LA RICETTA PER SALVARE I PROPRI RISPARMI 11 8 20

Dal poker alla finanza...

Quando gioca la Nazionale gli allenatori in Italia sono almeno 10 milioni con altrettante ricette, naturalmente ognuna infallibile, talòe da far vincere in carrozza i mondiali.

Non siamo nella stessa situazione ma gli economisti che sanno benissimo se fossero al Governo quale ricetta applicare sono ugualmente tanti. Basta sentire le discussioni al bar, nei posti di lavoro, in piazza.

In questi giorni di ferie non poteva non essere chiesto la ricetta al Carlo tornato quassù per le ferie. Lui ha un vantaggio perché dopo la laurea in pochi anni di soldi un po' ne ha fatti e, senza sapere quanto, si è saputo nel tempo che, comprata la casa con il mutuo quello che li restava prendeva un po' di qua, un po' di là, compresi titoli di Stato e azioni, sia del settore manifatturiero che di quello finanziario.

Il Carlo si è messo a raccontarci di quando aveva giocato a poker sollevando qualche obiezione ma è comunque riuscito ad andare avanti. Traduciamo in prima persona il suo racconto, più o meno in questi termini:

"Ero quasi alla fine degli studi. Nei momenti liberi si giocava a ramino o scala quaranta, a rientro o a punti. Arrivò un nostro ex compagno, laureato da un paio d'anni. Festa e, ahimé, decisione di fare una cosa che non avevamo mai fatto: giocare a poker. Contrariamente al solito avevo in tasca un mucchietto di soldi che mi dovevano servire per un po' di giorni (mangiare e le altre cose che servono a uno fuori casa).

Dopo un'oretta avevo persono tra un terzo e un quarto di quel che avevo in tasca. Mi resi conto che non c'era niente da fare a giocare, come avevo fatto sin allora, in difesa.

Decisi.

Decisione importantissima: dissi a me stesso che sui soldi che avevo in tasca non dovevo farci conto. A questo punto ero in ballo e c'era da giocare fin che avrei avuto dieci lire in tasca con l'unica avvertenza a quel punto di non farsi prestare soldi ma di abbandonare il campo.

Dovevamo fare i famosi ultimi tre giri a mezzanotte. Venne l'una e poi le due e così via sino alle otto. Era successo di tutto. Andavo a vedere un sostanzioso piatto di parola per cercare di ridurre la vincita, tenevo una carta e ne chiedevo quattro. Scala e l'altro partito con tre assi era rimasto con tre assi.

Non ha importanza il finale che riguarda la cronaca.

Ha importanza quella decisione di considerare andati tutti i soldi che avevo in tasca.

Veniamo a noi. Ho in portafoglio titoli che vengono quotati la metà di quello che li avevo pagati. Anche a me era venuta la tentazione di vendere, ma vendendo avrei dovuto decidere di perdere una parte dei miei risparmi. Non solo, ma ditemi dove e come investire (magari nell'oro, raddoppiando la perdita per l'inevitabilità di futuri corsi meno emotivi?). Hi speso 100 per acquistare i titoli. Avrei potuto venderli a 70, avrei cioè deciso di perdere 30. Ma ora sono a 50, mi direte. Sì, potenzialmente io ci ho rimesso 50 ma in pratica non ci ho rimesso niente. Ho i miei titoli e scommetto sulla risalita. E perché mai? Perché se non risalgono va a catafascio tutto il sistema, e allora tutto viene a contare poco o niente. Può darsi che debba aspettare, magari un anno, due, tre ma non voglio perdere per una mia decisione".

Da precisare che per non andare tutto a catafascio occorre che la politica, ovvero i Governi, tutti, quantomeno quelli dei principali Paesi, imbrigli la Finanza, per il che non occorre inventare niente ma solo agire solidalmente, magari anche, una delle misure che Tremonti suggerisce da almeno cinque anni, con gli eurobond (Merkel e Sarcosy contrari li ritengono l'ultima spiaggia e non si accorgono che siamo sul bagnasciuga).

La ricetta non è la panacea di tutti i mali. E' un'opinione. Come tale può essere condivisa o no. Ognuno faccia come meglio crede, mancherebbe altro!

Per i nostri lettori, come era stato per il gruppo di amici, la curiosità di come era finita la partita alle otto del mattino. La risposta:

"Mi sono alzato, perdevano tutti e tre. Tanto. L'equivalente oggi di un 600-700 €uro. E ho detto che tagliavo per dieci. L'Ugo, che ne perdeva quasi 500 (in proporzione), scosso ma correttamente rispose che il verdetto del tavolo andava rispettato. Chiedeva solo tre giorni per mettere insieme i soldi. Rifiutai. Ho detto che di doveva tagliare e tagliai riscuotendo 60 - 70 €uro. E ne spiegai la ragione che non era solo quella dell'amicizia fra di noi. Se prendo l'intera cifra mi chiederete la rivincita questa sera. Dovrò darla. E poi domani sera e così via. Non avevamo mai giocato a poker fino a ieri sera, anzi a stanotte. Abbiamo sbagliato, prima a giocare e poi ad alzare il livello. Con la mia decisione il discorso è chiuso. Aggiungo che da allora ho giocato una sola volta perché non potevo dir di no. Ma a metà partita, quando stavo vincendo, proponendo la regola del taglio per dieci, come facemmo. Come vedete non conta il finale ma quella decisione di considerare perso tutto, tenendo - ora - il mio risparmio tale e quale anche se potenzialmente ridotto".

Merita pensarci su. No?

Luca Alessandrini


Consiglio: Il buon gusto, lo stile. La pietra ollare della Valmalenco, unica al mondo, nelle realizzazioni d'arte (scultura, graffito, design) (www.ollare.com ). Adesso in esposizione anche a Cape Town, Città del Capo, Sudafrica.

Luca Alessandrini
Economia