Liberazione di Sgrena e assassinio Calipari: non è stato un errore. Una sola via per Bush. Sennò…

Tutta l’Italia si
è commossa. Per la gioia della liberazione della connazionale
giornalista Sgrena – il cui padre in queste settimane è stato un
esempio di dignità – e per la mestizia, ma anche rabbia, per
l’incredibile assassinio del nostro 007, capace, validissimo
funzionario dr.Calipari.

Assassinio. Se colposo o doloso vedranno i Magistrati ma sempre
e comunque assassinio.

Unanimi le richieste di far luce su cosa è successo, le
richieste di verità.

La verità non la sapremo mai, perché l’insieme delle circostanze
è di per sé eloquente: non è stato un errore. E neppure
l’inchiesta più rigorosa riuscirà a evidenziare eventuali
incrinature, o addirittura altro, nella linea di comando, quella
per intenderci che finiva sul blindato a 700 metri
dall’aeroporto.

La linea del nostro giornale sulla guerra in Irak – basta
leggere quanto avevamo scritto allora dato che i nostri articoli
da quando hanno fatto il loro ingresso in rete non ne sono più
usciti – è stata chiara. In buona sostanza era la linea di
Giovanni Paolo II, con nostre specificazioni. Precisammo allora,
più volte, che non eravamo d’accordo con i falchi di Washington
, primo fra tutti quel Rumsfeld riconfermato da Bush ma ora
molto defilato. Non come diversi altri caratterizzati da un
antiamericanismo di fatto ideologico. Noi sostenevamo di parlare
da amici degli USA, amici che sentono il dovere di dire la loro
quando l’amico sbaglia.

R così, con altrettanta chiarezza, abbiamo poi sostenuto la
necessità della nostra presenza militare.

Per mesi abbiamo sentito molti dire che ci volevano le forze
dell’ONU, visto che anche i bambini si rendono conto che senza
una presenza militare in tre giorni l’Irak sprofonderebbe in una
bolgia dantesca.

Siamo ancora della stessa idea, ma per restare occorre una
condizione, quella che è la sola via per Bush. Non basta la
rigorosa inchiesta promossa dall’Amministrazione americana.
Occorre l’individuazione dei responsabili. E subito dopo occorre
la punizione dei responsabili con regolare pubblico processo. Se
non si verifica questa condizione la presenza in Irak dei
militari italiani diventerebbe incompatibile. E tanti di quelli,
come noi, che continuano a sostenere l’indispensabilità della
loro presenza laggiù, non potrebbero in coscienza restare della
stessa opinione dopo l’assassinio sulla strada per l’aeroporto
di Bagdad.
Alberto Frizziero


GdS 5 III 2005 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
Editoriali