LA CRISI, EPOCALE, VISTA DA SONDRIO 11 10 30 29

a crisi, vedendola da Sondrio, appare in una luce ben diversa. Non ci sono i condizionamenti del Palazzo o la cosiddetta 'opinione pubblica' così definita sui giornali che tale denominazione danno a quelli che sono i loro commenti. La gente ha la percezione che é dura, che la crisi é seria ma non ne misura la portata. E sì che i segnali non mancano. Valga per tutti il Presidente Napolitano che ha dichiarato che la situazione é difficilissima e non solo quella italiana ma sul piano internazionale. C'é un elemento comune a molti, i problemi. Il mondo della scuola protesta per i tagli. Il mondo del lavoro protesta per l'occupazione e per il resto, Gli amministratori degli Enti locali protestano per il patto di stabilità che non consente di usare risorse che pure ci sarebbero. Ovunque ognuno protesta. Anche chi capisce che i tagli sono inevitabili riteine che debbano colpire altri. E via dicendo.

La crisi é di sistema.

Il marxismo, rivelatasi la sua natura di grande truffa per l'umanità intera si é dissolto. Un processo imprevedibile ma anche imprevedibilmente rapidissimo. Era arrivato il momento del liberismo trionfante senza più il fumus ideologico e il clima di minaccia nucleare. Ha voluto strafare

Il capitalismo si é suicidato. Non ha più accettato di essere subordinato alla polis. La potenza del dio denaro, vero e anche fasullo sebbene ne ingentilissero il nome con il sostantivo 'virtuale'.

Un tempo il governo dell'economia, pur sempre in situazioni condominiali, almeno nel campo occidentale, era in grado di tenere le briglie, più o meno tirate, più o meno elastiche. Nei momenti difficili si riunivano le banche centrali e le cose venivano rimesse a posto, magari anche con morti e feriti ma a posto. A un certo punto si é visto il progressivo decadimento del sistema, degli equilibri di sistema.

Nel mondo globalizzato, e supertecnologico, i corsi borsistici non sono stati più ingluenzati dai parametri classici, dalle decisioni dei governi, dai tassi praticati e via dicendo. Ci sono solo i commentatori televisivi che, pateticamente, ci vengono a spiegare durante i TG che il meno 2 per cento é dovuto al fatto che a determinarlo sono i dati dell'occupazione degli USA piuttosto che il raffreddore di Obama o la dichiarazione del Presidente della Commissione europea per la quadratura delle patate, senza neanche accorgersi magari che in pochi minuti il meno due é diventato più tre. Non pensano che invece é qualcuno a Tokio come a Colorina o Rivisondoli ha comprato azioni della Taroz spa alle 10.27 per rivenderle alle 11.23 incassando il differenziale. In altri termini é saltato il riscontro, il riferimento della economia reale. La speculazione impera. E la speculazione non sono quattro o cinque gufi che dai loro antri dorati pilotano gli assalti all'€ro piuttosto che ai titoli di questo o questo Stato. Certo, i gufi ci sono con una potenza di fuoco tale da far impallidire gli arsenali nucleari di USA o URSS.

Il capitalismo é andato oltre ogni limite al punto che lo Stato strutturalmente liberista, ideologicamente liberista come gli Stati Uniti, ha dovuto alzare bandiera bianca autorizzando il suo Presidente e le Autorità monetarie a calpestare i sacri principi, ad andare controcorrente per salvare una baracca che rischiava di essere spazzata via da una catastrofica alluvione, peggiore di quel che capitò nel 1929.

Cerotti. Quello che stanno mettendo i vari Paesi non sono altro che cerotti. Giusto metterli, giusto sperare ma se non si parte dal fatto che la crisi é epocale, di sistema passerà non molto tempo e avremo altra alluvione, pericolosissima perché ai problemi economici sarebbe da mettere in conto l'insorgenza e lo sviluppo di quelli sociali.

E allora?

Un insegnamento viene da un esempio di carattere 'regionale' extrapolabile su ben più vasta dimensione. Il Cile ha conosciuto l'Isquierda rivoluzionaria che spinse Allende a una politica 'socialista' ma oltre le righe. Ha poi conosciuto la dittatura di Pinochet si 17 anni. Ma dal 1964 al 1970 ha anche copnsciuto la 'terza via' con il Presidente democristiano Eduardo Frei e, culturalmente, con la luminosa figura del Cardinale Raul Silva Henriquez (venuto anni fa anche a Sondrio, ai Salesiani). Uno stralcio da Wikipedia rende bene l'idea della sua politica ed anche della sua ispirazione culturale: "Avviò una politica di 'Rivoluzione nella Libertà' caratterizzata da una moderata riforma agraria e dalla partecipazione dello Stato nell'industria mineraria (1969). Intraprese anche un vasto programma di sviluppo sociale: riformò la pubblica istruzione, regolò il sindacalismo rurale, varò un piano di edilizia popolare e di assistenza alla maternità. In politica estera accentuò la collaborazione interamericana partecipando all'attività del Gruppo Andino (Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Perù e Venezuela) per arrivare alla formazione di un mercato unico. Emendò la Costituzione estendendo il suffragio a tutti i cittadini di età superiore ai diciotto anni (1970)".

Lì ci sarebbe la risposta. Cattolici e laici potrebbero ritrovarsi, dopo i guasti che abbiamo visto sia da una parte che dall'altra, nella dottrina sociale della Chiesa i cui caposaldi si ritrovano nelle diverse Encicliche:

- Rerum Novarum (1891 - Papa Leone XIII).

- Quadragesimo Anno (1931 - Papa Pio XI)

- Mater et Magistra (1961) - Papa Giovanni XXIII)

- Populorum progressio (1967) - Papa Paolo VI)

- Centesimus annus (1991) - Papa Giovanni Paolo II)

- Caritas in veritate (2009) - Papa Benedetto XVI)

In queste Encicliche e in altri documenti, sostanzialmente definibili di aggiornamento.

Quante possibilità? Vicine allo zero per le divisioni culturali e per la 'scarsa simpatia' nel nord Europa. verso la Chiesa cattolica. E allora? Semplice: finiremo nell'abbraccio non affettuoso ma stridente del BRICS.

L'Europa ha (quasi del tutto, abdicato al suo ruolo con una miopia culturale dei più che isola sempre di più, paradosso, proprio i pochi che si preoccupano, al di là del naso, del futuro prossimo.

Frizziero

Frizziero
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