09 12 30 L'ITALIA RISULTA OGGI TRA I MIGLIORI UTILIZZATORI DI FONDI STRUTTURALI EUROPEI, MEGLIO DI REGNO UNITO, FRANCIA, GERMANIA E BELGIO

Riceviamo e pubblichiamo:

"Un merito l'Italia ce l'ha. Sull'utilizzo dei fondi comunitari il Bel Paese risulta oggi essere tra i migliori utilizzatori di fondi strutturali, facendo registrare mediamente risorse disimpegnate per lo 0,37 per cento, meglio di quanto non facciano Regno Unito, Francia, Germania e Belgio. Lo ha detto la presidente della Commissione Politiche dell' Unione Europea del Senato, Rossana Boldi, presentando l'indagine conoscitiva sui profili di utilizzo e controllo dei fondi comunitari in Italia, presentando lo studio oggi in Senato.

"Quella dell' utilizzazione - ha sottolineato la sen. Boldi - é dunque una questione che spesso viene posta in modo inesatto: l'Italia evidenzia un problema di qualità e non di quantità delle risorse impiegate. In prospettiva questa criticità assume una rilevanza ulteriore, dal momento che sarà importante dimostrare non solo di saper spendere, ma anche di saper spendere bene, in vista della probabile revisione della politica di coesione orientata alla sua rinazionalizzazione, cioè tenendo conto di altri nuovi Paesi, una tendenza fortemente sostenuta dalle Nazioni del Nord".

Uno dei motivi principali per cui Regioni e Stato centrale faticano ad impostare investimenti infrastrutturali importanti "é legato - é detto nella indagine della Commissione - all' elevato numero di anni necessari in Italia per realizzarli. Per esempio, per una linea di alta velocità sono necessari cinque anni per la sola progettazione e nove per la realizzazione del progetto mentre in Paesi come la Francia o la Spagna (quindi realtà non molto diverse dalla nostra) l'intero ciclo richiede una media di sette anni.

Analogo discorso vale per le metropolitane: in Francia e Spagna occorrono tre anni e mezzo, in Italia sette". La soluzione? "Per cercare di velocizzare la realizzazione di investimenti si potrebbe ricorrere a leggi obiettivo di natura regionale per sbloccare le opere di minore dimensione e a interventi di snellimento delle procedure amministrazione per la realizzazione delle opere pubbliche".

Un altro elemento, si legge nella indagine conoscitiva, che incide notevolmente nel rallentare il processo di realizzazione degli investimenti "è l'effetto sospensivo anche nella fase della seconda istanza amministrativa presso il Consiglio di Stato. Il doppio livello di ricorso bloccante, Tar e appunto Consiglio di Stato, é in grado di interrompere repentinamente qualunque opera che costituisce una peculiarità tutta italiana rallentando opere e progetti".

Seconda parte - Sugli "aiuti a pioggia", strategicamente poco incisivi nel periodo 2000-2006 la Commissione Ue ha registrato in Italia 849 forme diverse di incentivi. La critica principale che ci viene mossa é che l'aiuto a pioggia, non essendo selettivo, non aumenta in nulla la competitività del settore di una certa regione. La soluzione sempre secondo la Commissione potrebbe essere quella, per esempio, dell'esperienza della Regione Lombardia, di buone pratiche. Questa Regione ha già presentato per i fondi 2007-2013 una consistente domanda di pagamento per finanziamenti da destinare alle piccole e medie imprese attraverso la creazione di un fondo di ingegneria finanziaria di garanzia per la piccola e media impresa. Nell'indagine si fa inoltre cenno sulla discontinuità politica ed amministrativa dove ogni volta viene rimessa in discussione l'esecuzione di programmi e l'unificazione tra Ministero Infrastrutture e il ministero dei trasporti ha provocato un ritardo di circa un anno. "Ma il nostro Paese - spiegano dalla Commissione - non é più la cenerentola d'Europa ma neanche la principessa. "Ci vuole ancora un po' di tempo - ha aggiunto il sen. Giacomo Santini - ma siamo sulla strada giusta, forse riusciremo a farcela come l'Irlanda. L'Italia ha presentato all' Ue ben 50 per cento dei progetti nel settore energetico; il 13,5 per cento nella ricerca e il 12 per cento nello spettacolo con il 125 per cento delle risorse da impegnare. Nel periodo 2001-2006 il nostro Paese ha visto approvare 21 su 24 progetti di fondi strutturali di cui 20 su fondo sociale europeo.

P.G.

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Economia