LA PILLOLA IN DISCUSSIONE (2): "ANCORA??? (LA QUESTIONE DELLA RU 486)"

L'aborto è da sempre un problema gravissimo per la famiglia umana, ma le conseguenze negative sono sempre ricadute sulla donna che ne porterà i segni per tutta la vita...

Quando stamane ho sfogliato i quotidiani, quasi mi veniva un colpo a leggere la nuova (ma tanto vecchia) diatriba sulla pillola abortiva RU486 che si trascina in Italia da circa vent'anni.

Sondrio con il suo vivace gruppo di Comunione & Liberazione, proprio vent'anni fa (mi trovavo lì da poco) organizzò nella Sala Congressi del Credito Valtellinese un incontro tra un famoso ginecologo della Mangiagalli di Milano e i medici del luogo, oltre alle persone interessate al triste problema dell'aborto, a discuterne insieme per capire i pro e i contro di questa famosa pillola antiabortiva. Ovviamente, il "capo" era l'allora Mons. Sandro (mi scuso, ma non ne ricordo il cognome) che si aspettava un sapiente discorso dal relatore che- invece- andò per campi ed aie.

Alla fine, quando si aprì il dibattito (la maggior parte dei medici erano spariti), io che avevo letto proprio qualche giorno prima di quella mamma calabrese, oppressa dal carico di molti figli e ancora una volta incinta e che si era tolta la vita bevendo un infuso velenosissimo di prezzemolo, osai porre al ginecologo famoso questa domanda: - Egregio Dottore, lei è un medico. Le chiedo come tale: è meglio che una donna muoia con un ritrovato così antico, quale l'infuso di prezzemolo, oppure assuma sotto controllo sanitario la pillola RU 486?

Successe un putiferio. Fui accusata di essere poco "cortese" con un ospite che si era tanto prodigato nello spiegare (nulla) l'inutilità di questo ritrovato francese e la cosa finì disonorevolmente, non per me, ma per coloro che avevano, trionfalmente, promosso il meeting.

Qualche giorno dopo, incontrai don Sandro che si scusò con me , dicendomi che il suo gruppo aveva risentito l'intera relazione e che- purtroppo- il ginecologo non aveva detto neanche una parola sulla opportunità o meno di consigliare - come medico- ad una donna incinta con gravi problemi di salute, di soldi o altro, di assumere- secondo la sua coscienza che rimane l'arbitra assoluta dell'agire etico- tale medicinale.

Ora non è che le cose siano tante cambiate.

L'aborto (ne sono assolutamente contraria, tanto che ho avuto cinque figli), è qualcosa che mi fa soffrire e credo che chi lo pratica ne soffra per tutta la vita. Però non accetto che una struttura laica o religiosa, dagli alti scranni del loro potere si mettano a giudicare e a condannare quelle disgraziate che- purtroppo- ne faranno uso. Dio solo è il giudice. Ho anche conosciuto il vescovo Mons. Elio Sgreccia, quando venne a Venezia per un bellissimo convegno sulle "Questioni- chiave dell'Etica".

Ma anche allora, non si riuscì a sciogliere il "nodo" dell'aborto.

Vorrei aggiungere che le varie strutture (religiose, politiche, umanistiche…) lasciano troppo sole le donne, specie le più povere e sottomesse ancora ad un potere patriarcale che le rende vittime infelici da portare un peso troppo grande, qual'è la scelta di far vivere o morire un proprio figlio. E in quanto alla triste e ormai commercializzabile RU486, che si potrà acquistare in farmacia (per ora l'uso dovrebbe essere limitato soltanto all'interno delle strutture ospedaliere. Per ora… - ndr -), vorrei riportare ciò che ha detto molto chiaramente a proposito il suo scopritore, l'endocrinologo francese Emilie- Etienne Balieu, di anni 82 ancora attivissimo all`Inserm di Parigi, l`Istituto nazionale per la ricerca. Per lui , la Ru486 è «estremamente efficace» e «sicura». Le morti non sono dovute al farmaco ma agli errori nella sua somministrazione. «Se si seguono le istruzioni, tre compresse di Ru486 e una di prostaglandina dopo due giorni, non c'è nessun pericolo. Per esempio sui cinque decessi avvenuti in America dopo aver assunto la Ru486 il problema non fu della pillola ma dell'uso improprio che ne fece la società americana che ha comprato e commercializzato il farmaco. Per ridurre i costi la società americana invece di seguire il metodo classico da me suggerito aveva proposto di prendere una sola compressa di Ru486. Inoltre la prostaglandina anziché per via orale veniva inserita nella vagina causando infezioni gravissime che hanno portato alla morte di cinque donne» (Cfr.: www.Governo.it )

Come funziona la Ru486

La Ru486, il farmaco che consente di interrompere la gravidanza senza sottoporsi ad intervento chirurgico, è stato autorizzato ieri in Italia dal Cda dell'Aifa. È da premettere che ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e delle scadenze precise: la Ru486 può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane, che varia da nazione a nazione.

1) In Italia, accertato con un'ecografia che la gravidanza sia all'interno dell'utero e di un periodo inferiore a sette settimane, e completate le procedure della legge 194, il medico somministra il mifepristone. Questa molecola blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell'utero, aumentandone l'eccitabilità e favorendo la dilatazione del collo. Nel 70% dei casi l'interruzione della gravidanza avviene entro le 4 ore dalla somministrazione del primo farmaco, nel restante 30% entro le 24 ore successive.

2) Trascorse 24-36 ore, viene somministrata una prostaglandina che induce contrazioni uterine ed espulsione dei tessuti embrionali. È prevista la permanenza della paziente per 3/4 ore in ospedale. Nel 70% dei casi l'espulsione del feto avviene entro le 4 ore. Il ricorso all'intervento chirurgico è necessario nel 2% dei casi.

3) Dopo circa 10/14 giorni la donna torna in ospedale per il controllo. L'Emea, nelle sue indicazioni, non prevede il ricovero.

Le nostre speranze

L'aborto è da sempre un problema gravissimo per la famiglia umana, ma le conseguenze negative sono sempre ricadute sulla donna che ne porterà i segni per tutta la vita.

Sia la società che la Gerarchia dovrebbero attivarsi in positivo per assistere le gestanti in un momento tanto particolare e non lanciare anatemi.

Manca tuttora quell'appoggio psicologico e morale che aiuta ad accettare un figlio, come un frutto "benedetto" del ventre, che non è solo quello di Maria, ma di ogni mamma del mondo. Purtroppo, subentrano ancora motivi ideologici, che fanno orrore ed inducono a pensare con dolore, quanto cammino hanno da fare le donne per sentirsi davvero "liberate" e non più sotto tutela. Che ci pensino le loro coscienze e risolvano il problema con il supporto dei ginecologi. Senza tanti inutili proclami.

Maria de Falco Marotta
Editoriali