ILLUMINANTE DIAGNOSI DEL SEN. COSSIGA SULLA SITUAZIONE LIBICA. I PUNTI SIGNIFICATIVI DELL'INTERVISTA CONCESSA A "IL SUSSIDIARIO". CONFERMA AUTOREVOLE DI QUANTO ABBIAMO SCRITTO SIN DAI PRIMISSIMI MOMENTI DELLE RIVOLTE AFRICANE E DELLA GUERRA CONTRO GHEDDA
Figlio d'arte, il 48enne ing. Giuseppe Cossiga di esperienza di primo piano - oltre quella con il padre Presidente della Repubblica - ne ha fatta assai. Si è occupato professionalmente prima degli aerei in costruzione a Tolosa, poi in compiti diversi di carattere manageriale. Dieci anni fa in Parlamento, poi responsabile Difesa di Forza Italia e altri incarichi fra cui la presidenza dell'ISTRID - Istituto Studi e Ricerche per la Difesa. Oggi, senatore, è sottosegretario alla Difesa.
Lo scorso giovedì 30 ha rilasciato a Pietro Vernizzi del quotidiano web "Il Sussidiario" una interessante - interessantissima per 'La Gazzetta di Sondrio' e ne spiegheremo le ragioni - intervista. Pur con la precisazione che parlava a titolo personale e non del Governo si rilevano alcuni punti significativi sui quali richiamare l'attenzione dei lettori che trovano il testo completo all'indirizzo http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2011/6/30/LIBIA-Cossiga-Difesa-...
a) «La decisione della Corte penale internazionale di spiccare un mandato di cattura contro Gheddafi non può certo aiutare a risolvere la crisi libica, perché rischia di irrigidire la posizione delle due opposte fazioni».
b) «nell'attuale fase il fatto che emerge è che la guerra non è la soluzione definitiva, e occorre quindi trovare una via d'uscita diplomatica. Ma per farlo, bisogna evitare che una delle due fazioni si trovi in una situazione in cui può soltanto perdere».
c) Giustificato l'intervento con il fatto che si è ottenuto «il livellamento» fra le forze in campo, e di fatto che si è in condizioni di stallo per cui «quella che occorre cercare ora è una soluzione di tipo diplomatico, che richiede per forza di cose di parlarsi, e quando si aprono dei colloqui come minimo devono esserci due parti». Sennò, dice ancora, non si va da nessuna parte.
d) Il mandato di arresto per Gheddafi rema contro perché «irrigidisce le posizioni dei due fronti». Ricordiamo che tempo fa avevano scritto delle critiche della NATO all'iniziativa presso la Corte internazionale.
e) «quanto è avvenuto (e lo dico sempre senza impegno per il governo) è anche il frutto del perseguimento di interessi, anche legittimi, da parte di attori non libici. La Libia non è l'Egitto, e la rivolta contro Gheddafi non è un puro e semplice effetto di una primavera civile del mondo arabo. Di sicuro in Libia c'è anche qualche cosa di più».
f) Egitto. Il rischio dei 'Fratelli Musulmani': «Qui il pericolo rimane, ed è stato acuito dalla reazione forse troppo entusiastica di una parte dell'Occidente. In molti infatti hanno fornito una lettura degli avvenimenti secondo uno schema di ragionamento molto occidentale, che è di difficile applicazione in Egitto. Noi tendiamo a vedere tutto come se fossimo a casa nostra, tralasciando il fatto che l'Egitto è un Paese dalla grande storia e cultura, ma le cui tradizioni politiche sono ben diverse dalle nostre»
g) Il da farsi. Cossiga è lapidario. In fatto di arabi, dice, ne sappiamo molto di più dei nostri partners (americani in primis, aggiungiamo noi). Noi sappiamo, al contrario di altri, che « il cammino verso la democrazia di Egitto e Tunisia è diverso da quello avvenuto in Europa…- perché - …il Nord Africa è un altro mondo rispetto a noi»
Avevamo ragione
Chi ci ha seguiti non nella cronaca ma nell'interpretazione dei fatti, chi ha letto subito che le rivolte di Egitto e Tunisia avevano prioritariamente ben altre ragioni - quelle economiche le abbiamo documentate - che non l'aspirazione alla democrazia, che la Libia sarebbe stata una situazione ben diversa quando tutti pensavano che Gheddafi se ne sarebbe andato come Noubarak e Ben Ali, che cosa ci fosse dietro la bombarolite acuta di Parigi e Londra, e poi degli USA, caduti nel tranello iniziale, della Germania che se ne è andata, della maggior parte dei Paesi della NATO se ne sono fregati e sono rimasti alla finestra, eccetera eccetera. Quanto ha autorevolmente indicato il sen. Cossiga corrisponde a linea e contenuti esposti dal e sul nostro giornale fin dall'inizio, e poi da quando ci hanno incastrati, e poi sulla continuazione di una guerra che fa morti, feriti, danni immensi senza risolvere niente.
No. Non è vero che la guerra non risolva niente
Non è vero che la guerra non risolva niente. Un risultato l'ha ottenuto.
La via per la creazione di una moneta africana si è terribilmente complicata. Senza la moneta, che stava per essere varata, resta il pilastro della convertibilità della quarantina ed oltre di monete africane.
In mano a chi?
Non alla Banca Centrale Europea.
Al Ministro dell'Economia francese.
Capia l'antifona?
Frizziero