la sentenza de L'Aquila esautora i poteri del Parlamento

di Gia

Caro Direttore, la sentenza de L'Aquila esautora i poteri del
Parlamento eletto dai cittadini e al quale soltanto può
competere l’abrogazione di una norma tuttora in vigore.

Ma il punto nodale della questione non è semplicemente o
principalmente giuridico quanto morale e sociale, stante
l’appartenenza cattolica della stragrande maggioranza del popolo
italiano e conseguentemente le profonde radici culturali
cristiane della nostra civiltà nazionale ed europea.

E’ frutto di intolleranza l’atteggiamento dello Smith che
pretende di imporre se stesso e le sue idee ad un’intera
comunità che lo ospita serenamente, ma appare indubbiamente
ancor più pericolosa la pronuncia del giudice che ne avalla le
richieste in nome della legge. Ciò finisce per ledere i diritti
degli abitanti di Ofena, recando nello stesso tempo offesa
all’intero popolo italiano che ne condivide la medesima
professione di fede.

La mancanza di reciprocità nella libertà di culto con i Paesi
islamici non è l’unico elemento di riflessione su questo
increscioso episodio, che soprattutto rappresenta l’ennesimo
campanello d’allarme sui seri pericoli che l’Italia sta correndo
a causa di una programmata invasione di masse musulmane che sono
facili strumenti per l’importazione di fenomeni inquietanti
alimentati da un barbaro fondamentalismo.

Con quale coraggio il Vice-premier vuole dare pure il diritto
di voto a chi già fin d’ora dimostra atteggiamenti
destabilizzanti nei confronti della nostra cultura e dei nostri
sentimenti più sacri e inviolabili? Chi ci assicura che l'Islam
moderato non sia nient'altro che la maschera del vero Islam fondamentalista?

Dopo la promulgazione della Legge Mancino, 
anticostituzionale e persecutoria, si è passati dalla scandalosa
depenalizzazione della bestemmia contro le Persone e/o i Simboli
della Religione Cattolica, subita dagli italiani vittime della
disinformazione pilotata, a un nuovo caso di sconvolgente
aggressione alla Religione che se non è di Stato è comunque del
popolo e questo è quello che più conta.

Il prossimo passo sarà forse quello di ridurre i cattolici nelle
catacombe per non turbare la suscettibilità degli extra
comunitari non cristiani che sempre più numerosi affollano le
nostre città?

Come mai ci si preoccupa di tutelare la sensibilità di minoranze
e si calpestano con scoraggiante naturalezza i diritti di
un’intera collettività? Il Crocifisso di Ofena è il simbolo
dell’identità religiosa di milioni di italiani, è espressione di
una civiltà millenaria scolpita finanche sulle pietre e non
ultimo incarna la cultura e la storia nazionali. Staccarlo dalle
pareti di una scuola è un gesto irrazionale e fuorviante e, per
giunta, serve unicamente a punire la dignità e la libertà di
tutti noi. Ma non è finita qui, la "sensazione" che la laicità
sia degenerata in bieco laicismo è diventata certezza!
Gianni Toffali


Gianni.Toffali@inwind.it

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