Espulsi dalla Lombardia. E ora cosa facciamo per sanità, territorio, ambiente, acque, energia, attività produttive, turismo, artigianato, agricoltura, sociale ecc. ?
  
 Lo scenario
 Lo scenario. Vediamo innanzitutto per sommi capi cosa dice la 
 legislazione vigente.
 L'assegnazione dei seggi alle liste concorrenti è effettuata in 
 ragione proporzionale, mediante riparto nelle singole 
 circoscrizioni provinciali e recupero dei voti residui nel collegio unico 
 regionale 
 Avendo la nostra regione "più di 6 milioni di abitanti" (9.065.440), 
 la legge stabilisce che il Consiglio Regionale abbia 80 
 consiglieri, dei quali 
 63 eletti con liste 
 provinciali più il Presidente, eletto direttamente, e i 16 della 
 lista regionale "bloccata" (cosiddetto listino 
 collegato ad ogni candidato-Presidente). Per ogni 
 "circoscrizione provinciale" la legge stabilisce il numero di seggi da assegnare:
 Provincia di Bergamo (244 comuni): 7; Provincia di Brescia 
 (206): 8; Provincia di Como (163): 4; Provincia di Cremona 
 (115): 2; Provincia di Lecco (90): 2; Provincia di Lodi (61): 1; 
 Provincia di Mantova (70): 3; Provincia di Pavia (190): 4; 
 Provincia di Sondrio (78): 1; Provincia di Varese (141): 6.
 Per quanto riguarda la provincia di Milano con l'istituzione della nuova provincia di Monza e della Brianza 
 (50 comuni) vi é stata anche la ripartizione dei seggi: provincia di Milano (138 comuni): 21; 
 provincia di Monza e Brianza: 5.
 Chi incassa e chi paga (noi 
 tutto!)
 In realtà quattro seggi sono andati a finire nella direttrice di 
 pianura: Milano se ne é presi due in più (23 anziché 21), 
 Bergamo (8 anziché 7) e Brescia (8 anziché 8) uno in più.
 Hanno avuto il giusto Lodi (1), Cremona e Lecco (2), Varese (6).
 Se ne son viste portar via uno le altre province ma con 
 differenze sostanziali. Se Mantova perde il 33,33% (da 3 a 2), 
 Como e Pavia il 25% (da 4 a 3), Monza il 20% (da 5 a 4) chi 
 viene brutalmente trattato come uno straccio é Sondrio che perde 
 il 100%. Usurpazione totale in piena devolution.
 Il problema é istituzionale
 Il problema é istituzionale non politico-partitico.
 Ci sono naturalmente gli aspetti politico-partitici ma 
 assolutamente in secondo piano. In questo momento infatti c'é 
 solo da portare avanti la ragione fondamentale: una delle 
 province lombarde é stata istituzionalmente espulsa dal 
 Consiglio Regionale, primo - e sicuramente l'ultimo in quanto 
 col tempo si ovvierà - caso non solo in Lombardia ma anche in 
 Italia.
 L'usurpazione del nostro seggio
 La legge articola l'elezione del Consiglio Regionale per 
 circoscrizione provinciali. A ciascuna di queste assegna il 
 numero dei consiglieri da eleggere facendo il rapporto con la 
 popolazione. Per Sondrio é assegnato in difetto, vale a dire che 
 avremmo diritto ad uno pieno virgola qualcosa.
 Nel fare i conti con un meccanismo formalmente complicato la 
 legge prescrive che quattro quinti siano eletti "sulla base di 
 liste provinciali concorrenti". Ancora: "L'assegnazione dei 
 seggi alle liste concorrenti è effettuata in ragione 
 proporzionale, mediante riparto nelle singole circoscrizioni 
 e recupero dei voti residui nel collegio unico regionale".
 In definitiva:
 1)  abbiamo un candidato pieno virgola qualcosa,
 2)  dovrebbe essere eletto "sulla base di liste provinciali 
 concorrenti" 
 3)  invece viene subordinato ai risultati delle singole 
 liste nell'intero territorio regionale (!),
 4)  dovrebbe essere fatto il riparto in ogni provincia e 
 stabiliti i voti residui,
 5)  in tutte le altre province vengono prelevati "i voti 
 residui", in quella di Sondrio, quasi come le nostre acque, 
 vengono prosciugati tutti i voti e tutti partono per Milano 
 (!!!).
 SITUAZIONE UNICA
 Non é una situazione assimilabile ad altre.
 Le altre province non corrono nessun rischio, tranne Lodi che é 
 circa nella stessa situazione.
 Per non parlare, al di là delle delimitazione geografiche, della 
 montagna, consacrata come istituzionalmente cenerentola.
Aspetti 
 di incostituzionalità
 Abbiamo l'impressione che ci siano aspetti di 
 incostituzionalità, tanto sofisticati da sfuggire anche a bravi 
 costituzionalisti.
 Ci guardiamo bene dallo scriverne. Li teniamo di scorta.
Bisognava 
 pensarci prima, si dice. Come?
 Sono in molti a dire che bisognava pensarci prima.
 Come?
 - Istituzionalmente e politicamente non era possibile.
 Istituzionalmente: é notorio, e non solo per gli addetti ai 
 lavori, che quando c'é da cambiare una legge elettorale, 
 ovunque, in qualsiasi Paese e non solo in Italia, o c'é una 
 larga intesa o si assiste ad una fantasmagoria pirotecnica che 
 spesso butta all'aria tutto.
 Per cambiare la legge sarebbero stati necessari diversi 
 complicati passaggi in Regione. E tutto questo per eliminare, 
 allora solo potenziali, pericoli di usurpazione del seggio 
 sondriese o di quello lodigiano? Piedi per terra.
 - Politicamente: a parte i passaggi formali e i vincoli di 
 legge, in provincia di Sondrio i partiti avrebbero dovuto 
 rinunciare alla loro presenza per stabilire un soggetto unico 
 onde aumentare i voti ecc. ecc. Facile dirlo, ma si vada al 
 concreto, stabilendo poi chi doveva essere il candidato e a 
 quale gruppo poi avrebbe dovuto fare riferimento in Regione ecc. 
 ecc. Irrealizzabile.
 C'é l'altro aspetto, quello del listino. Premesso che noi 
 facciamo un discorso oggettivo, teso all'esclusivo interesse di 
 valtellinesi e valchiavennaschi resi orfani dall'usurpazione del 
 nostro seggio, é vero che Sarfatti aveva riservato nei suoi 16 
 un posto per noi (nella fattispecie Dioli. E' anche vero però 
 che questa scelta aveva soprattutto un carattere politico, ed 
 anche di riconoscimento alla persona per Dioli, ma, di fatto, 
 senza valore pratico per la certezza previsionale sul rinnovo 
 del mandato a Formigoni. In uno sfacelo complessivo della CdL, 
 con il crollo di Governatori che pure avevano bene governato a 
 detta anche di oppositori, Formigoni ha vinto ancora con ampio 
 margine seppure meno della volta precedente. Obiettivamente in 
 queste condizioni é molto più agevole comporre il cosiddetto 
 listino.
 La stampa ha riportato ampiamente le diatribe per la formazione 
 del listino di Formigoni, e politiche e personali. In questo 
 caso infatti si trattava di dare il passaporto per un ingresso 
 garantito nel Consiglio Regionale. E in questa situazione, 
 realisticamente, quali chanches poteva avere, chiunque fosse, 
 Bordoni o Crosio o Bonetti o comunque Scarpasacchi, un 
 valtellinese?
Unica 
 via: tornare all'antico
 C'era un'unica via, realisticamente, che avrebbe potuto evitare 
 l'usurpazione del seggio con un'intera provincia, come si suol 
 dire, in braghe di tela. Già, in braghe di tela. Oggi, salvo i 
 problemi della strada, quasi tutto dipende da Milano:
 sanità, territorio, ambiente, acque, 
 energia, attività produttive, turismo, artigianato,  
 agricoltura, sociale ecc.
 Sarebbe stato necessario tornare all'antico.
 Come facevamo a "sopravvivere" un tempo? Eravamo per la Camera 
 in circoscrizione con Como e Varese che insieme avevano quasi 
 dieci volte i nostri elettori. C'erano quattro preferenze. 
 Bastava che a Como e a Varese si mettessero d'accordo, votassero 
 in blocco le preferenze e noi eravamo fritti. Lo sapevamo. 
 Dirigendo la prima di 12 campagne elettorali 
 - che allora erano un'esplosione di entusiastico volontariato e 
 di conseguente razionalità organizzativa oltre che politica, e 
 questo per tutti i Partiti che qui in provincia erano una cosa 
 seria - facendo ruotare tutto intorno allo slogan "vutèm i nos" 
 e spiegando le ragioni di questo imperativo categorico, 
 inaugurai la serie che portò a brillanti risultati per tutti, 
 sino ad avere perfino sei parlamentari a Roma, equamente 
 suddivisi tra Senato e Camera. La gente aveva capito, 
 dall'illustre e dotto personaggio, al caricatore d'alpe, dal 
 liutaio al capomastro, dalla matricola del voto all'anziano in 
 Casa di Riposo che eravamo, per i nostri numeri, una cittadella 
 assediata. Tutti sulle mura, nella fattispecie tutti alle urne, 
 e allora magari in tanti con il Centro Valle - 17.000 copie la 
 sua diffusione - in tasca perché allora - ne ero direttore - 
 ritenevo che pubblicare in prima pagina le spiegazioni del 
 votare, oltre che far comodo all'editore per l'aumento di copie 
 vendute, era in realtà un servizio alla comunità.
 Ma cosa c'entrano queste cose?
 Due aspetti del mea culpa di valtellinesi e valchiavennaschi: 
 affluenza e meno sprechi di voti.
Mea 
 culpa: 1) l'affluenza
 Si legga la nota del Comitato Cittadini Consumatori Valtellina, 
 pure a mia firma e concertata con i colleghi del CCCVa, che 
 pubblichiamo su questo numero. Un valtellinese su tre - anzi di 
 più - si é ben guardato dall'andare a votare. C'é chi andrà a 
 spulciare gli elenchi visto che qui la privacy non c'entra 
 perché ci può essere chi é stato impossibilitato per ragioni 
 oggettive (si pensi a chi era appena rientrato da lontano in 
 Valle per la Pasqua e che, a distanza di tempo, sarebbe venuto, 
 oppure a malati ecc.), ma c'é anche chi si é ben guardato di 
 votare o per pigrizia, o per menefreghismo, o per 
 autolesionismo.
 Sessantaquattro per cento. Guardiamo la situazione lombarda, con 
 il dato attuale e, dopo, quello delle precedenti elezioni:
 BERGAMO 74,5 79,1 - BRESCIA 75,2 78,3 - COMO 72,5 75,7 - CREMONA 
 75,1 79,5 - MANTOVA 74,1 77,4 - MILANO 71,0 73,4 - PAVIA 74,2 
 77,3 - 
 SONDRIO 64,0 69,3 - VARESE 71,5 74,0 - LECCO 75,4 78,7 - LODI 
 75,5 78,4 - MONZA 75,6 0,0 - LOMBARDIA 73,0 75,6 - ITALIA 71,4 
 73,1
Mea 
 culpa: 2) lo spreco di voti
Sono 16.151 i valtellinesi e valchiavennaschi che hanno 
 votato per  il Presidente della Regione (96002 in tutto) e 
 non anche per le liste, ma per avere il seggio occorrevano, 
 appunto, i voti di lista. Qualcuno potrebbe dire che il fenomeno 
 ha riguardato tutta la Lombardia, ma anche qui in realtà da noi 
 il gap é stato molto più pesante. Nella regione la percentuale 
 di chi ha votato solo per il Presidente é stata del 8,97% ma 
 nella nostra provincia di quasi il doppio e cioè del 16,82%.
Di chi era il problema?
 Ma di chi era il problema? In molti non hanno capito che il 
 problema non era affatto di Bordoni, Tam, Crosio, Pini, Giuppani 
 ecc.
 Il problema era di tutti, come adesso. Anche adesso il problema 
 é di tutti.
E ora? 
 Cornuti, mazziati e contenti?
 Appunto, adesso. Cornuti, mazziati e contenti? O magari come i 
 polli di Renzo a beccarci fra noi? O magari a occupare con 
 sadica soddisfazione il tempo delle consuete discussioni al bar 
 o in piazza?
 Questo é  il tempo della serietà. Discussioni, confronti, 
 polemiche, se ce ne sarà bisogno, vengano fatte dopo.
 Questo é il tempo del richiamo sulle mura. Chi se ne intende sa 
 che stando così le cose siamo semplicemente fregati. Lecito 
 pensare che a Milano non siano dei fuori di testa e non 
 capiscano tutto questo. Sarebbe sciocco il pensarlo, ma un conto 
 sono le volontà, un conto sono le solidarietà, anche sincere, a 
 parole, un conto sono i fatti sui quali non dobbiamo dimenticare 
 che pesano meccanismi, condizionamenti, incidenza dei 
 fabbricanti di bastoni, di quelli da mettere nelle ruote, 
 egoismi, interessi contrastanti con i nostri eccetera eccetera.
 Ergo, tutti sulle mura con consapevolezza e responsabilità. E 
 aggiungiamo, da pacifici qual siamo, un occhio anche al fienile 
 per tenere a portata di mano i forconi. Può darsi che debbano 
 servire anche quelli (metaforicamente, s'intende).
Alberto Frizziero
GdS 10 IV 2005 - 
www.gazzettadisondrio.it
