A BOLOGNA, L’ 11 LUGLIO 2007 IN 150.000, CON LA SOLIDARIETA’ DI TANTI, NOI COMPRESI, PER LA TUTELA DEI PRODOTTI ITALIANI

Giù le mani dalla qualità italiana

E stato un successo superiore a tutte le aspettative con la partecipazione di 150 mila imprenditori agricoli che si impegnano a continuare a lavorare per la difesa della qualità, della salute e dell'ambiente insieme alle associazioni dei consumatori e degli ambientalisti e dei cittadini consumatori. E' quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che ora si attende un deciso cambio di rotta della politica agricola del ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro, in assenza della quale continueremo ed estenderemo la nostra azione di lotta. Dopo questa manifestazione – ha concluso - la responsabilità delle decisioni non sarà solo del Ministro, ma dell'intero Governo.

Alla vigilia la Coldiretti aveva diffuso la presente nota:

“PER UNA NECESSARIA INVERSIONE DI TENDENZA DELLA POLITICA AGRICOLA - Le ragioni di un primato

Nel corso di questo decennio, l’agricoltura italiana ha portato a compimento una generale rivisitazione del proprio ruolo, del proprio mercato, della natura del prodotto che vi viene immesso, del profilo che il settore andrà ad assumere in futuro.

E’ stato un processo lungo che Coldiretti ha accompagnato e dal quale, sia il mondo agricolo sia le modalità di rappresentanza della sua più estesa associazione, sono usciti profondamente cambiati. Questa trasformazione non si è limitata al contesto nazionale: Coldiretti infatti ha ‘portato’ le principali organizzazioni agricole dell’Unione Europea ad un

riposizionamento culminato nello spostamento della spesa agricola dal sostegno alla quantità al confronto con il mercato rispondendo alle sue nuove domande di qualità, sicurezza alimentare ed ambientale. Tutto ciò ha consentito che per qualità, valore aggiunto e spesso capacità innovativa,

l’agricoltura italiana diventasse leader in Europa e trascinatrice del “Made in Italy” nel Mondo.

In questo percorso gli agricoltori italiani hanno avuto al proprio fianco i cittadini consumatori, le associazioni ambientaliste con i quali Coldiretti ha creato una centralità culturale ed economica dell’agricoltura italiana. Spesso gli stessi vertici istituzionali nelle figure dei Presidenti del Consiglio e dei Ministri delle Attività Agricole, che si sono succeduti con governi di diverso

segno e orientamento, hanno sostenuto e politicamente accompagnato il percorso. Questo grazie ad un metodo concertativo continuo e qualificante e rispettoso dei diversi pesi della rappresentanza.

Storia di una ‘tentata’ inversione di tendenza

Quest’ultimo decisivo apporto è venuto meno. Il ministro De Castro infatti – nel corso di questi ultimi dodici mesi – ha di fatto de-strutturato ogni ipotesi di concertazione con i soggetti rappresentativi della categoria: alla trattativa ‘scoperta’ e condivisa, De Castro ha sistematicamente preferito l’ineffettualità delle cene, dei tavoli ‘ristretti’, delle consultazioni assembleari, più spesso ancora degli incontri informali ammiccanti e mai vincolanti. Si potrebbe forse ipotizzare che l’apertura di una effettiva stagione concertativa avrebbe messo a nudo un limite evidente di questo Ministro: l’uomo che vanta una fama di “tecnico” sofisticato ed esperto dei meccanismi

comunitari, si rivela infatti non in grado di esaltare il carattere innovativo della Politica Agricola Comunitaria in Europa ed in Italia. D’altro canto le sue “non scelte”, la sua manifesta non volontà di portare in Europa la stagione del consumo responsabile (facendo rimanere in piedi una regolamentazione europea dettata da ‘discutibili’ e – successivamente ‘discusse’ – lobbies), la sua non volontà di contrastare la rendita e gli interessi di alcuni grandi soggetti dell’industria agroalimentare – segnalerebbero invece

che De Castro ha messo in atto un’autentica inversione di tendenza di quel percorso innovativo che noi abbiamo fortemente contribuito a disegnare e avviare in Italia e in Europa.

Alcuni caratteri di una ‘involuzione’

Basta ripercorrere brevemente alcune tappe per rintracciare i segni della fase involutiva inaugurata da De Castro:

- Il maldestro tentativo di cancellare la legge sull’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti agroalimentari in etichetta (la legge 204/04) è stato caratterizzato da una serie di atti contrastanti, incomprensibili e contraddittori con i quali, a giorni alterni, il Ministro, da una parte, chiedeva al Parlamento

l’abolizione della Legge e, dall’altra, ne esaltava il suo valore inalienabile e strategico. Sta di fatto che la legge “esiste”, ma per così dire resta “sospesa”. Il Ministro non si assume la responsabilità di farla applicare.

- Nella riforma di mercato dell’ortofrutta e del vino (OCM) De Castro sembra più incline a rispondere alle sollecitazioni di un sistema di interessi, che, incapace di affrontare il mercato, scarica le proprie inefficienze sulle imprese agricole. Abbandonando quel fenomeno virtuoso che, sino ad oggi, ha

caratterizzato la politica agricola comunitaria dove l’impresa agricola è libera di orientarsi al mercato svincolata dal condizionamento del sostegno diretto al prodotto.

- In modo anche più sistematico, il Ministro sta mettendo in atto un tentativo di standardizzare ed omologare verso il basso la qualità dell’agricoltura italiana per asservirla a un modello di sviluppo produttivistico ed industriale, contrario agli interessi delle imprese, dell’ambiente e dei consumatori. Ne sono un esempio l’autorizzazione a sperimentare gli ogm per alcuni dei più importanti prodotti mediterranei, l’utilizzo dei trucioli nel vino, la cosiddetta “promozione” di marchi ombrello che spazzano via la distintività dei nostri prodotti agricoli.

- Infine il capitolo delle agroenergie: anche in questo caso il Ministro frena sui decreti applicativi che favorirebbero la nascita di migliaia di micro-centrali energetiche pronte a utilizzare le nostre biomasse prodotte in Italia. Perché? Dietro il ritardo nell’emanare le norme che consentono di rendere operativo

quanto deciso nella Finanziaria 2007, c’è forse il desiderio di favorire alcune grandi società, che come ben sappiamo, “starebbero in piedi” solo importando biomasse “a buon mercato” da altri Paesi? Intanto si continua a defiscalizzare

il biodiesel importato, penalizzando la filiera italiana che non parte, si continuano a finanziare i CIP 6 pagati dai cittadini con le bollette energetiche e a non emettere certificati verdi ad hoc, che valorizzerebbero le produzioni, la crescita, l’ambiente e l’occupazione dei nostri territori italiani.

Un tentativo di spiegazione

Non di ‘incapacità’ si tratterebbe quindi, quanto semmai di un disegno ‘intenzionale’ di fatto subordinato agli interessi di una certa grande industria agroalimentare. Nella visione di questo Ministro, parrebbe che l’impresa agricola italiana debba esistere solo in termini di produzione di commodities indistinte e slegate dai territori.

La risposta

Noi di Coldiretti non consentiremo che questa inversione di tendenza abbia successo. Non permetteremo che la politica agricola italiana assuma caratteri neo-conservatori. Non permetteremo nemmeno che la traccia e l’impulso che

abbiamo saputo dare all’intera agricoltura europea si affievoliscano. Questo Ministro deve sapere – forse ha avuto qualche mese per “dimenticarlo” - che noi di Coldiretti siamo, e vogliamo essere sempre di più, la nuova agricoltura italiana. E deve sapere che non siamo soli: ci guardano con sempre maggior attenzione e simpatia i consumatori, tutti i

cittadini che si preoccupano dell’ambiente, le mamme che guardano alla salute e al futuro dei loro figli, e una “sana trasversalità” del Parlamento Italiano.

L’11 di luglio a Bologna – la capitale del sistema agroalimentare italiano - vedrà il massiccio ritorno degli agricoltori italiani sul terreno della proposta e della rivendicazione; le questioni in campo sono note:

- centralità della concertazione come metodo di confronto tra le vere

rappresentanze e le Istituzioni.

- una forte azione di sensibilizzazione in Europa per affermare la

centralità del Consumatore europeo, dei suoi interessi, delle sue

aspettative che dovranno essere presenti in tutti i documenti politici, i regolamenti e direttive di mercato. Su questo tema Coldiretti attiverà alleanze e una forte azione di diplomazia che coinvolgerà i livelli istituzionali europei e le rappresentanze nazionali. Anche al fine di incalzare le latitanze dei Ministri Agricoli italiani.

- emanazione dei decreti attuativi della legge 204 sull’indicazione

obbligatoria in etichetta dell’origine dei prodotti agricoli. Una assenza di legge che offende il vero “Made in Italy”, ostacola la crescita del Paese in un settore determinante e strategico per la formazione della sua ricchezza. - emanazione dei decreti attuativi per la produzione di agroenergie da micro-impianti che esaltino il valore ed il legame con il territorio italiano;

- applicazione dell’ocm ortofrutta e dell’ocm vino coerentemente con

quanto già previsto ed attuato dalla Riforma Fischler del 2003;

- emanazione dei Decreti previsti dalla Finanziaria 2007. A titolo

esemplificativo:

o emanazione del decreto che disciplina le modalità applicative della ‘Nuova società agricola’ – strumento indispensabile per affrontare i ‘veri’ mercati ; o attuazione di tutte le misure previste (nel DPEF 2007) per la gestione assicurativa dei rischi atmosferici e del fondo per favorire la ripresa economica e produttiva delle aziende colpite da crisi di mercato;

o emanazione del decreto previsto nella finanziaria 2007 per la disciplina dei farmer markets e l’esercizio della ‘vendita diretta’ ai consumatori; attuazione della legge 231 sulle intese di filiera per lo sviluppo di nuove forme di collaborazione fra le imprese agricole, le grandi strutture di vendita o i centri commerciali;

- stabilizzazione di alcuni dei regimi fiscali in agricoltura: o con l’aggiornamento del catasto terreni e conseguenti variazioni dei

fabbricati da rurali ad urbani è previsto, per il 2007, un maggior gettito di 570 milioni di Euro che saliranno a 1 miliardo e 100 milioni di Euro a regime in virtù dei quali si richiede al Governo la stabilizzazione dei regimi fiscali (Irap nella percentuale del 1,9% e imposte ,di registro e ipotecaria); attuazione delle misure fiscali previste in finanziaria 2007;

- promuovere un nuovo rapporto di filiera fondato sulla possibilità per

l’impresa agricola di giocarsi il suo ruolo in condizioni di pari

opportunità con il resto degli attori economici. Interrompendo la stagione di finanziamenti pubblici ad alcune strutture economiche che non hanno più né capacità né ruolo nel mercato o non sono in condizioni di rimanervi senza le stesse sovvenzioni pubbliche.

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