LIBIA: NON C'È LA SOLUZIONE MILITARE. OCCORRE QUELLA POLITICA. E CI CHIEDONO AEREI E BOMBE?!? 11 4 18 18

Dal Corriere - Ricapitoliamo - Ricapitoliamo: 1) Egitto - Ricapitoliamo: 2) Tunisia - Ricapitoliamo: la morale di queste storie - Veniamo alla Libia: 1) i precorsi - Veniamo alla Libia: 2) lo stallo - Veniamo alla Libia: 3) il da farsi (lo dice la NATO) - Veniamo alla Libia: 4) la NATO chiede. NO, NO, NO - A casa i nostri soldati. A casa le bombe - La politica italiana: una speranza

Dal Corriere

Prima pagina del Corriere della sera venerdì 8 aprile, apertura, di spalla: "Noi e la Libia - UNA STRANA GUERRA, DECLASSATA IN FRETTA - dI Pierluigi Battista".

Una lucida analisi con questo inizio: "La guerra che non c'è. Sparita, svanita, declassata a spirale di scaramucce tra forze in campo la cui unica strategia appare l'eterno andirivieni: oggi avanzo, domani rinculo; e viceversa.

L'autore definisce la diplomazia internazionale "ondivaga, volubile, pazzotica" alle prese con la guerra "più sconclusionata del mondo". Quanto alle ipotesi di terrorismo l'autore è lapidario: "Deve essere davvero alla frutta, Al Qaeda, se affida il suo destino eversivo e terroristico a bande disordinate e poco avvezze persino alla guida degli autocarri in fuga". Ma poi "Difficile che in questa guerra pazza qualcuno sia riuscito ad evitare una punta di grottesca inconcludenza." E qui ce n'è, come del resto è obiettivamente giusto, per tutti. Per i bombaroli di Sua Grandeur e di Sua Maestà Eliaabetta, per gli Stati Uniti, ovviamente per Gheddafi, per l'Europa "politicamente defunta", per l'Italia, che in due mesi ha cambiato idea almeno quattro volte".

Umanamente doveroso riportarne il finale: "La guerra più strana e scervellata. Dove l'unica cosa vera è il sangue di chi in Libia ci ha rimesso la vita. Non sapendo, forse, nemmeno il perché."

Ricapitoliamo

Chi arrivasse da una landa desolata senza notizie da tempo e leggesse i giornali di qualche settimana fa non crederebbe ai suoi occhi. I Paesi politicamente più 'stabili' per un potere consolidato in mano a tre moderni Sultani, ben sostenuti da un collaudato corpo di giannizzeri, travolti da uno tsunami politico. Giovanissimi gli attori. Nuovissime le armi, Internet e Facebook. Chiarissimi gli obiettivi: libertà e democrazia. Quanto alle modalità, nessun problema. Andati via i tre Sultani, da processare, ci saranno almeno 20 personalità in grado di sostituirli e di dare ai rispettivi popoli quello che non hanno avuto sinora, appunto libertà e democrazia.

Questa storiella l'hanno bevuta quasi tutti, non certamente i nostri lettori alcuni dei quali ci ne hanno dato atto chiedendoci come avevamo fatto (semplice: usando la logica a partire dal discernere le notizie dalla propaganda. Torneremo in argomento).

Abbiamo dimostrato le vere ragioni con il dettaglio analitico dallo spaventoso aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari determinato da una folle speculazione mondiale ormai fuori controllo.

Ricapitoliamo: 1) Egitto

Via Mubarak tutto doveva essere a posto. Dal nuovo Risorgimento nordafricano sarebbe venuto il nuovo Eden. Mubarak se ne è andato. Applaudito da tutti è arrivato l'Esercito che non ha fatto propriamente quello che i giovani di Facebook preannunciavano. L'Esercito ha sciolto il Governo, ha sciolto il Parlamento, ha nominato una Grinta di cinque persone di cui uno solo civile, il Presidente, autorevole personaggio del tempo di Mubarak.

Sospesa la Costituzione vigente e quella nuova dovrà essere riscritta dal nuovo Parlamento quando ci sarà. Intanto ne è stata presentata, di fatto, una provvisoria che ha recepito le scelte del referendum del 19 marzo scorso, quelle che hanno visto contrari e soccombenti 'i giovani di Facebook' e i Fratelli Musulmani fra i vincenti. Scontato visto l'art. 2 che prevede sia l'Islam la religione di Stato con fonte del diritto la cosiddetta shar'ia.

Democraticamente poi l'articolo 56 stabilisce cosa sia e cosa debba fare il Consiglio Supremo delle Forze Armate. Tutto. Mantenere il potere senza passarne neanche mezzo etto a organismi civili richiesti da quei giovani di cui si è detto. Ma chi comanda? Ma ovvio, il generale che era prima il Ministro della Difesa di Mubarak…

Le nobili ma ingenue illusioni che tutto fosse come negli scambi di messaggi telematici han fatto in fretta a infrangersi con la realtà. I giovani che, seguendo il percorso precedente e con il loro bagaglio di illusioni, erano tornati a piazza Tahrir hanno trovato le pallottole. Non sparavano avversari. Sparavano i soldati con l'ordine tassativo di evitare disordini.

Ricapitoliamo: 2) Tunisia

Anche lì giovani in piazza per la Rivoluzione dei gelsomini. Ben Alì se ne è andato in Arabia, han fatto tre governi. L'attuale, in carica sino al 14 luglio, giorno fissato per le elezioni, è presieduto da uno che non sembra proprio espressione dei 'giovani di Facebook' visto che l'85enne avv. Beji Kaid Essersi i primi incarichi istituzionali li ha avuti più di mezzo secolo fa, facendo più volte il Ministro, il Presidente del Parlamento senza poi particolare rapporto con Ben Alì ma neppure contrario. Anche qui la storiella l'hanno bevuta quasi tutti, quasi nessuno andando al vero motivo delle sollevazioni. In Italia si protesta se una tariffa viene aumentata del 3%. Ma se i cibi elementari, come abbiamo documentato, in pochi mesi crescessero del 50% e fino addirittura al 115% cosa faremmo? La rivoluzione anche noi se il Governo non prendesse i provvedimenti indispensabili (Gheddafi, furbo, lo ha fatto subito…)

Ricapitoliamo: la morale di queste storie

Traiamo la morale. Crisi internazionale per una lettura dei fatti colpevolmente superficiale. E interessata. Non la lettura ma l'istigazione alla lettura. I Governi ci sono cascati. La sorte di Mussolini nel 1940 quando entrò in guerra convinto che si trattasse di una guerra-lampo visto lo strapotere militare dei tedeschi (che non avrebbero perso se non fossero entrati in guerra gli americani). Governi euforici. Finalmente i Sultani erano costretti a lasciare il potere per far posto, in una riconquistata libertà, alla democrazia partecipata. Tutti dimentichi del rapporto stretto dell'Occidente con questi due leaders, strategicamente importanti ed anche argine al fondamentalismo islamico.

Il guaio è che l'incapacità di analisi sulle ragioni dei fenomeni ha condizionato in peggio, in scala logaritmica, la linea nei confronti della Libia, Paese che si sta occupando all'ONU (!) dei diritti umani avendo ricevuto questo incarico da 155 Paesi rappresentati (x).

Veniamo alla Libia: 1) i precorsi

- Mubarak tenta di resistere, parla alla gente, assume qualche iniziativa ma ciò nonostante deve prendere la valigia e lasciare 'il trono'.

- Ben Alì tenta di resistere, parla alla gente, assume qualche iniziativa ma ciò nonostante deve prendere la valigia e lasciare 'il trono'.

- Gheddafi tenta di resistere, parla alla gente, assume qualche iniziativa (fra cui gli aumenti di stipendio del 50% e un bonus in denaro alle famiglie) ma ciò nonostante - pensano Governi, politici, intellettuali, persino religiosi, deve prendere la valigia e lasciare 'il trono'. Questione di ore. A un certo punto lo danno addirittura emigrato e si fanno nomi di Paesi dove è arrivato o sta per arrivare. Notizie infondate. 'Ma come osa' sembrano dire in coro un po' tutti. 'Come osa sfidarci e restare al suo posto invece, saggiamente, di fare come i suoi colleghi egiziano e tunisino?'.

Osa. Nello stile e nelle costumanze del personaggio.

Che fare allora?

Intesa 'bombarola' immediata tra Sarcozy e Cameron. Occorrono le bombe. E' girata in tutto il mondo la notizia dei 10.000 morti a Bengasi, vittime di Gheddafi. Fanno persino vedere le fosse comuni. Balle colossali. Lo scriviamo subito. L'incomprensibile è come balle così evidenti siano state bevute e metabolizzate in un fiat senza il minimo stimolo critico o di verifica.

Fatto sta che qui se finora ci sono stati 10.000 morti chissà andando avanti cosa succederà. Bisogna tutelare i civili. Lo si decide con la Francia in avanguardia e senza che nessuno si accorga del paradosso: tutelare i civili con le bombe, soprattutto degli altri, nella fattispecie americani. Questi dopo avere imbrogliato il mondo con la storia delle armi di distruzione di massa di Saddam, alibi per dare la parola alle armi, a loro volta vengono imbrogliati. La Clinton facendo rimpiangere la Condoliza Rice ci casca e fornisce il primo supporto. Non da doco. Abbiamo dimostrato come nelle prime ore solo per il lancio dei 124 missili gli USA abbiano speso qualcosa come duecento miliardi delle vecchie lire.

Errare umano, perseverare è diabolico. Qualcuno al Dipartimento di Stato che sappia di latino c'è sicuramente per cui, avvedutisi dello sbaglio e fatti anche i conti in un momento nel quale Obana è tenuto sotto scacco dai repubblicani sul bilancio, la decisione è quella di piantare lì baracca e burattini. Non solo lasciando il comando alla NATO ma anche ritirando l'armamentario bellico e lasciando quindi in braghe di tela i 'bombaroli' con i Paesi, volenti o nolenti, associatisi in questa quasi donchisciottesca impresa. L'hidalgo però non ammazzava nessuno, al più lasciava malconcie le pale del mulini a vento…

Veniamo alla Libia: 2) lo stallo

L'articolo riportato in apertura risulta illuminante dello stallo tenuto conto che nessuno ha l'arma o la situazione risolutiva. Gheddafi non lo manda via nessuno, salvo che non venga colpito alle spalle da qualche suo fido improvvisamente convertito. Per mandarlo via occorrerebbe sconfiggerlo ma gli unici che potrebbero farlo, 'gli insorti', non sono minimamente in grado di farlo. La NATO è, come si suol dire, nelle pettole. I Governi traccheggiano. Dal Ministro degli Esteri dell'Europa, quella specie di lady minestrone, non ci si può aspettare niente di buono, l'inconsistenza eretta a sistema.

Veniamo alla Libia: 3) il da farsi (lo dice la NATO)

E allora, che fare? Una parola chiara l'ha detta ufficialmente il segretario della NATO Anders Fogh Rasmussern, 58enne danese di notevole esperienza politica. In una intervista a Spiegel ha lapidariamente dichiarato che una soluzione militare è impossibile. Occorre una soluzione politica, cosa peraltro che alcuni, pur pochi ma almeno con noi dentro a tale cesta, avevamo sospettato e trasmettendo ai lettori questa idea. Mentre scriviamo il segretario dell'Unione Africana con una delegazione composta da rappresentanti di Congo, Mali, Mauritania, Sudafrica e Uganda, è a Tripoli per vedere se si riesce a sbloccare la situazione avviando negoziati

Veniamo alla Libia: 4) la NATO chiede. NO, NO, NO

La NATO ci ha detto qualcos'altro. Ha chiesto. Dall'Italia vuole una dozzina di aerei in più ma, soprattutto, bombe da sganciare, salvo errori, sui lealisti per difendere 'gli insorti' Sulla stampa sono filate indiscrezioni sulla tendenza del Governo, sentite le opposizioni, di rispondere positivamente.

IL GOVERNO NON FACCIA SIMILE FESSERIA! L'Europa non ci sente sul problema migranti? Noi dobbiamo ripagare con ugual moneta compresa la restituzione dello schiaffo ricevuto nell'incontro a quattro, Italia esclusa nonostante sia in prima linea con le schiere dei clandestini.

A casa i nostri soldati. A casa le bombe

Abbiamo per primi sostenuto che la risposta a quanto sopra sta nel far tornare a casa i nostri soldati dell'Afghanistan. Abbiamo visto con piacere che il Ministro Clderoli ha preannunciato che nel prossimo Consiglio dei Ministri porterà la proposta di ritirare i nostri dal Libano. Il Ministro La Russa ha detto che ha già previsto di ridurli a 1000. Bisogna fare sul serio. E lasciare in casa nelle casematte italiane le bombe.

D'altronde l'ha detto Rasmussen: non servono. Occorre una soluzione politica.

La politica italiana: una speranza

Che la nostra politica sia apparsa chiara è affermazione destituita di ogni fondamento, qualora ci venisse l'insana idea di manifestarla. Abbiamo una speranza, che cioè quello che è emerso - il riconoscimento degli insorti e il relativo appoggio - abbia una interlocuzione sotterranea, come spesso succede nelle vicende di politica internazionale. Se cioè stiamo operando su due fronti, a Bengasi e a Tripoli, allora questa speranza potrebbe essere anche qualcosa di più. Il ruolo di negoziatori non ci pare brilli per compatibilità con la vocazione 'bombarola'

Alla prossima

frizziero

(x) La Libia di Gheddafi è stata eletta con larga maggioranza (81% ovvero 155 su 192) l'estate scorsa membro del "United Nations Human Rights Council (Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite) che è di 47 membri, di cui 13 africani, 13 asiatici, 6 per l'Europa dell'Est, 8 per l'America Latina e Centrale, 7 tra Europa occidentale (ci sono i 'bombaroli' inglesi e francesi) , America del Nord e Oceania.

La sua certificazione come paladino dei diritti umani Gheddafi l'aveva avuta 8 anni fa quando la 'Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani', poi divenuta 'Consiglio', con l'elezione alla presidenza, con 33 voti su 53 (17 gli astenuti, 3 i contrari.

(Usa, Canada e Guatemala). Attuale vicepresidente del Consiglio dei Diritti Umani è lo svizzero Jean Ziegler, già premio Gheddafi per i diritti umani nel 2002.

http://triskel182.wordpress.com/2011/04/08/%E2%80%9Cuna-strana-guerra-de... é l'indirizzo dell'articolo del Corriere della Sera

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