La frana della Val Zebrù e gli inSegnamenti che vengono da Bolzano

Stavolta silenziosi i profeti del giorno dopo Sentiamo come la pensano a Bolzano

STAVOLTA SILENZIOSI I PROFETI DEL GIORNO DOPO

La frana in Val Zebrù, da era geologica per caratteristiche e
dimensioni. In attesa che venga determinato con precisione il
volume del materiale sceso a valle come ordine di grandezza si
può ipotizzare una massa che, posta nello stadio di S.Siro, si
elevi per un km, un km e mezzo.

Da sottolineare in questa occasione il silenzio dei profeti del
giorno dopo e dei catastrofisti in genere. In occasione della
frana del Coppetto di 17 anni fa il loro coro fu altrettanto
urlato quanto stonato. Basta rileggere i giornali di allora: la
frana aveva due precise cause: il disboscamento e le
lottizzazioni selvagge. Ci volle qualche giorno – c’era ben
altro da fare - per dimostrare l’imbecillità di simili panzane
ma intanto nel Paese ci si era fatta l’idea che l’evento in ogni
caso fosse stato determinato, sia pure in qualche modo,
dall’intervento dell’uomo.

Questa volta i profeti del giorno dopo e i catastrofisti sono
stati fregati. Non possono prendersela con gli amministratori,
con gli speculatori e via dicendo. La montagna è venuta giù in
pieno Parco Nazionale dello Stelvio, lontanissima da attività
umane, salvo il Rifugio V Alpini e la baita del Pastore,
elementi antropici di irrilevanza totale, da una quota intorno
ai 3000 metri.

La ripresa TV dell’evento è un documento eccezionale utilissimo
anche alla scienza per la dinamica di questi eventi, ma è anche
una

SENTIAMO COME LA PENSANO A BOLZANO


Azienda Speciale per la regolazione dei corsi d’acqua e la
difesa del suolo dlla provincia di Bolzano



Chiunque ami frequentare la montagna, e la nostra terra offre in
tal senso impareggiabili opportunità, avrà notato, non solo
nell'ambiente dolomitico in cui la disgregazione delle rocce
assume connotazioni macroscopiche spesso spettacolari, come gran
parte del-l'evoluzione naturale del territorio passi attraverso
tutta una serie di fenomeni erosivi che sussistono
indipendentemente dall'operato dell'uomo ed anzi, rispetto a
quelli indotti dall.'antropìzzazione, sono determinanti. Le
catene montuose dell'arco alpino, infatti, presentano
caratteristiche orografiche e geologiche fortemente instabili.
Ciò è dovuto alla loro formazione relativamente recente ed
all'azione degli agenti climatici e meteorologici cui sono
sottoposte, che rive-stono aspetti peculiarmente continentali:
le temperature si alternano cioè con valori assoluti molto
elevati e le precipitazioni si scaricano, spesso con forte
intensità ed imprevedìbiiit4, soprattutto durante il periodo
estivo.

Fenomeni ed aspetti naturali quali un gNiacciaio in lento
movimento, un deposito morenico, una fenditura in una roccia
pensile, un ghiaione,, uno scoscendi-mento o ancora un calanco
(chi non. ha. guardato .con ammirazione le piramidi di terra del
Renon'?) sono la testimonianza di questa evoluzione
geomorfologica che porterà, nell'arco di centinaia di milioni di
anni. ad un livellamento dei rilievi, ad' un addolcirlento dei
pendii, ad una generale regolarizzazione delle condizioni
climatiche, alla dilfusionc'di nuove specie vegetali ed animali
adatte alle mutate caratteristiche de! territorio.

Questo processo che dal «Chaos» porta alla stabilità è un
naturale percorso evolutivo già in stato molto avanzato in
diverse zone della terra (l'Inghilterra, per

esempio, presenta rilievi. inferiori ai mille metri ed ha
precipitazioni regolarmente distribuite nell'arco del-l'anno),

I fenomeni erosivi citati, per tornare a noi, rappresentano
depositi inesauribili di materiale instabile che, sfruttando
l'acqua quale veicolo, sì riversano periodicamente a fondovalle
laddove l'uomo ha edificato le proprie case, ha tracciato le
proprie strade, ha dissodato e destinato terreni
all'agricoltura.

Ecco quindi che la tutela di questi beni «acquisiti», la ricerca
di dare stabilità e sicurezza alla propria esistenza rientra in
un'ottica umanamente irrinunciabile. Spinto dalla necessità, da
un lato di utilizzare l'elemento acqua e dall'altro di
garantirsi dal pericolo che talora essa può rappresentare,
l'uomo ha eretto argini a difesa degli abitati, ha edificato
mulini ed opifici vicino ai torrenti per trarne la forza
motrice, ha bonificato terreni attraverso canalizzazioni ed
impianti d.i drenaggio, ha reso navigabili corsi d'acqua per
tra-sporti e commerci, ha aperto canali artificiali, ha
costruito dighe per premunirsi dall'effetto delle piene o per le
centrali idroelettriche, ha assicurato i versanti, ha protetto
le vie eli comunicazione, è Intervenuto con difese antivai.anga.

Questo sforzo grande e multiforme è destinato però a venire
ridimensionato se paragonato all'immane forza dei fenomeni che
si intende contrastare (di quali mezzi limitati disponiamo!) e
per i quali il fattore temporale si dilata superando
(annichilendo forse) il senso Stesso della nostra esistenza.

C'è da dire inoltre che, nel volgere degli anni, l'opera-dell'uomo
si è ispirata alle cognizioni teoriche acquisite
progressivamente sulla base delle esperienze e filtra-te dagli
specifici retroterra culturali.

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GdS 30 IX 04 -
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