Il SI al referendum è voto contro Valtellina e Valchiavenna. Ragioni del NO

Lasciamo da parte la politica e facciamo l'interesse delle nostre Valli

Affrontiamo il tema del referendum costituzionale d'autunno su due versanti. Da un lato, il più importante, illustriamo quale è l'interesse dei valtellinesi e valchiavennaschi lasciando da parte le posizioni di parte, senza dunque salire sul ring degli scontri politici. Il secondo versante è quello dell'ingresso a gamba tesa sul dibattito referendario dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha richiesto una stesura separata. In questo abbiamo fatto solo ragionamenti d'interesse della nostra gente.

Nell'altro si entra nel vivo del dibattito, provocati come siamo stati tutti, di qualsiasi colore politico o senza colore, dall'ex Presidente.

-   Referendum diverso e questa volta andiamo a votare tutti
Referendum d'autunno è diverso dagli altri. In questo caso il popolo italiano è chiamato a votare a favore o contro la discussa riforma costituzionale. In previsione della chiamata alle urne d'ottobre Renzi, segretario di Partito e Premier, ha annunciato la costituzione di centinaia di Comitati per il SI. Del pari stanno nascendo i “Comitati per il NO”. Aggiungiamo che Renzi lega la sua permanenza a Palazzo Chigi alla vittoria nel referendum. Le forze politiche di opposizione replicano sullo stesso piano cercando  di infliggere a Renzi una sconfitta che si tradurrebbe in una sua resa.

-   Non ce ne frega niente
Di queste cose non ce ne frega niente.
Noi, nello scrivere queste note, alla politica, alle relative contese non siamo interessati. Noi guardiamo unicamente a quello che è l'interesse di valtellinesi e valchiavennaschi. Un interesse fortemente compromesso se vincesse il SI e quindi venissero confermate quelle modifiche alla Costituzione che, come dimostreremo, colpiscono al cuore due sinora punti-forti per Valtellina e Valchiavenna larghissimamente condivisi.

-   Conseguenze per noi se vince il SI
Se vince il SI, ossia se sono confermate le modifiche alla Costituzione decise a maggioranza in Parlamento le due mazzate che la nostra 'Regione alpina' tra Montespluga e il Passo del Gallo sono:
1.   Sparisce la Provincia, per ora al limbo con un Presidente che oltre a fare il Sindaco – obbligatorio – deve fare anche da Giunta con tutto quel che vuol dire. Presiede poi anche un mini-Consiglio Provinciale, membri solo Sindaci
2.   Dobbiamo dare l'addio a quella che era la sacrosantemente giusta richiesta di autonomia della gestione delle acque.

-   Vediamo i 'punti forti' (fortissima la Provincia e poi le acque)

1.La Provincia di Sondrio in questi anni non è stata solo un Ente di carattere amministrativo, comunque inteso avendo negli anni dovuto attuare la Legge Valtellina. La Provincia è stata organo di Governo, riferimento essenziale non solo per l'intero settore pubblico ma anche per quello privato, in primis forze economiche e sociali e con elevata forza di rappresentanza sia a Milano che a Roma. Basta citare la vicenda della SS38 per la cui realizzazione, dati anche i costi, non avremmo scommesso un €uro e che invece oggi nel primo tratto è in funzione mentre il secondo è in costruzione.
2.   Il problema acque ha visto l'intera provincia – quella con la “p” minuscola -, ossia la nostra gente, stringersi intorno alla Provincia – quella con la “P” maiuscola, ossia l'Ente di Palazzo Muzio, – per rivendicazioni storiche. Non inutile ricordare che al di là dello Stelvio le acque se le gestiscono loro.
-   Vediamo le due “mazzate”?
La Provincia col SI verrebbe soppressa con l'eliminazione dalla Costituzione di tutto quanto, direttamente o indirettamente, vi faceva capo. Lascerà il posto a un tuttora non ben precisato “Ente di area vasta” che poi si profila alla maniera di Arlecchino visto che ogni Regione dice la sua. In Lombardia i Cantoni, in Friuli una moltitudine di piccoli Enti e via di questo passo.
Discorso sulle acque. Con questa riforma la competenza in fatto di “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia”, finora 'di legislazione concorrente' se la riporterebbero a Roma, così come  una serie di altre cose. Addio. Se vince il NO la competenza tornerebbe invece anche a Milano e la Regione da sempre ha detto che in tal caso la Valtellina avrebbe il suo spazio e la sua parte.

-   Il dopo-referendum
Quale che sia l'esito occorrerà una legge di attuazione. In proposito sentiamo quel che ha risposto Mario Gorlani, professore di Istituzioni di diritto pubblico alla Statale di Brescia intervistato da Massimo Tedeschi: “Considero l’errore principale della riforma Delrio proprio quello di aver tolto una vera guida politica all’ente di area vasta, favorendo invece visioni mediate e faticate. Certo, quella relativa alle modalità di elezione della guida degli enti di area vasta sarà la scelta qualificante della legge nazionale che attendiamo, ma è difficile che vada a smentire la riforma Delrio che risale solo al 2014”. Tocca infatti al legislatore nazionale fissare «i principi ordinamentali» degli enti di area vasta e dover dire alle Regioni quali criteri adottare.
Un detto popolare ricorda che la gattina frettolosa fece i gattini ciechi. Il decisionismo saettante per rapidità con il quale furono mandate al rogo le Province dovette mettere  molte pive nel sacco via via che, conferma dopo conferma da dilettanti allo sbaraglio, si scopriva in quel di Roma quello che l'ultimo dipendente della nostra Provincia sarebbe stato in grado di illustrare. Per non parlare poi del grande risparmio che la soppressione delle Province avrebbe comportato: 'illusione, dolce chimera sei tu'. Dolce nella canzone, amara per i legislatori Province-iconoclasti.

-   Ma noi e Belluno siamo speciali...
Lo dicevano (noi no)
E la legge Del Rio per le 'Province interamente montane e confinanti? Fin da subito abbiamo espresso i nostri dubbi su quello che qualcuno aveva sbandierato come un successone, istituzionale e politico, salvo a riconoscere che lo status, al di là dell'applicabilità, può essere utile in futuro. Eravamo e siamo in presenza di uno Stato che riconosce questo status ma poi non completa il discorso traducendolo in concreto in provvedimenti reali.
-   Lo Stato si è appropriato di tutte le materie di cui all'art. 117 della Costituzione,  legislazione concorrente, sottraendole alle Regioni. Con sua legge ha affidato alle due Regioni interessate il compito di dare alle due Province competenze e funzioni ulteriori rispetto a quelle assegnate a tutti. E qui casca il primo asino perchè avendo la Regione deciso di dare a noi tutto quel che poteva dare il dettato di legge appare una beffa.
-   E qui casca il secondo asino. La Legge Del Rio veicola la sua attenzione verso le due Province interamente montane e confinanti. Ma se vince il SI le Province spariscono e allora? Si resta a mani vuote a suonare il piffero? Ci sono state due occasioni per regolamentare in maniera incontrovertibile la materia. La legge di riforma – conveniamo sulla difficoltà - e la legge di stabilità (quella del famoso emendamento causa della dipartita dal Governo del Ministro Guidi). Ci fosse stato il nostro emendamento si sarebbe toccata quota 1000 commi dell'unico articolo. Occasione persa.

Torniamo a noi. Referendum: NO – SI
Torniamo a noi. Una breve premessa e poi il da farsi.
Da sempre, dal giorno in cui ho votato la prima volta iscrivendomi a quello che, pensandoci, avevo scoperto essere il mio partito, ho sostenuto che nella scala delle priorità al primo posto c'era l'interesse della nostra gente. Poi il resto. In una ventina di incarichi di vario tipo e istituzionali e politici questa è stata la strada maestra (se occorre facile documentarlo).
Da sempre ho usato un detto popolare (per la verità in versione addolcita di quale dispetto e di quali protagonisti rispetto all'originale) per supportare le scelte di cui sopra, quello del contadino che per fare dispetto ai passeri brucia il raccolto.
Se si guarda all'interesse della nostra gente si va a votare e si vota NO a questa riforma che ci penalizza assai.
Scelta non politico-partitica ma semplicemente scelta valtellinese-valchiavennasca.

Siamo in democrazia e quindi, detta la nostra, ciascuno voti come gli pare, per il che non occorre neanche il nostro invito, salvo quello, ripetiamo, di andare ai seggi questa volta. Chi vuol votare SI, voti SI ma dopo - questo sì che è un invito pressante – essersi documentato anche con questo articolo e altro collegato di cui in calce diamo l'indirizzo

http://www.gazzettadisondrio.it/editoriali/05052016/riforma-referendum-n...
 

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