TERRORISMO. RIFORMA DELLA GIUSTIZIA.

di Alberto Frizziero




PREMESSA POLITICA: OBIETTIVITA'

Occorre fare una premessa politica, anzi "politica" con
tanto di virgolette.

C'é un'abitudine diffusa, anzi diffusissima, nel nostro Paese,
quella delle casacche. Ciascuno di noi deve avere per forza di
cose una casacca. E se uno non ce l'ha, se appena apre bocca,
subito gliene appiccicano una.
Se ci azzardiamo a dire che ci va la Riforma della Giustizia
appena varata l'etichetta di Berlusconiano ce la appiccicano
immantinente, e se diciamo che non ci va ci considerano ipso
facto arruolati nelle fanterie di Prodi.

Così avviene del resto nei mass media.

Questo e quel giornale
sono con il Premier, quegli altri sono con l'opposizione.
Essendo, di fatto, schierati non si sa mai se quanto si legge é
il risultato di analisi oggettive oppure é un risultato, per
così dire, corretto dalla ragion politica della rispettiva
parte.

Distorsione profonda del sistema.

Fermo restando che hanno due
caratterizzazioni ben diverse maggioranza e opposizione, si rileva che un conto é la
diversità e un conto é la diversità a tutti i costi. Su alcuni
problemi concreti, non ci fosse il puntiglio di schieramento,
sarebbe utile per il Paese riuscire a fare sintesi. Non abbiamo
scritto "cercare di realizzare soluzioni di compromesso", ma
abbiamo scritto "soluzioni di sintesi".

E' così, e non abbiamo nessuna intenzione di lanciarci in
Donchisciottesche campagne contro i mulini a vento come il buon
hidalgo di Cervantes, fedelissimo della sua Dulcinea del Toboso.

Se prendiamo sottobraccio il limpidissimo Sancio Panza e ci
allontaniamo dai mulini, non é detto però che sgombriamo
totalmente il campo. E ci mettano pure la casacca che vogliono:
non ci interessa punto. C'é bisogno che qualcuno discuta, che
affronti i problemi per quelli che sono prendendo le posizioni
che sono dettate dal buon senso e dalla obiettività,
indipendentemente, posto che ce ne siano, dalle posizioni
politiche o dei politici. Ci si guardi bene dunque dal dare una
lettura di parte a questa o quella affermazione che andremo
facendo perché chi intendesse farlo prenderebbe una sonora
cantonata.

Noi affronteremo i problemi per quelli che sono e
indipendentemente dalle posizioni che su tale problema hanno gli
uni o gli altri.

Cominciamo con il terrorismo, anzi l'orrorismo.



TERRORISMO, ANZI
ORRORISMO


Avevamo tempo fa invitato ad usare il termine orrorismo anziché
terrorismo, già di per sé oggetto a impensabili distinguo da
parte di una signora-magistrato (quella tale Clementina Forleo
(x) di Milano
che ha distinto guerriglieri da terroristi. Se capitasse, in fin
dei conti c'é la soddisfazione di dire che ha colpito non un
terrorista ma un guerrigliero...).

Siamo inorriditi nei giorni scorsi per quel che é successo a
Londra come era stato tempo fa per quel che era capitato a
Madrid. l'11 marzo dello scorso anno. Dicono in tanti che
toccherà anche a noi, così come dicono che l'orrorismo é
destinato a continuare per molti anni.

Non ci insegneranno niente i due precedenti. Eppure a Londra c'é
stata la dimostrazione di cosa si deve fare quando succede un
evento del genere.

Telecamere e giornalisti tenuti rigorosamente lontani. Non é
solo una questione organizzativa e di ordine pubblico ma in
questo modo a Londra si sono ottenuti due risultati. Sotto il
profilo delle indagini la raccolta di elementi non ha subito
inquinamenti da parte di estranei. Sotto il profilo "politico"
il far vedere il frutto delle incursioni orroristiche esalta
l'azione degli orroristi, di quelli pronti a colpire e di quelli
che lo devono diventare.

Saremmo favorevoli a provvedimenti restrittivi al massimo. E non
si cominci con le querimonie dul diritto di cronaca. Quello
della vita, quello della sicurezza se ne fanno un baffo del
diritto di cronaca, che viene soltanto, e molto, dopo.

Non é finita con le valutazioni. A Madrid e a Londra episodi. A
Bagdad e altre città irakene é la tragica quotidianità. Nel
Paese più laico fra quelli arabi, nel Paese dove il terrorismo,
di qualunque matrice, era visto con il fumo negli occhi. Se le
cose fossero andate diversamente oggi la minaccia sul capo degli
occidentali sarebbe molto, molto, molto minore. Ma torneremo su
questo argomento, affrontato con obiettività in quanto non per
antipatia per gli USA ma da amici degli USA, e da amici che quel
che c'é da dire su Rumsfeld - quello dell'arrogante giudizio su
chi invitava alla cautela, definiti "vecchia Europa" mentre
erano, per la cultura che diversamente da lui essi hanno nei
cromosomi la "saggia Europa" - hanno continuato a dirlo e
continueranno sino a quando occuperà il suo posto al Pentagono.
In ogni caso, per tornare al ragionamento base, pare che là i
civili sottoterra siano arrivati all'impressionante cifra di
25.000. E i kamikaze, secondo pubbliche dichiarazioni alla
vigilia della guerra, pronti a continuare la guerra a loro modo,
erano 9.000. In Irak.



Che fare? Cambiare mentalità

Che fare comunque?

La prima cosa é cambiare mentalità.

Se si
tratta di una guerra, come ormai han capito persino i tardi di
comprendonio, bisogna fare la guerra con tutto quello che
comporta.

Questo almeno se non si vuole perderla.

L'egiziano rapito da agenti della CIA in Italia pare fosse sotto
inchiesta da due anni, seguendo le regole che valgono per
ciascuno di noi. La Giustizia può intervenire solo quando ha
acquisito almeno indizi. Ma per la questi sono tempi biblici. e
la sicurezza ne può andare a discapito. Risultato: in Italia
agenti stranieri, sia pure di un Paese alleato, lo hanno preso e
impacchettato. Per inciso, l'han consegnato alle Autorità
egiziane ed é finito in carcere non sotto il ponte dei Frati
neri o in una scarpata ferroviaria o nella calce viva. Ormai una
parte degli orroristi vive tra noi tranquillamente, "in sonno",
pronta a partire e colpire all'ora X, quando arriva il segnale.
E noi dovremmo andare avanti sulla base di astratti ragionamenti
giuridici e sulla base di concetti filosofici che ovviamente
hanno grande valenza e valore assoluto, ma per noi, e in un
contesto normale. Non per gente che usa come detonatore delle
bombe nelle azioni terroristiche il proprio corpo?
Siamo in guerra, dicono tutti. Ma se é così la guerra non
la si fa con le esortazioni, gli scongiuri e le grandi
formulazioni di principio bensì con atti concreti. La
Costituzione recita all'art. 78 "Le Camere deliberano lo stato
di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari". Non
diciamo di arrivare a tanto ma ricordiamoci dell'art. 103 della
Costituzione, in questa sua parte: "I tribunali militari in
tempo di guerra hanno la giurisdizione stabilita dalla legge. In
tempo di pace hanno giurisdizione soltanto per i reati militari
commessi da appartenenti alle Forme armate". Ci vorrebbe in
fondo un'aggiunta relativa agli orroristi, di qualsiasi
nazionalità siano, per qualsiasi reato direttamente o
indirettamente connesso all'orrorismo.

Non si storca il naso per favore con i grandi principi e le
affermazioni roboanti perché questo vuol dire presentarsi alla
guerra con le scacciacani e le pistole ad acqua.

Cambiare mentalità anche in fatto

di cosiddetta "libertà di espressione"



Al tempo delle BR Toni Negri non ha ammazzato nessuno, non ha
commesso alcun atto di violenza fisica. Quando il giudice
Calogero a Padova, pur dipinto come simpatizzante della
sinistra, lo ha messo dentro c'é stata una impressionante levata
di scudi di intellettuali e compagnia. Poi però un po' tutti si
sono resi conto che chi aveva ragione era il giudice Calogero e
se non fosse stata per la fesseria di Pannella che ha portato in
Parlamento, con la Cicciolina, anche lui, Toni Negri non sarebbe
scappato all'estero ma avrebbe scontato nelle patrie galere quel
che era giusto scontasse. Anche i super-garantisti hanno dovuto
arrendersi. Perché? Perché, come da un detto classico, "ne
uccide più la penna che la spada", se la penna é appuntita. La
penna o, ad esempio, le corde vocali di certi iman, e non solo
loro. Uno Stato di diritto deve garantire la libertà di
opinione. Libertà, non licenza. La libertà ha un limite ed é
quello che evita che per la libertà di uno venga conculcata
quella di altri.

Basta, in definitiva, col garantismo esasperato. Non vogliamo
cadere in posizioni che potrebbero essere intese come politiche,
di parte, ma, per esemplificare, anche Diliberto (di più) e
Bertinotti (un po' meno) devono cambiare registro perché le
formulazioni dialettiche sono un regalo per gli altri, per
quelli che, a quanto si dice, hanno messo nel mirino anche la
più tollerante delle Nazioni occidentali, proprio noi che
abbiamo una tradizione di "buonismo", di rapporti positivi con
il Sud del Mondo (ricordiamoci persino di Enrico Mattei e della
sua guerra alle sette sorelle...).

Cambiamo mentalità. Il resto consegue.


RIFORMA DELLA
GIUSTIZIA

Disegno di legge n. 4636-bis-D - Delega al Governo per la
riforma dell'ordinamento giudiziario di cui al regio
decreto 30 gennaio 1941, n. 12, per il decentramento del
Ministero della giustizia, per la modifica della disciplina
concernente il Consiglio di presidenza della Corte dei conti e

il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa
nonché per l'emanazione di un testo unico



La riforma della Giustizia, dopo un travagliatissimo iter, con
il SI di 284 deputati e il NO di 219 sui 507 presenti e 503
votanti è dunque arrivata in porto cambiando, dopo 64 anni,
l’ordinamento giudiziario nel frattempo alquanto invecchiato.


Ci guardiamo bene dall’entrare in una sua dettagliata analisi
dei 17 articoli – alla faccia dei superstiziosi! Il 17° comunque
riguarda la “copertura finanziaria”… - che occupano qualcosa
come 68 pagine. Si sono già spesi fiumi di inchiostro – oggi,
meglio, si deve dire gigabyte – con centomila sfaccettature.
Aggiungiamo poi che noi siamo abituati a parlare e scrivere
pienamente documentati. Per esserlo su questo argomento
bisognerebbe conoscere a fondo tutte le posizioni, in
particolare poi distinguendo il grano dal loglio, cosa che non è
certo possibile, quantomeno ora a poche ore dall’approvazione
definitiva.


Contro, per motivi opposti, magistrati e avvocati

Cominciamo a sottolineare una cosa curiosa che forse sta ad
indicare che questa legge non è poi così male come si sente dire
da alcuni, senza – anche questo va detto – che le reazioni da
parte di chi l’ha approvata, salvo il Ministro di Grazia e
Giustizia Castelli, risultino altrettanto energiche.

Da un lato l’Associazione Nazionale Magistrati, giunta
addirittura allo sciopero, che ne dice peste e corna.

Dall’altro lato gli avvocati, giunti addirittura allo sciopero,
che ne dicono peste e corna per motivi diametralmente opposti.


Sarei contro, se magistrato

Fossi un magistrato sarei contro, ma non per i grandi motivi di
fondo che vengono evocati. Sarei contro alla separazione delle
funzioni non perché creda veramente, come l’ANM sostiene, che in
questo modo verrebbe lesa l’indipendenza dell’accusa – tesi
manifestatamene infondata – ma per una ragione di tutela di
interessi. Legittimi, ma interessi.

Fino ad ora un magistrato
poteva passare tranquillamente da un settore all’altro con ampia
capacità di autodeterminare la sua carriera e le sue sedi
professionali. D’ora in poi chi ha scelto la carriera inquirente
deve stare su quel binario, non cambiarlo. E non è sbagliato
come è stato detto e ridetto da molti, sempre che si guardi al
sodo, e cioè all’efficienza del sistema giudiziario.

Sarei contro perché "si burocratizza la Giustizia", come ha
detto il Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. In
che modo? Semplicemente introducendo anche in questo settore
quel sistema che c'é dappertutto, in tutti i settori della
pubblica amministrazione: il merito. Si va avanti solo se si
fanno e vincono i concorsi (che verranno fatti da loro non dal
Ministero o altri). Sia consentito: andare avanti per anzianità
non é il sistema migliore!

Sarei contro perché mi tocca andare a scuola, come del resto
fanno altri settori della pubblica amministrazione e come
dovrebbe fare chiunque visto che l'aggiornamento deve essere
permanente e non basta quello individuale. E' vero che non siamo
all'anno zero e che un po' di scuola viene fatta, ma proprio da
tutti?!?

Sarei contro perché in definitiva ho una serie di diritti - gli
altri li chiamano privilegi - che poco alla volta rischiano di
sgretolarsi - gli altri dicono che in democrazia non deve
esserci qualcuno più uguale degli altri per una serie di cose, e
qui non si tocca, sia chiaro, l'indipendenza del magistrato.

Sarei contro, in definitiva, per un'azione sindacale anche se
gli altri la chiamano coirporativa.


Sarei contro, se
avvocato


Se avvocato sarei contro perché quello che mi attendevo,
sostanzialmente la parità tra accusa e difesa, non é stato
realizzato. E' un cavallo di battaglia che non trova comunque
tutti d'accordo perché in definitiva, dice il cittadino,
l'avvocato difende un interesse particolare, quello del cliente,
il magistrato l'interesse generale.

Sarei contro perché non é coerente con lo Stato di diritto la
disuniformità di giudizio nell'interpretazione delle leggi. E'
vero che i gradi di giudizio, sino alla Cassazione a sezioni
riunite, ci sono per correggere le distorsioni del sistema, ma
questo é costoso e tremendamente lungo.

Sarei contro perché il CSM é sì organo di autogoverno della
Magistratura ma considerabile tale con un aggettivo aggiunto:
corporativo. Basta vedere la parte disciplinare, irrisoria. A
questo proposito mal comune mezzo gaudio: quanti procedimenti
sono stati aperti per violazione del segreto istruttorio? E sì
che i destinatari di un avviso di garanzia sarebbero
limitatissimi: un paio di magistrati, un cancelliere, un
dattilografo, la donna delle pulizie...

Sarei contro per gli sconfinamenti nella politica.

Sarei contro perché l'Italia ha votato in modo plebiscitario per
la responsabilità civile dei giudici, perdippiù limitata a casi
di grande gravità o addirittura di dolo, e non se ne é fatto
nulla. Colpa del parlamento, certo, ma anche delle pressioni
ricevute dalla Magistratura e magari anche da qualche sede
autorevole.


Bisogna
parlarne.

Di Magistratura, magistrati, CSM


Bisogna parlarne. Di Magistratura, magistrati, CSM.

Non é tutta la stessa cosa. Ci sono diversità di valutazioni.

C'é il cosiddetto, secondo taluni vero, secondo taluni presunto
a torto, "uso politico della Giustizia. Tantissimi i casi,
alcuni éclatanti, a partire da quella sorta di delitto contro
l'immagine dell'Italia con l'avviso di garanzia recapitato senza
che ve ne fosseale necessità al Presidente del Consiglio
quand'era a Napoli con i Grandi del mondo (E' toccato a
Berlusconi. Fosse toccato a prodi, D'Alema, Garivaldi sarebbe la
stessa identica, incredibile cosa). C'é un CSM che andrebbe
riformato nel rispetto dello "Spirito delle leggi", dei sacri
principi cioè del 1748 di Charles-Luis de Secondat, barone di
Montesquieu che vanno sì invocati da ciascuno dei tre, ma anche
parallelamente e specularmente rispettati.

E anche qui tutti uguali i magistrati ma c'é chi é più uguale
degli altri, e anche questo é da vedere. Infine i giri di
valzer, intendendo con questo alcune sedi e chi vi viene
destinato (una curiosità: come mai Caselli se ne é andato da
Palermo prima del verdetto definitivo su Andreotti spostandosi
al Ministero. Ma, cosa più curiosa, come mai é andato poi a
Torino? Già, proprio a Torino= Non andiamo avanti, ed é chiaro
il perché.

Infine il potere. Non riguarda la schiera dei magistrati
impegnati quotidianamente in un mare di problemi in un Paese con
un tasso, specie sul civile, di litigiosità altissimo. Riguarda
pochi, alcune sedi, alcuni gruppi.

Andremo avanti poi, perché lo spazio questa volta é già stato
amplissimo.
Alberto Frizziero


PS Siamo morti
se...

Chi fosse interessato alla sentenza della Forleo la può
leggere all'indirizzo

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=730

Premettiamo che
la
"Convenzione Globale dell'O.N.U. sul Terrorismo", pilastro del
ragionamento che ha portato all'assoluzione,
e richiamata dalla stessa giudice non già come "approvata
dall'ONU" bensì "progettata
nel 1999", a quanto é emerso in TV deve essere ancora
approvata.
Il rappresentante italiano nell'apposita
Commissione ha dichiarato in TV che se la questione é bloccata é
proprio per le divergenze che ci sono sul punto del terrorismo.
Così fosse il CSM dovrebbe mandare un magistrato, cultore del
diritto, che non distingue fra norma vigente e norma progettata,
al minimo a scuola e meglio ancora a occuparsi di ben altre
questioni che non quelle giuridiche. Se così non fosse dovrebbe
perseguire il rappresentante italiano nella Commissione (che non
sarà mica andato in TV a contare balle...!!!).

In secondo luogo se si assume questa come linea, viste le
solidarietà espresse all'interno della Magistratura, in prima
fila Magistratura Democratica, per la Forleo, siamo morti. Un
po' come avere contro l'artiglieria con obici, mortai,
mitragliatrici, razzi da battaglia e difendersi con fucili e
pistole.


Secondo PS
.
L'analisi di Toni Negri dopo l'11 settembre. Chi ha
interesse  vada all'indirizzo:

http://www.urla.com/consapevolezza/modules.php?name=Content&pa=showpage&...


1 - continua


GdS 20 VII 2005 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
Editoriali