio idrico integrato tornando alle gestioni in economia.

2) CRISI DEL GAS

È allarme sul fronte delle riserve di gas dell’Italia e dell’Europa. A lanciarlo sono le Authority di settore europee che segnalano per molti Paesi del vecchio continente, e tra questi la penisola, una capacità disponibile nulla o “inferiore al 5%”. E paventano il rischio di una nuova crisi di approvvigionamento per il prossimo inverno. Una fotografia, quella scattata dall’Ergeg (l’organismo che riunisce le autorità Ue), che mostra - si legge in una nota diffusa dall’Authority di settore italiana - “un’inadeguata trasparenza delle informazioni ed una scarsa disponibilità di capacità di stoccaggio - la quale, oltre a rendere difficile l’accesso” alle riserve da parte dei nuovi entranti e “quindi a limitare la concorrenza”, ha “serie impatti per tutto il settore, anche in termini di prevedibilità dei prezzi futuri del gas e certezza per la copertura delle punte di domande”. L’European Regulators Group for Electricity and Gas, di cui fa parte anche l’Autorità italiana, rileva “una situazione europea e nazionale di criticità in termini di capacità di stoccaggio e di capacità disponibile per ciascun operatore”. La “crisi del gas in Europa ed in Italia dello scorso inverno” rischia così “di ripetersi se non si prendono per tempo le misure adeguate”, prosegue la nota, tanto che il rapporto Ergeg “mette in evidenza che esiste un problema strutturale, cioè di inadeguatezza delle infrastrutture di stoccaggio”. Tra le criticità più rilevanti emergono l’inadeguata trasparenza delle informazioni e la scarsa disponibilità di capacità di stoccaggio. Oltre a rendere difficile l’accesso allo stoccaggio ai nuovi entranti e quindi a limitare la concorrenza, tali criticità hanno seri impatti per tutto il settore anche in termini di prevedibilità dei prezzi futuri del gas e certezza per la copertura delle punte di domanda. I dati presentati da Ergeg “evidenziano anche forti congestioni sulle reti di trasporto continentali”. In Italia - si spiega nel comunicato - i problemi sono “ancora legati a ritardi e carenze circa gli investimenti necessari”, ed è necessaria, come gia segnalato nel 2005 dall’Autorità italiana al Parlamento e al Governo, una “separazione proprietaria di Stogit dall’Eni. Ciò al fine di garantire una capacità adeguata di stoccaggio disponibile in modo neutrale e con pari opportunità anche per i concorrenti di Eni sul mercato”. Il potenziamento degli stoccaggi per il gas naturale, oltre a rivestire un ruolo fondamentale per lo sviluppo della concorrenza - conclude la nota - assume sempre più rilievo a fronte di un periodo caratterizzato da incertezze in tema di sicurezza degli approvvigionamenti europei.

Quindici – Fedeutility

Quindici – Fedeutility
Economia