LA Ru486, LA 194, L'ACCIDIA DEI CATTOLICI

Nelle polemiche seguite al voto dell'Agenzia del Farmaco con il quale è stato dato il via alla commercializzazione della Ru486 come spesso succede ha prevalso e prevale la componente ideologica. Lo dimostra la serie di commenti che si possono trovare in vari siti e nei blog utilizzando qualche motore di ricerca. Questo vale per la maggior parte dei favorevoli - che pure sono una larga maggioranza - entusiasticamente a acriticamente trionfanti spesso con una sequela di insulti alla Chiesa cattolica, ma anche per la maggior parte dei contrari - che, in larga minoranza, presentano perlopiù lo stesso difetto, in qualche caso sino al fanatismo. Ovviamente pare non interessare nessuno il racconto in prima persona di una donna che la Ru486 l'ha presa, racconto la cui drammaticità viene dal modo semplicemente cronistico con cui viene descritta la terribile vicenda. O la significativa esperienza della Cina, il Paese abortista per antonomasia, di gran lunga nel mondo il più abortista che dopo un periodo di vendita libera della pillola dal 1992 ha stretto i freni e riportato nel 2001 in ambito ospedaliero la somministrazione, pare dopo pesanti conseguenze tragiche.

Ricorda Ferrara che "è stata proprio la certezza che l'aborto farmacologico si sarebbe prestato a terribili abusi nei Paesi terzi, un elemento decisivo che, fin dall'inizio, ha provocato l'ostilità del movimento femminista contro la Ru486, come testimonia la posizione espressa dal sesto Congresso internazionale per la salute della donna (Filippine, 1990). Fin da subito apparve chiaro che le condizioni minime di sicurezza per poter abortire con la Ru486 - il suo uso è sconsigliato a chi non abbia un telefono e un mezzo di trasporto, o viva a più di due ore di distanza da un pronto soccorso: è forte il rischio di emorragie, che possono diventare fatali in una situazione di isolamento - non sono certo diffuse tra le donne dei paesi poveri, alle quali invece la Ru486 viene largamente proposta come sistema per abortire. Inutile dire che indagini epidemiologiche da quelle parti non se ne fanno. Qualcuno ha provato a protestare, come il medico indiano S.G. Kabra, che nel 2004 ha rivolto una petizione alle autorità del Rajasthan, nella quale si segnalavano numerose morti di donne che avevano usato la Ru486. Ma tutto poi si inabissa nel silenzio e nella più tragica routine".

Sul sito dell'Agenzia del Farmaco il documento relativo alla decisione del Consiglio di Amministrazione (che abbiamo letto su questo giornale essere composto da un Ginecologo dell'Università di Brescia, da un architetto assessore emiliano alla Sanità, dall'assessore lombardo alle finanze unico contrario, da un professore di Economia Politica e da una Professoressa, patologa, dell'Università di Parma. Etica, scrive giustamente il direttore, assente). sulla pillola Ru486 si conclude così: "La decisione assunta dal CdA rispecchia il compito di tutela della salute del cittadino che deve essere posto al di sopra e al di là delle convinzioni personali di ognuno pur essendo tutte meritevoli di rispetto". Sommariamente liquidata con questa frase la grande questione morale, non solo di cattolici ma di fior di laici, circa la natura dell'embrione. La conclusione dell'Agenzia, nella sua tragica semplicità, liquida il problema. L'embrione non è 'un cittadino', sia pure potenziale. E' un informa agglomerato di cellule da espellere. Punto e basta. Posizione che ha fatto dire al Presidente della CEI, Conferenza Rpiscopale Italiana, cardinale Bagnasco "la Ru486 va decisamente contro l'uomo, contro il diritto della parte più debole, l'embrione, di nascere e crescere: Dove non c'è il rispetto integrale della vita umana nel suo concepimento, nella sua fragilità e poi nel suo tramonto, la società è meno umana, è amaro che così prevalga il diritto del più forte".

La posizione della Chiesa cattolica d'altronde non è facile anche per qualche suo obiettivo limite, così come in altri campi. Il rigore nei principi è infatti totalmente condivisibile in una stagione in cui i valori vengono spesso travolti da una deriva edonistica e dalla forza del business comunque espresso. Non sembra male ricordare, pur con il massimo rispetto, il detto latino "summum jus summa iniuria". La vita sociale, la società, le problematiche delle persone sono diventate talmente complesse che non possono essere uniformate in sede di applicazione dei principi.

Peraltro anche 'i più laici' possono riconoscersi nell'affermazione del cardinale Bagnasco «Rendendo tutto più facile, la nuova modalità abortiva certamente aumenta una mentalità che sempre più induce a considerare l'aborto come un anticoncezionale. Cosa che la legge 194, nella sua prima parte, assolutamente esclude». Così come 'i cattolici' non possono non considerare la serietà dell'affermazione di un laico come il valtellinese on. Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl, per il quale "l'esecutivo può disciplinare, ma non boicottare l'utilizzo della RU486. Deve operare perché gli aborti continuino a diminuire, non lottare contro un modo particolare di abortire. Non sarebbe politicamente serio e alla fine si rivelerebbe anche giuridicamente impossibile",

Legge 194. Guai a nominarla

Quando qualcuno cita la 194, sollevazione. "La 194 non si tocca". E' forse l'unica legge che chi la mette in discussione rischia il linciaggio. L'esperienza dimostra che l'evoluzione giuridica è indispensabile in ogni campo per la necessità di aggiornare l'ordinamento in funziona delle trasformazioni della società. Caso a sé la 194, e questo la dice lunga. Il discorso però della 194 va fatto almeno per dire che vista l'intoccabilità della struttura legislativa se ne verifichi la piena attuazione, cosa che certamente non c'é. La 194 è usata come strumento giuridico per consentire l'aborto mentre dovrebbe essere ANCHE SE NON SOPRATTUTTO lo strumento per scongiurare l'aborto, o quantomeno per cercare di scongiurarlo. Si chieda ai consultori quanti aborti hanno scongiurato sul totale dei casi…

L'accidia dei cattolici

Per i cattolici sono sette i vizi capitali: Superbia Avarizia Lussuria Invidia Gola Ira e infine Accidia, il male oscuro del nostro tempo ma in particolare di gran parte dei cattolici. Sintetizziamo definendola la resa di fronte alle difficoltà e quindi la fuga, oltre a quello che un tempo veniva definito "rispetto umano". Una definizione trovata in Internet: "Il rispetto umano è una piaga della vita cristiana. Ed è una piaga di molti, di troppi cristiani. Dove si vede Dio offeso, Gesù oltraggiato, la Madonna e i santi maltrattati, bisognerebbe vedere i cristiani coraggiosi e coerenti che fanno muro di difesa e di onore alla loro Fede. Invece, quanto coniglismo e quanta viltà di animo! Addirittura, quanto sforzo di nascondersi fra gli stessi nemici della Fede, per paura di essere scoperti e segna¬ti a dito!"

Vale non solo per la Ru486.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali