ANCORA UNA VOLTA UNA GUERRA PER "RAGIONI UMANITARIE". SEMBRA LA SPECIALITÀ DEL TERZO MILLENNIO 11 4 30 26

Ancora una volta una guerra per "ragioni umanitarie". Sembra la specialità del terzo millennio. Con interventi per motivi umanitari o a favore di civili indifesi nel mondo attuale ci sarebbe da sbizzarrirsi. Milioni di persone muoiono letteralmente di fame, non è forse un valido motivo umanitario per intervenire? In questo preciso momento, ad esempio, in Costa d'Avorio sta avvenendo un vero genocidio sotto gli occhi dell'ONU e del mondo intero, ma nessuno sta difendendo i civili. E qui nessuno ne parla. Una città di cinque milioni di abitanti, Abidjan, letteralmente in balìa delle milizie. I racconti sono agghiaccianti. Già un milione i profughi. E anche lì la presenza della Francia... I sondaggi danno Sarkozy in calo e allora si concentra sulla politica estera. Ma ha posizioni troppo istintive e di breve periodo. Mi domando chi siano i suoi consiglieri. L'Africa sta abbandonando le vecchie potenze coloniali e si affida a Cina, India, Russia, Sudafrica, Brasile (i cosiddetti Paesi BRICS). Queste guerre mi sembrano un segno di debolezza.

E poi, ancora una volta, una guerra che, si garantisce, sarà "veloce", mentre sul campo, in Libia, siamo già allo stallo. Gli USA si sfilano, i francesi sono in affanno e si chiama l'Italia. Tutti gli analisti militari sanno bene che non basta "volare e colpire" ma prima o poi bisognerà che centinaia di migliaia di soldati europei mettano i loro scarponi sul suolo libico, controllino un territorio più vasto molte volte l'Italia e mettano al potere un governo di "chi sa chi", con possibili infiltrazioni fondamentaliste. Tale governo, imposto dalle armi europee, verrebbe percepito subito dall'Africa come servo dell'Occidente e provocherebbe una reazione pan-africana contro quella che è in effetti una nuova forma di colonialismo. L'Africa, perciò, agli africani. Non mettiamoci in quel ginepraio di etnie e tribù che è il continente africano perchè anche con le migliori intenzioni, non ci capiremmo proprio niente.

Inoltre, ancora una volta una guerra per la "democrazia", mentre oramai lo sanno anche i muri che si è là per il petrolio e il gas libico. Vi ricordate la guerra in Iraq e l'affannosa ricerca delle famose armi di distruzione di massa? Le avete viste? Pura disinformazione di menti raffinatissime. E allora, per giustificare, si è detto che si interveniva contro un dittatore, per la democrazia. Risultato della democrazia: i cristiani fuggono dall'Iraq, sono stati letteralmente decimati; forse ne sono fuggiti più in questi dieci anni che in duemila anni di presenza fra il Tigri e l'Eufrate. Era meglio ascoltare il Papa. Aveva ragione Giovanni Paolo II (domenica sarò a Roma per la sua Beatificazione e pregherò per la pace), ma nessuno lo ha ascoltato, e Bush e l'Occidente andarono alla guerra, ancora una volta per il petrolio.

A quei tempi, il sottoscritto, pur essendo tenente di artiglieria in congedo, espose la bandiera per la pace. Ma ora dove sono le bandiere? Nella dottrina sociale cristiana esiste il concetto di "guerra giusta", ma devono essere soddisfatti alcuni presupposti ineliminabili. Uno dei quali è il cercare prima tutte le soluzioni negoziali e le possibili alternative. In Libia invece si è cominciato subito a bombardare, Francia e USA non vedevano l'ora! Lo stesso vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli ha chiesto personalmente a Berlusconi di rivedere questa decisione e di riavviare una azione diplomatica, pur aggiungendo di non credere che da parte occidentale ci sia la volontà di aprire un dialogo. Tale dichiarazione è una ulteriore conferma dei miei sospetti. Lo stesso Benedetto XVI chiedeva che diplomazia e dialogo prendessero il posto delle armi e si favorisse l'accesso dei soccorsi umanitari, mentre nello stesso momento il nostro governo decideva di bombardare. Si vuole la pace o il petrolio?

Perciò dico no a questa guerra in Libia, invito tutti gli uomini di buona volontà ad alzare la propria voce. Personalmente, il mio futuro impegno sociale e politico dipenderà molto da come i partiti e i loro parlamentari, anche locali, anche di ispirazione cristiana, si comporteranno in questo frangente storico.

E poi, parliamo di costi. Ancora una volta pagheremo un prezzo economico altissimo. Nessuno ci ha dato i numeri. Non si hanno i soldi per la benzina delle gazzelle della polizia e li si trovano per i Tornado? Si tagliano i soldi alla scuola e li si trova per le bombe? Che ne pensa Tremonti? Una campagna militare di medie dimensioni può costarci come dieci manovre finanziarie, dove prenderemo i soldi?

Ma certo, dal petrolio libico (no, perché se lo papperanno francesi e inglesi, anche il nostro - ndr -).

E allora chiamiamo le cose con il loro nome.

Glauco Santi

Glauco Santi
Editoriali