VIRUS. Una sberla all'economia!

VIRUS numero verde Lombardia per informazioni 800894545 - 112 solo emergenze sanitarie

L’emergenza ‘Coronavirus’ in provincia di Sondrio. L’Unione del Commercio e del Turismo è costantemente a fianco degli imprenditori. Turismo e commercio, cresce la preoccupazione per gli ingenti danni economici e d’immagine.  Sensibili al tema, ordinanza da rispettare, ma diversi gli aspetti non chiari o contraddittori che ci si augura vengano meglio ponderati

26 febbraio 2020 – La grave emergenza collegata alla diffusione del ‘Coronavirus’ rappresenta senza dubbio uno dei momenti più complessi e disorientanti per la nostra società e pone al centro dell’interesse comune innanzitutto il tema della salute pubblica, evidenziando l’importanza di agire in modo responsabile. Mentre i casi di diffusione di ‘Coronavirus’ sono purtroppo in aumento sia in Italia sia altrove, il fenomeno in provincia di Sondrio sembra al momento assestato su livelli ‘marginali’ o comunque circoscritti. Nondimeno, l’Unione del Commercio, del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio sottolinea che le ripercussioni a livello economico sono evidenti e notevoli soprattutto per i settori della ricettività turistica e dei pubblici esercizi, ma anche per i negozi e i mercati. Un dato oggettivo, infatti, è che la gente esce molto meno e, di conseguenza, i consumi ne risentono pesantemente in ogni ambito e settore. In questa situazione, l’Unione manifesta la massima vicinanza agli operatori ed è costantemente impegnata nel rappresentare - nel confronto con le autorità chiamate a gestire l’emergenza e ad assumere importanti decisioni - i danni, i disagi e le esigenze degli operatori dei propri settori, che svolgono ogni giorno la loro funzione a contatto con il pubblico.

«Pur comprendendo le motivazioni che hanno spinto il Governo e la Regione ad assumere determinate decisioni a tutela della salute pubblica – afferma la presidente dell’Unione del Commercio e del Turismo Loretta Credaro -, le ricadute sul sistema distributivo sono ingenti. L’auspicio – aggiunge Credaro – è che chi ci governa comprenda i danni generati da quanto sta accadendo e che non li faccia ricadere solo sulle spalle delle imprese. Anche il tema dell’incertezza riguardo alla durata dell’epidemia e, di conseguenza, dei provvedimenti restrittivi pesa parecchio ed è chiaro che questa situazione eccezionale non può reggere nel tempo».

«Da parte degli albergatori vi è una forte preoccupazione – dichiara il presidente di Federalberghi Sondrio Roberto Galli – per le numerose disdette ricevute, che stanno compromettendo la stagione turistica, con pesanti ricadute non solo per le strutture ricettive e per i lavoratori ma anche per l’immagine delle nostre località. In particolare, riteniamo che certe misure assunte dalle autorità in questo momento di emergenza pongano dei limiti alle attività senza tenere bene in conto le diversità geografiche e le differenti situazioni. Non si capisce, per esempio, perché si consenta alla gente di frequentare i centri commerciali affollati o di viaggiare in pullman pieni e, invece, i pubblici esercizi, servizio indispensabile per una località turistica, debbano essere sottoposti a vincoli penalizzanti».

E, infatti, «le limitazioni imposte in questi giorni ai “bar, locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico” a svolgere attività nella fascia oraria dalle 18 alle 6 di mattina, hanno aggiunto ulteriori difficoltà – fa presente Piero Ghisla, presidente dell’Associazione Pubblici Esercizi della provincia di Sondrio -, mettendo a rischio la tenuta economica di molte imprese del settore, tanto che è notizia dell’ultim’ora che la Regione sta correggendo il tiro con una nuova ordinanza, nonostante rimangano ancora dei disagi. Fin da subito, anche come Federazione Italiana Pubblici Esercizi, abbiamo appunto manifestato dubbi sull’efficacia di disposizioni che impongono limitazioni per fasce orarie a categorie di attività, peraltro con difficoltà interpretative nell’individuare quelle interessate dai provvedimenti, vista altresì la normativa che ha introdotto la ‘tipologia unica’ per le attività di Somministrazione. Tuttavia, invito, come ho già fatto ripetutamente in questi giorni, i colleghi pubblici esercenti a rispettare quanto stabilito dal ministero e da Regione Lombardia, innanzitutto per tutelare la salute. Certamente – conclude Ghisla – il calo del lavoro e dei consumi è un dramma per tutti e sta mettendo in croce la nostra categoria. La speranza è che questa emergenza rientri al più presto».

«Ritengo un errore – sottolinea il presidente del Sindacato Venditori Ambulanti Fiva Stefano Scimè – equiparare la realtà della provincia di Sondrio a quelle metropolitane, dove abbiamo mercati anche con 200 banchi. Inoltre, noi operatori del mercato valtellinesi non capiamo perché le nostre bancarelle all’aperto debbano essere considerate luoghi a rischio contagio, mentre non lo sarebbero gli ambienti chiusi. L’ordinanza, dunque, ci appare poco chiara e comunque ingiustamente discriminante nei confronti solo di qualcuno e, in particolare, dei nostri mercati che ne vengono penalizzati». Intanto, solo per fare un esempio, per effetto dell’ordinanza, i prossimi mercati di sabato 29 febbraio a Sondrio, Morbegno e Chiavenna consisteranno nelle sole bancarelle di alimentari. Le disposizioni in vigore fino al 1° marzo stabiliscono questo e, pertanto, ci adegueremo».

«Nei negozi di vicinato – dichiara il presidente dei Dettaglianti Alimentari Davide Moltoni – stiamo facendo il massimo possibile nell’applicare tutte le cautele previste dalle disposizioni ministeriali dal punto di vista igienico-sanitario. Nello stesso tempo, stiamo attenti a evitare di ingigantire inutili allarmismi».

La situazione è ovviamente in continua evoluzione anche in queste ore e ulteriori significativi sviluppi sono attesi a breve, considerando che l’ordinanza del ministero della Salute ha validità fino a domenica 1° marzo compreso e che sarà seguita da ulteriori disposizioni. L’auspicio dell’Unione del Commercio e del Turismo è che questi primi provvedimenti restrittivi adottati in una logica di pura emergenza e di esclusivo contenimento dell’espansione del ‘Coronavirus’, quindi pur comprensibili dal punto di vista sanitario, possano essere integrati e addirittura superati da altri più ponderati ed efficaci, che tengano in considerazione anche le ricadute sul sistema economico, in particolare quello delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, e la forte differenza tra le diverse realtà del territorio lombardo, evitando di mettere per esempio Bormio, Livigno e Sondrio sullo stesso piano di contesti metropolitani come quelli di Milano e Lodi.

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