Migranti, il Vescovo sbaglia. Problemi anche in Valtellina

Rischio di incentivare gli arrivi. Non solo migranti in Valle. Il caso della 'cultura svizzera'

Il Vescovo di Ventimiglia si è pronunciato in perfetta coerenza con l'abito che porta e con i voti che professa, fedele al suo Statuto (i Comandamenti), rispettoso della 'normativa' (Le sette opere di misericordia corporale: 1 - Dar da mangiare agli affamati  2 - Dar da bere agli assetati  3 - Vestire gli ignudi  4 - Alloggiare i pellegrini  5 - Visitare gli infermi  6 - Visitare i carcerati   7 – Seppellire i morti). Al di là delle polemiche, le interpretazioni, le messe a punto non c'è altro da dire che ha svolto il suo ruolo di pastore. Ingenerosi attacchi e critiche. Ma...

Ma, ciò premesso, la logica dell'accoglienza ha dei limiti.
Le esortazioni all'Europa la cui insensibilità è figlia di talune visioni illuministiche, così care su al Nord del nostro continente, lasciano le cose come prima, ossia a vere e proprie flotte che alla precarietà uniscono un criminale sovraccarico.  Non si può ricevere tutti. Leggevamo di lodevoli iniziative di parrocchie in diverse zone d'Italia pressochè tutte a una cifra o all'inizio delle due cifre. Non dimenticando poi che sono una minima parte le parrocchie in grado di dare ospitalità, molte oggi in condizioni quasi di povertà,.

Accoglienza vuol dire...
Accoglienza vuol dire muri e un tetto sulla testa, una minestra sul tavolo, un cartellino da timbrare ogni mattina (o sera). A valere poi un'altra priorità rispetto alla distinzione tra profughi e migranti economici vale a dire quella dei ragazzi soli, tanti. Non si può, dicevamo,ricevere tutti per cui inevitabili, e a non lunga scadenza, le 'cinque della sera' per indicare l'acme del problema con Garcia Lorca.

Trafficanti contenti
Se le cose continuano in questo modo i trafficanti di carne umana si fregano le mani. Quel che succede sulle sponde settentrionali del Mediterraneo serve a loro per presentazioni quasi idilliache a chi vuol partire, ulteriore truffa. Una visione fatta di navi che intervengono in caso di bisogno, di altre che si dirigono a qualche ospitale porto, da cui poi portati in altre destinazioni dove c'è il tetto, c'è la minestra e c'è quanto ancora serve, sanità compresa. Una visione che nasconde la fragilità dei gommoni o dei barconi consunti dal tempo sui quali accatastano le persone come fanno i pescatori con le acciughe da inserire nei mastelli.
Dove sono i caccia in grado di bombardare le zone ove si addensano coloro che vogliono andarsene dall'Africa o dall'Ortente Non riusciamo a capire perchè non partono i caccia francesi ma questa volta per sganciare non colpevoli bombe bensì miliardi di volantini con le foto delle tragedie. Non riusciamo a capire perchè non si fa una campagna televisiva di informazione. Non riusciamo a capire perchè non si aprono gli occhi a chi si illude di avere trovato la via giusta per appagare le speranze. Tanti capirebbero e non partirebbero, ovviamente col dovere morale di assisterli. Un grande disincentivo dunque.

L'errore del Vescovo
Il Vescovo fa il suo dovere guardando l'oggi ma sbaglia a non guardare a domani e dopodomani. Oggi si tampona sistemando chi arriva, senza distinzioni delle ragioni che li hanno indotti a pagare una fortissima tassa per poter avere una drammatica carta di imbarco sui generis. E più se ne sistemano vedendo quelli sistemati più ancora ne arriveranno. E così accogliendo tutti oggi non ci sarà la possibilità domani di accogliere quelli che ne hanno più bisogno. Allargando al massimo oggi le maglie della generosità si dà una qualche soluzione al problema contingente ma si corre il rischio di inconsapevolmente incentivare gli afflussi, di complicare un già complicato problema ed anche di determinare crescenti reazioni in certe zone anche da parte dei più disponibili, dei più aperti, dei più solidali.

In Valle
Siamo lontanissimi da Lampedusa, da Pozzallo, da Augusta da altri porti ospitali. Siamo lontanissimi dai problemi che si trovano ad affrontare Sindaci, Prefetti, personale sanitario, Forze dell'Ordine eppure un'onda lunga comincia ad arrivare anche qui. Non ci sono reazioni vistose ma il disagio nella nostra gente è evidente là ove la presenza è maggiore, una presenza costante anche perchè gli ospitati non hanno niente da fare tutto il giorno. Un solo esempio: qualche giorno fa passando col treno abbiamo contato a Morbegno i migranti presenti, più di una ventina, in stazione lato binari. Non erano in partenza. Non aspettavano qualcuno.

Non solo migranti
Non c'è solo il problema dei migranti. C'è anche quello della integrazione, parola che sentiamo per ogni dove. Ma come si fa questa integrazione? Per sposarsi bisogna essere in due. Offrire accoglienza richiede che si contraccambi, cosa che in genere non c'è. Un caso:  vediamo in giro uomini musulmani che hanno sposato donne italiane. Non abbiamo sinora visto, e non vediamo, donne musulmane andate in sposa a uomini italiani.
Si parli con il personale scolastico oggi in difficoltà per la mancanza di un rapporto con le famiglie dei/delle ragazzi/e in quanto le mamme o non sanno la lingua o comunque restano di fatto assenti. Si veda quel che sta succedendo nelle nostre famiglie che cercano di evitare le classi con maggior numero di bambini extracomunitari non per razzismo ma perchè i programmi rallentano, l'insegnamento risulta menomato, il gap con le scuole a minor numero di extra aumenta.

Chi va in Svizzera deve rispettare la cultura svizzera
Siamo a Therwil, cittadina del Cantone di Basilea Campagna, Cantone della Svizzera tedesca con 86 Comuni e quasi 280.000 abitanti sparsi su una superficie di circa un sesto rispetto alla nostra provincia, capoluogo Liestal (quasi 14.000 abitanti). Nel 1960 non arrivava a 2000 abitanti, adesso è sui 10.000 con una presenza significativa di musulmani mentre protestanti e cattolici sono attestati su un terzo e un terzo della popolazione.
Capita che due ragazzi siriani di 14 e 15 anni, figli di un Iman, si rifiutino di fare come gli altri compagni fanno. Non danno la mano alla professoressa perchè il Corano, così interpretato, nega all'uomo di toccare anche con semplice stretta di mano un donna che non sia la moglie. La scuola, pro domo pacis, aveva esentato i ragazzi da questa pratica. Polemiche. Caso affidato al  Dipartimento cantonale dell’educazione. L'esito: lapidaria la posizione in quanto il gesto, nella cultura svizzera, segnala cortesia e rispetto e se rifiutato si configura come una forma di discriminazione delle donne. L'analisi giuridica si conclude così: “L’interesse pubblico della parità tra donna-uomo e l’integrazione degli stranieri prevalgono “ampiamente” sulla libertà di credo degli allievi”.
Non solo. Il rifiuto della stretta di mano andando contro la cultura svizzera è pesantemente sanzionabile e in materia gli svizzeri non scherzano. Sanzione dunque di 5000 franchi circa 4500 €uro.

A chi tocca adeguarsi?
Non sappiamo come stiano andando le cose ma una considerazione va pur fatta. Rispetto massimo per tutti ma, oggi per la stretta di mano e domani per qualcos'altro, deve pur valere il principio che non siamo noi a doverci adeguare a chi arriva ma tocca a chi arriva il farlo. Si tratta di un principio fondamentale e se a qualcuno non va quel che trova in Italia, come in Europa, se ne torni a casa sua. Qualche minus quam dà dei razzisti a chi ripete questo sacrosanto principio ma si tratta unicamente, come detto di minus quam che non fanno neanche il solletico.
GdS
 

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