OHIBÒ, LA CITTADINANZA ITALIANA! NUOVA 'RAZZA ARIANA'? E POI PER QUANTO SCRIVE PAOLA PASSERINI…

Allora è tutto chiaro. Guai a formulare, come fino a poco tempo fa era richiesto per qualsiasi documento, la richiesta di "cittadinanza italiana". Per qualcuno, anche per legislatori criticabili, pare che si tratti di un revival di tempi andati quando veniva richiesta la razza, e quella che non dava guai era solo quella 'ariana'.

Malnati razzisti

Si sprecano aggettivi, sostantivi, paroloni e financo avverbi per castigare quei 'malnati' e razzisti - fra essi quelli del Comitato Cittadini Consumatori Valtellina - che hanno osato, pensate, difendere il diritto di chiedere la cittadinanza italiana. Non, si noti, ad esempio per cure mediche o altro di prima necessità, ma per la partecipazione ad un bando di alloggi che sono stati predisposti, con soldi esclusivamente valtellinesi, per andare incontro alle esigenze di studenti universitari, valtellinesi e valchiavennaschi, costretti, diversamente dalla maggior parte dei lombardi che hanno l'università sotto casa o quasi, a risiedere nella costosa Milano. Un bando cui poteva concorrere chi è venuto da qualsiasi parte del mondo, musulmano, buddista, singh o altro ptrché avesse ottenuto la cittadinanza italiana. Obiettivamente, a questo punto, appare giusta l'osservazione di un lettore che talora la pratica per ottenerla diventa lunghissima. Difficoltà in questo caso ovviabile nel caso di pratica in corso da tempo e avviata da un certo periodo.

Discriminazione e battimani

Sta il fatto che avere inserito la clausola della cittadinanza ha portato il giudice a sentenziare che questa è "discriminazione". Battimani alla sentenza da parte di chi dovrebbe, quantomeno occuparsi anche di altre discriminazioni, quelle vere e di violenza inusitata che sono all'ordine del giorno in diversi Paesi dove la donna, per fare un esempio, è trattata alla stregua di essere impuro e neppure di serie B ma molto peggio. Più semplice occuparsi di quelle, si fa per dire definendole discriminazioni, di casa nostra. E' semplice e dà pubblicità.

L'invito alla rassegnazione di Paola Passerini ma…

Emblematico al riguardo l'intervento di Paola Passerini sul Blog di Vaol che riprendiamo sia perché non è contraddistinto dalla faziosità di altri interventi ed anche perché è un testo firmato, al contrario di quasi tutti gli altri 'bloggisti', "signor non si sa chi sia" in primo piano:

"carissimo comitato consumatori, è giunta l'ora di rassegnarsi a questo mondo che cambia, che non è più frazionato in tanti pezzi di terra da difendere, che non è più chiuso fra le montagne amiche. Le nostre montagne ormai non ci proteggono più, tantissimi stranieri le hanno valicate e appresso hanno portato cambiamenti, e i nostri piccoli orticelli sono stati infangati. noi, chiusi fra le nostre montagne, non sappiamo aprirci al mondo, non ce la facciamo proprio a condividere, a vedere gli stranieri come ricchezza. guardiamo solo alle loro usanze ma non alla loro affascinante cultura, vediamo il Corano come il libro del male, dimenticando che abbiamo la stessa matrice. E' ora di alzare la testa per guardare il cielo che è lo stesso del popolo straniero".

Parole nobili, certamente, ma ogni medaglia ha due facce e non è possibile, anzi è colpevole, vedere le rose e non le spine. Noi, lei scrive, non sappiamo aprirci al mondo ecc. ecc. Non è vero. Da decenni sono arrivati fra noi i filippini che a Milano anzi costituiscono la prima etnia. Totale l'integrazione, l'inserimento nella vita quotidiana.

"Guardiamo solo alle loro usanze ma non alla loro affascinante cultura", scrive ancora. La ragazza che viene ammazzata a Brescia perché ama un italiano non è generalizzabile ma è la punta di un iceberg di situazioni nelle quali non si estremizza per il semplice fatto che la ragazza, di fatto schiavizzata secondo le regole di un mondo che non cambia, deve chinare la testa ed obbedire.

Sono forse ammissibili usanze, come le chiama, praticate non solo nel Paese d'origine ma anche in Italia, in base alle quali l'italiano, l'europeo, comunque non il correligionario è da evitare come la peste pena castighi severissimi?

Affascinante cultura? Possibile. Ma quale delle tante? A chi si riferisce?

"Vediamo il Corano come il libro del male dimenticando che abbiamo la stessa matrice".

La signora o signorina Paola prende una grossa cantonata, da cui viene la sua deriva entusiastica.

E no, Paola. La nostra cultura si basa su un punto fondamentale che è stato la grande novità del Cristianesimo (anche se non tutti i cristiani ne hanno fatto l'orizzonte di vita e neppure, nei secoli, nostra Santa Madre Chiesa in certe circostanze poco Santa e al minimo matrigna) e cioè la legge dell'amore sino al porgere l'altra guancia: "Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano" - Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca 6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Il Corano esorta a diffidare degli infedeli, compresi 'i cugini' monoteisti ebrei e cristiani, e a ucciderli - Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

"Non sappiamo aprirci al mondo, non ce la facciamo proprio a condividere, a vedere gli stranieri come ricchezza".

E chi l'ha detto? Ci sono stranieri e stranieri. Braccia spalancate a chi viene e si integra come è capitato ai nostri che sono andati nel mondo e si sono integrati. Preferibile quindi sentirsi 'fratelli' con certi cittadini italiani diventati, neri di pelle, gialli di definizione, pallidi di natura che non come certi cittadini italiani da sempre.

Per tornare al punto di partenza, al di là dei formalismi giuridici, non consideriamo affatto discriminazione richiedere la cittadinanza italiana per un alloggio realizzato dai valtellinesi con i loro soldi. Bisognerà farlo, come da nuovo bando, per via dei formalismi citati, e se però uno straniero che continua a voler restare straniero entrerà in graduatoria lì ci sarà la vera discriminazione nei confronti del valtellinese che resterà fuori.

a.f.

a.f.
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