GHEDDAFI NON SE NE VA. UN MILIONE DI VOLTE MEGLIO IL MARTIRIO RISPETTO ALLA RESA. E ALLA NATO NON RESTA, CON LUI OBIETTIVO, CHE UNA SOLA COSA: BOMBE, BOMBE, BOMBE 11 5 30 48

Oggi 7 giugno i raids aerei su Tripoli sono stati 60. I morti dovrebbero essere 29. I feriti non si sa. La NATO, spiegano, ha intensificato gli sforzi per indurre Gheddafi a lasciare il potere.

Risulta evidente a tutti che la risoluzione 1973 dell'ONU è carta straccia, alibi formale ma carta straccia. I civili in pericolo infatti non sembrano più quelli di Bengasi ma quelli di Tripoli. La dichiarazione NATO di un po' di giorni fa che non si voleva l'assassinio di Gheddafi appare, alla luce dei continui bombardamenti nella zona in cui si suppone vi sia il Rais, penosa ed ipocrita Lui non molla. Bisogna farlo fuori. Nessuno lo dice apertamente ma l'insistenza dei bombardamenti in Tripoli parla da sola.

Gheddafi si è fatto vivo dicendo che lui da Tripoli non si muoverà, vivo o morto. Un milione di volte preferibile il martirio alla resa. Al di là di qualche aspetto propagandistico (le tribù si imporranno agli armati, i sostenitori vengano a fare gli scudi umani ecc.), si conferma quanto abbiamo scritto settimane fa. Lui non è Mubarak o Ben Ali. Certamente non vuol finire come Saddam, processato e impiccato. Non vuole andarsene in qualche Paese ospitale. Gli brucia l'assassinio dei figlio e dei nipotini. Ha una sua figura nella storia della Libia, dell'Africa e dell'Islam. Può essere una sorta di droga la prospettiva di finire sotto una bomba più "fortunata" di altre o vittima di qualche infiltrato nel breve, o dei 'Bengasiani' entro qualche settimana. Gli estremisti islamici, che pure non amano il rais, sarebbero ben contenti di agitarlo come vittima-martire degli imperialisti occidentali, bombaroli e alleati, che stanno dilapidando una quantità incredibile di risorse per distruggere sapendo poi di dover tirarne fuori altre per ricostruire.

In Italia si fa finta di niente o quasi, un po' tutti. Chi non ha portato il cervello all'ammasso sa, per usare una parola 'ministeriale', che questa guerra, vera e autentica porcata, ben lungi dalle premesse ma coerente con lo scenario che avevamo tracciato, ha incastrato l'Italia di fatto obbligandola ad intervenire. Nobili i fini iniziali, solidali le autorevoli prese di posizioni subito seguite in un quadro di sicurezza e giustizia internazionale. Poche settimane ed ecco il vero volto: una sporca guerra. Per coerenza i generali trionfanti nel momento in cui annunceranno la fine del rais facciano come 540 anni fa i crociati nella battaglia di Lepanto nei confronti dell'ammiraglio Müezzinzade Alì Pascià comandante della flotta ottomana. Tagliata la testa la issarono su una picca e la issarono ben visibile in alto sulla nave ammiraglia catturata dai cristiani. Vendicando così k0identico spettacolo che poco prima gli ottomani avevano fatto a Famagosta dopo la conquista a diversi veneziani oltre alle torture a M. Bragadin. Issino pure la testa di Gheddafi come un trionfo.

Estremisti questi nostri commenti? No, realisti. Da sempre feroci contro la guerra per avere provato più volte cosa significa stare sotto un bombardamento con gli scoppi a pochi metri, in questo caso aggiungiamo l'amara constatazione che il prezzo maggiore lo pagherà il nostro Paese, che al tavolo i piatti migliori saranno di altri, bombaroli in testa e che, infine, il regalo maggiore sarà per Al qaeda che potrà esibire, nei Paesi islamici, un martire.

GdS

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