Grossolano attacco alla religione e alla Chiesa cattolica in un rapporto, "Donne e religioni in Europa" presentato al Consiglio d'Europa da Rosemarie Zapfl-Helbling. Zurighese, del (!) Partito Popolare
 DENUNCIO
 Voglio denunciare un grossolano attacco alla religione e alla 
 Chiesa cattolica, attacco che è in un rapporto, "Donne e 
 religioni in Europa" presentato al Consiglio d'Europa due giorni 
 fa da Rosemarie Zapfl-Helbling. Zurighese, membro autorevole del 
 partito popolare, la Helbling ha perorato la difesa dei diritti 
 delle donne europee con sconcertanti affermazioni e una serie di 
 luoghi comuni anticattolici mescolati a evidenti falsità. Il 
 tutto molto politically correct.
 Bersaglio dell'attacco la religione cattolica (più volte citata 
 negli interventi in aula dalla relatrice), ritenuta responsabile 
 di limitare i diritti delle donne o di minacciarli condannando 
 il gentil sesso, come affermato nel rapporto, alle «violazioni 
 più gravi dei diritti fondamentali come il crimine d'onore, i 
 matrimoni forzati e le mutilazioni genitali femminili (!!!) che 
 sono in aumento in alcune comunità europee». L'influenza 
 religiosa, continua la filippica, è raramente inoffensiva perché 
 «i diritti delle donne sono permanentemente e continuamente 
 violati e minacciati» nel nome della religione che ha 
 contribuito, attraverso stereotipi maschilisti «a conferire agli 
 uomini un sentimento di superiorità che ha portato alla 
 discriminazione della donna fino al ricorso alla violenza 
 fisica». Ma una delle colpe più grandi attribuita alle credenze 
 religiose «al fine dell'asservimento della donna» è il «rifiuto 
 di mettere in discussione una cultura patriarcale che considera 
 il ruolo della sposa, della madre e della donna di casa, come 
 modello ideale».
STUPITO
 Francamente stupisce che possa rivivere ancora 
 oggi in una rappresentante in Consiglio d'Europa del partito 
 popolare europeo come la Rosemarie Helbling, un vetero 
 femminismo così acre e demodè, ma soprattutto fa meraviglia che 
 questo furore antireligioso, che non ha mai citato la condizione 
 della donna islamica, sia diretto contro la Chiesa che ha 
 consacrato da secoli la figura di Maria come sintesi di ogni 
 virtù femminile e della santità. Dopo tutte queste premesse, la 
 vibrata esortazione della Helbling a tutti gli Stati membri del 
 Consiglio d'Europa a lottare contro le mutilazioni genitali 
 femminili, i matrimoni forzati, ecc. perché «la libertà di 
 religione trova i suoi limiti nel rispetto dei diritti della 
 persona umana». Venga garantita, dunque, «la separazione 
 necessaria tra Stato e Chiesa perché le donne non siano 
 sottomesse a politiche e a leggi ispirate dalle religioni in 
 particolare riguardo alla famiglia, al divorzio e all'aborto». 
 Infine l'ultima invocazione del Rapporto è rivolta agli Stati 
 perché nessuna giovane, ancorché minorenne, debba essere 
 costretta a sottomettersi a regole religiose o le sia impedita 
 la libertà di movimento o ancora le sia vietato l'utilizzo dei 
 contraccettivi da parte della famiglia o della comunità in cui 
 vive. E' ovvia la preoccupazione per un simile linguaggio e per 
 tesi che non trovano nessun sostegno nella realtà europea e nei 
 fondamenti della religione cattolica, soprattutto se vengono 
 attribuiti genericamente alla religione riti come le mutilazioni 
 genitali femminili o consuetudini come i matrimoni forzati che 
 ci sono totalmente sconosciuti.
CHE CONFUSIONE!
 Ma l'ambiguità di fondo sta nel 
 confondere il cattolicesimo o il sentimento religioso in 
 generale con gli abusi, i crimini o le prevaricazioni che 
 vengono fatti con il pretesto della religione o in nome della 
 religione stessa. La zelante relatrice zurighese, anticattolica 
 e membro del partito popolare europeo, dimentica che la 
 conquista forse più grande della nostra civiltà, ossia la 
 laicità dello Stato, ha da secoli tracciato una chiara 
 demarcazione tra Stato e Chiesa. Stupisce che non se ne sia 
 accorta e vale forse la pena ricordarle che è il rispetto della 
 legge la garanzia dei diritti di ciascuno e le istituzioni 
 democratiche la difesa di tutti. Inutile dire che decine di 
 emendamenti, tesi a migliorare il testo, sono stati respinti e 
 che il politically correct ha trionfato ancora una volta contro 
 il buon senso e la verità.
 DA CHE PULPITO!
 Nello stesso pomeriggio, in assemblea 
 plenaria del Consiglio d'Europa, è stato poi ospitato il sig. Ekmeleddin Ihsanoglu, Segretario generale dell'Organizzazione 
 della Conferenza islamica, che ha illustrato i possibili punti 
 di incontro tra l'Islam e le altre religioni. Vale la pena 
 ricordare che nella Risoluzione n.12/31, approvata dalla stessa 
 Conferenza islamica nel giugno 2004, circa il ruolo della donna 
 nello sviluppo della società musulmana si affermava che «si 
 dovessero prendere misure appropriate per organizzare attività 
 femminili a livello nazionale e internazionale nel rispetto 
 della natura della donna e nel quadro delle restrizioni previste 
 dalla Sharìa».
 E ancora, nel comunicato finale della stessa 
 Conferenza , al comma 62, «si riafferma il diritto degli Stati 
 islamici a preservare la loro specificità religiosa, sociale e 
 culturale (...).
 Si fa appello ad astenersi da ogni utilizzo 
 dell'universalità dei diritti dell'uomo come pretesto per 
 l'ingerenza negli affari interni degli Stati islamici (...).
 Infine, si denuncia la decisione dell'Unione europea che 
 condanna la lapidazione (delle adultere, ndr) e le altre pene 
 qualificate come inumane che vengono applicate in alcuni Stati 
 islamici in virtù delle disposizioni della Sharia».
DUBBI? NOOOO!
 Non credo ci possano essere dubbi che i margini di dissenso con 
 queste posizioni, così autorevolmente espresse dalla Conferenza 
 islamica del 2004, siano molto ampi e facciano riflettere.
Fiorello Provera 
 (x)
(x) 
 Presidente Commissione Esteri del Senato, membro effettivo della 
 delegazione italiana al Consiglio d'Europa
 GdS 10 X 2005 - 
www.gazzettadisondrio.it
