Bush SU Kerry MA IL sistema elettorale ha fatto il suo tempo GdS

Ed ora Bush penserà all'Europa? All'Europa? A chi non é capace di darsi un Governo?

I risultati ufficiali a notte fonda, quando le cose erano
incerte


I risultati ufficiali a notte fonda sono di incertezza perché il
numero dei 270 grandi elettori, la chiave che apre le porte
della Casa Bianca, non li ha raggiunti nessuno dei due
contendenti (il terzo non merita neppure mezione, se non come
folklore).

Bush é a meno 11 con 249

Kerry é a meno 18 con 242.

Mancano i risultati di quattro Stati (Iowa, New Mexico, Ohio,
Wisconsin), ma in definitiva, tenuto conto dei probabili esiti
in tre di essi, chi deve decidere é l'Ohio. Lì infatti ci sono
250.000 voti da analizzarsi, con decisione dei giudici, uno per
uno per vedere se l'elettore aveva le carte in regola. Se le
aveva il voto viene scrutinato.

Bush però ha, nei voti assegnati, un vantaggio di 130.000 voti
su Kerry, il che vuol dire che, posto che tutti e 250.000
vengano tenuti buoni e che, come si valuta, in prevalenza si
tratti di voti democratici, da quelle urne chiuse dovrebbero
scaturire 190.000 voti per Kerry e solo 60.000 per Bush per
rovesciare il risultato. Un po' diverso se il vantaggio di Bush
fosse, secondo altra fonte, di 96.000 voti. In tal caso Kerry
sui 250.000 dovrebbe avere un rapporto di circa 177.500 a 82.500
circa.

Se poi una parte dei 250.000 non viene ritenuta valida aumenta
la percentuale che Kerry dovrebbe conseguire.

In questa situazione, e salvo ricorsi in altri Stati, non ci
dovrebbe essere bisogno di rinnovare il contratto di affitto
alla Casa Bianca.

Cambiano i voti, un paio di volte. Poi sembra che addirittura
siano 252 a 249. La TV ci parla di democratici che rialzano la
testa dopo la sberla della Florida ove Governatore é
Bush-fratello, anche se con qualche speranza ma non proprio
molte.. Va bé, occorre aspettare questo Ohio.


Deciderà l'Ohio, "Florida del 2004". La foto dell'Ohio

L'Ohio é il 17° Stato entrato a far parte dell'Unione nel 1803
dopo essersi affrancato tre anni prima dagli inglesi.

E' sopra il Kentucky e sotto Michigan e lago Erie mentre ha
Pennsylvania e Virginia Occidentale verso la costa atlantica e
Indiana verso il Pacifico.

Per popolazione é di poco superiore alla Lombardia (circa 11
milioni di abitanti) sparsi su 107.044 kmq. Capitale Columbus e
altre città note Cleveland e Cincinnati.

Venti i suoi voti elettorali, i venti che decideranno il nuovo
Presidente degli USA.

L'altra volta era stata la Florida a determinare, dopo
lunghissime settimane fino alla sentenza della Corte Suprema,
l'esito e per un pugno di voti. Questa volta la suspence é
salita a nord, ma sempre verso l'Atlantico, dalle paludi della
Florida ai Grandi Laghi.

Risali, risali chissà che non ci sia una scalata del Campidoglio
per cambiare queste regole che non avranno fatto il loro tempo
ma prestano il fianco a legittime e numerose critiche.

Il sistema elettorale non é più adeguato

Il sistema elettorale per l'elezione del Presidente é nato nella
logica dello Stato Federale. Il Presidente non é l'eletto dei
cittadini, ma l'eletto degli Stati. Basta avere un solo voto in
più in uno Stato e tutti i Grandi elettori di quello Stato - il
loro numero é in proporzione alla popolazione - voteranno per il
vincitore. In questo modo potrebbe succedere che un candidato
abbia il 60& dei voti americani ma non riwsca a diventare
Presidente. Com'é possibile? Semplice: se il candidato A vince
in una serie di Stati tutti con il 51% e poi perde restando al
20% negli altri Stati, conquista più di 270 voti di Grandi
elettori ma in totale consegue milioni di voti americani in
meno.

A questo si aggiunga poi che ogni Stato si dà le regole
elettorali che crede.

E' vero che negli Stati Uniti la tradizione conta ma quanto é
successo nel 2000 (Florida), quanto accade nel 2004 (Ohio) non
sono certo spettacoli edificanti, proprio sotto il profilo
democratico, perché avvocati e giudici sarebbe meglio che si
cimentassero nelle aule giudiziarie su ben altri argomenti e non
su eventi elettorali.

Per l'Europa Kerry, ma erano gli americani a votare, non gli
europei


Qualcuno tempo fa aveva diagnosticato, sulla base di sondaggi e
inchieste, che l'Europa era certamente per Kerry, aggiungendo
però che il 2 novembre in cabina ci sarebbero andato gli
americani e non gli europei. Così é stato.

Intendiamoci, Kerry ha fatto un figurone, visto e considerato
che era partito con un divario abissale riuscendo a recuperare
nei tre confronti diretti in TV. La notizia girata nella notte
elettorale che Bush era rientrato alla Casa Bianca attaccandosi
al telefono per chiamare in continuazione elettori dell'Ohio,
ove i seggi erano ancora aperti, era significativa perché voleva
dire che lì c'era la chiave di volta dell'elezione.

Vittoria legittimata

Stando sullo stesso filo logico e valutando all'europea il
consenso popolare c'é da prendere atto di due cose:
a)
Il netto vantaggio di voti complessivi. Pare si tratti tra i 3 e
i 4 milioni al momento in cui scriviamo.

b) La vittoria repubblicana sia alla Camera che al Senato.

11 settembre non atto terroristico ma atto di guerra

L'11 settembre ha contato molto.

Nel resto del mondo l'11 settembre é stato considerato un atto
terroristico.

Negli USA - e modestamente anche dalla Gazzetta di Sondrio -
l'11 settembre é stato considerato un atto di guerra per
ideazione, preparazione, esecuzione.

Si é trattato del primo atto di guerra proveniente dall'esterno
sul territorio degli Stati Uniti, proprio nel momento in cui,
caduto il marxismo, caduto il pericolo nucleare sovietico, i
timori erano scomparsi.

Gli americani, solitamente molto attenti nelle elezioni
Presidenziali ai temi di politica interna, economia e sociale
soprattutto, questa volta hanno guardato più alla sicurezza
(anche perché l'insicurezza é madre di guai economici-sociali).
La stessa apparizione di Bin Laden, per molti analisti e
sondaggisti ininfluente nelle scelte elettorali, in realtà ha
rafforzato il "muscolare" Bush rispetto a Kerry, sì mezzo-eroe
del Vietnam, ma secoli fa mentre Bin Laden c'é oggi.

E così Bush non ha pagato i catastrofici errori compiuti, e in
parte notevole ammessi, sull'Irak. Li ha pagati Aznar, corre il
rischio di pagarli Blair (in base ai sondaggi ma alle elezioni
Blair ha il vantaggio di trovarsi di fronte il signor nessuno
vista la situazione dei tories),
ma Bush no, e forse anche perché in tutto questo periodo é stato
in ombra l'anima nera della vicenda irakena, il falco Rumsfeld
che non ne ha indovinata una eppure é rimasto al suo posto al
pentagono.

11 giorni

Adesso occorre attendere l'esame e l'assegnazione
dei "provisional ballot", quei 250.000 voti nell'Ohio di cui si
parlava prima.

Occorrono 11 giorni, perché queste sono le regole di quello
Stato.

I democratici hanno detto che controlleranno sino all'ultima
scheda.

Gli avvocati affilano le armi.

Niente 11 giorni: Kerry evita il bis dell'altra volta

Niente 11 giorni, più magari le code di carattere giudiziario:
Kerry non insiste, i conti che abbiamo fatto noi li hanno fatti
anche i suoi collaboratori. Prende il telefono e chiama Bush:
hai vinto.

Cambierà qualcosa?

Cambierà qualcosa?

Sì. Da mesi Bush aveva le mani legate, specialmente in Irak, dal
voto imminente. Adesso, riuscito quello che non era riuscito a
suo padre - la rielezione - deve trovare il sistema per scrivere
il suo nome nella storia, sinora contraddittoria per i primi
quattro anni di leadership.

In Irak ha certamente due problemi: il dissanguamento continuo -
ha appena chiesto al Congresso altri 70 miliardi di dollari - e
il fallimento dell'operazione Rumsfeld - che adesso Bush può
anche lasciare a casa come sarebbe stragiusto: vedremo se lo
farà -, quella cioè di arrivare
al petrolio e con esso finanziare la compiuta operazione. Si
aggiungano le vicende militari non proprio entusiasmanti se é
vero, come é vero, che a Falluja marca male al punto da
richiedere aiuto agli inglesi. Persino bombardamenti aerei per
quella che sarebbe una guerriglia con pochi irriducibili. Non é
così: é la guerra che continua, alla maniera irakena, peraltro a
suo tempo preannunciata e segnalata dal nostro giornale.

Gli analisti spostano la scena sull'Europa.

Ma volete che Bush abbia il primo pensiero per chi non é nemmeno
capace di esprimere il suo Governo?
GdS

GdS (30 X 04) 3 XI -
www.gazzettadisondrio.it

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