LO SCONQUASSO DELLA POLITICA MENTRE IL DIRIGISMO AVANZA

Siamo al punto che per le Province si é ripreso il modello fascista del 1928! I punti: Torre di Babele - E allora? - Seguito il modello fascista - La democrazia arretra - Nostalgia per la Prima Repubblica (dal n. 24) 2012.IX.10.29

Torre di Babele

Andiamo per dichiarazioni.

Buttiglione. Un po' di giorni fa apre la serie l'on. Buttiglione, Presidente dell'UDC: "alle prossime elezioni l'UDC andrà con il PD". Messaggio molto chiaro. Reazioni un po' sorprese, un po' preoccupate di esponenti del PdL. Silenzio di Fini.

Bersani. Forse incalzato all'interno, alla Festa del partito a Torino la posizione di Bersani é molto esplicita: "Noi siamo la sinistra. Fra Vendola e Casini io scelgo Vendola. Casini è un moderato, organizzi i moderati e poi ne parliamo". Netta la chiusura su Di Pietro al quale contesta la dura opposizione al Governo Monti: e la posizione: "Agli italiani questa volta dobbiamo far capire che la nostra è una proposta seria. E se ci alleassimo con chi ci insulta non lo capirebbero.

Vendola. Chiarissimo Vendola per il quale mai e poi mai con Casini. Non alle elezioni ma neanche al governo: "Con Casini non si può governare il Paese, senza Casini prendiamo più voti".

Casini. Replica ancota Casini: "accordi con chi si oppone a Monti e definisce il suo governo 'di macelleria sociale' sono impossibili per l'Udc". Bersani. Bersani cerca di uscire dal labirinto: "un centrosinistra assieme a chi è disposto con credibilità e unità vera a proporsi come governo del Paese. Casini si organizzerà e organizzerà il centro. Dopo di che io dico che noi progressisti faremo una proposta aperta a forze liberali, democratiche, costituzionali che siano europeiste, saldamente costituzionali, intenzionate a combattere la deriva berlusconiana, leghista, populista".

Grillo. Grillo non ne vuole sapere di dialogare. Lui sa che portando in Parlamento una consistente pattuglia di deputati andrà a nozze con il populismo mettendo in croce ogni giorno governo e maggioranza, quale che possa essere.

Di Pietro. E poi Di Pietro. E' finito in un cul di sacco. Il PD non ne vuol sapere per via della durezza della sua opposizione al Governo Monti e al PD che lo sostiene. Grillo vuole andare e va da solo e gli porta via voti. Vendola lo vorrebbe ma c'é questa incompatibilità, attuale, con Bersani. L'isolamento in cui si trova é documentato da una sua dichiarazione: "io mi candido a governare il Paese alla guida di una coalizione di centrosinistra e riformista. Chi ci sta venga con noi". Già, ma chi ci sta?

Casini. In questa situazione Casini ha un'ancora di salvezza ripetendo "Monti, Monti e ancora Monti" e spera in un Monti 2 se non un Monti al Quirinale che faciliti un Monti 2 senza Monti.

Fini. E Fini, Rutelli e compagnia? Fini ha una posizione alla Di Pietro ovvero periodo ipotetico del terzo tipo, quello della rrealtà: "Fli contribuirà con altri a rendere possibile un'alternativa di governo liberale riformatrice e democratica rispetto al tradizionale confronto tra Berlusconi e Lega da una parte e Bersani e Vendola dall'altra".

Rutelli. Rutelli deciso: "Sono propenso ad andare con Bersani, ma prima deve chiarire le regole di ingaggio". Sa benissimo quali sono, e cosa gli può rispondere Bersani: "primo, nella coalizione é il PD che comanda. Secondo: al Governo si farà quello che dice il PD".

PdL. A questo punto voltiamo pagina e andiamo sul versante di centro-destra. Il PdL é a livelli minimi. E' vero che é tipica nei sondaggi la sottovalutazione di un certo elettorato centrista che finisce fra gli astenuti mentre in realtà, per sua posizione, voterà per il centro destra, ma il livello é obiettivamente basso e questa volta a Berlusconi non riuscirà il miracolo da manzoniano 5' maggio', "due volte nella polvere, due volte sull'altar". Dipende da queste settimane. Dipende da qualche effervescenza interna. Dipende da quando si voterà per il Quirinale. Si votasse prima delle elezioni, anche se pare ci sia una intesa dei maggiori partiti a che il Presidente venga eletto con il maggior numero possibile di consensi, é pacifico che la consistenza dei gruppi parlamentari del centro-destra é tale forse non da eleggere ma sicuramente da condizionare qualsiasi scelta. Potrebbe perfino succedere, probabilità poche ma non zero, di trovarci Gianni Letta, molto stimato a sinistra, al Quirinale e Bersani o chi per esso a palazzo Chigi. Non é fantapolitica ma deduzione delle difficoltà e consapevolezza di tutti che se dopo il voto ricominciasse il balletto politico per la dispersione dei seggi e la frammentarietà del quadro politico gli speculatori andrebbero a nozze, lo spread alle stelle, il Paese a rotoli.

Lega. Nel panorama resta da vedere che farà la Lega di Maroni. La bastonata é stata forte. La discesa dal piedestallo di Bossi é stata uno shock per molti anche se la scelta di Maroni ha attutito l'urto per il credito che ha ottenuto nel Paese come certamente grande Ministro dell'Interno, definizione di persone non certo sospettabili di amore per l'Alberto da Giussano. La via della contestazione alle scelte del Governo ha meno presa di una volta anche perchè la protesta di un populismo più unico che raro di Grillo, che pare non sia proprio un non-abbiente, attrae seguaci arrabbiati per le tasse, per la crisi economica, contro le banche, contro l'Europa, contro tutti e tutto. Minore la concorrenza di Di Pietro le cui schiere èprovengono da un segmento ben definito della società. Si potrebbe ipotizzare non un ritorno all'alleanza stretta con il PdL ma ad una convergenza. Non un matrimonio d'amore ma d'interesse come qualche segno ha dimostrato possibile. Salvo novità nel tempo obiettivamente molto difficile il ritorno al Governo.

Linguaggi da Torre di Babele

E allora?

Il Governo Monti é il frutto di molti fattori dei quali quello politico-parlamentare é solo uno dei tanti, di vario tipo e spessore.

Il dirigismo

Potremmo sintetizzare che é figlio di unj dirigismo che avanza. Un segno vistoso lo abbiamo dato in un recente nostro articolo quando abbiamo evidenziato una scelta, in piena seconda Repubblica, di riprendere e far propria la riforma fascista delle Province.

Seguito il modello fascista

Nel 1928 Presidente, Deputazione Provinciale e Consiglio Provinciale furono soppressi. In loro vece il Preside (che svolgeva anche i compiti della Deputazione ossia della Giunta) e il Rettorato che sostituiva il Consiglio con da 4 a 8 Rettori in base al numero di abitanti. Ovviamente niente elezioni ma nomina Governativa. Oggi vengono soppresse le Giunte, come allora, fa tutto il Presidente, come allora,e viene minimizzato il Consiglio che avrà un massimo di 10 consiglieri, sia a Isernia come, per fare un esempio, a Brescia che di abitanti ne ha quasi 15 volte tanto. Oggi ovviamente niente elezioni, come allora, ma nomina, e non si sa bene come, da parte dei Comuni, in ogni caso levando al cittadino quella norma la cui straordinaria validità é riconosciuta da tutti: l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia.ù

La democrazia arretra

Il modello fascista é servito, e non solo per le Province ma anche, per fare un esempio, nella riorganizzazione delle Prefetture che tornando ad avere peso e ruolo. Il dirigismo avanza, la democrazia arretra e le forze politiche accentuano la loro, vistosa, crisi che é innanzitutto di pensiero, di cultura.

Nostalgia per la Prima Repubblica

Sempre di più sale la nostalgia per la tanto vituperata Prima Repubblica che fino che ha avuto una democratica e attenta egemonia il Paese è cresciuto, anche alla grande. Dovremmo pensarci e ripensarci perché il dirigismo che avanza non é la miglior ricetta per il popolo anche se lo é per quelli che vengono definiti 'poteri forti', che in realtà sono una ristretta oligarchia.

Alberto Frizziero

Editoriali