In provincia un esercito di candidati per Camera e Senato ai nastri di partenza ma all’arrivo?
Se abbiamo fatto i conti giusti abbiamo un mezzo esercito di candidati di Valtellina e Valchiavenna per Camera e Senato. Si tratta di ben 41, 17 al Senato e 24 alla Camera cui però vanno aggiunti, per questione di “valtellinesità”, Giulio Tremonti e Benedetto Della Vedova. Totale 43. E se si aggiunge, fra i candidati per gli italiani all’estero, il “caiolatt” Farina, DS, siamo a 44.
A cotanta schiera ai nastri di partenza non corrisponderà un arrivo affollato, tutt’altro. Big a parte, fatti i conti un po’ a lume di naso per l’insussistenza di sufficienti pezze statistiche d’appoggio, in poole position c’è, rispetto alle previsioni fatte in questi giorni, una sorpresa dato che i commentatori su questa persona non si sono affatto soffermato. Hanno parlato di Dioli e Molteni, di Parolo che in giro veniva considerato sicuro, di Uggé, non solo sottosegretario uscente ma fortemente radicato nel sociale (trasporti).
Non diremo nulla di quello che pensiamo e delle stime che si possono fare, pur considerando un dato di partenza realistico, e cioè il premio di maggioranza alla CdL per quanto riguarda il Senato. Alla Camera il premio di maggioranza viene assegnato su scala nazionale, attribuendo a chi conquista la maggioranza 340 deputati su 630, anzi su 617 dato che 13 sono riservati agli italiani all’estero. Ovviamente questo per una percentuale sino al 55%. Chi dovesse vincere con oltre il 55% non ha bisogno e non avrà premio di maggioranza.
Il meccanismo al Senato è lo stesso ma il calcolo non viene effettuato su base nazionale bensì su base regionale (con eccezioni tipo Val d’Aosta che il suo senatore e il suo deputato li ha per legge).
Stando così le cose c’è da presumere che la CdL la spunti in Lombardia, con il Veneto le uniche due Regioni su 13 vinte nell’ultima consultazione popolare. Oltre alla discesa in campo di Formigoni, che valutazioni e calcoli li avrà ben fatti prima della sua decisione, c’è un altro elemento. Se infatti l’Unione dovesse vincere anche in Lombardia Prodi avrebbe un’investitura in Italia al 70% o quasi! I sondaggi nazionali, accreditati al centro-sinistra, danno un 3-4 punti di vantaggio, con Lombardia e Veneto perse e altre 3 o 4 Regioni in bilico.
Perché conta il risultato lombardo? Lo vediamo dopo. Prima, giacché stiamo parlando di sondaggi mettiamo il dito nella piaga, ossia in un interrogativo di carattere tecnico, se da attribuirsi ai sondaggisti o ai commentatori dei sondaggi non importa. Quel che importa è che non si considera come si dovrebbe il dato degli indecisi. Non dei “veri indecisi”, che non sono moltissimi, ma di quelli che si dichiarano indecisi, pur sapendo bene come votare, perlomeno in termini di schieramento. Un po’ di esame sociologico, un po’ di psicologia, un po’ di esperienza ed è possibile estrarre dei numeri, delle percentuali. Lo abbiamo fatto ma si tratta di cosa che potrebbe essere considerata talmente soggettiva da esser presa come inclinazione personale e non invece, come è, come dato tecnico. Sempre su questo piano importante rilevare, nel gioco della comunicazione, che l’Unione dopo aver avuto uno sbandamento anche per uscite estemporanee soprattutto sul versante sinistro, ha trovato un binario da percorrere con una certa uniformità e con ripetitività mettendo la sordina su altri aspetti più controversi. Non così la CdL per un’impronta molto personale data da Berlusconi, in parte logica in quanto Premier in carica, in parte meno logica sotto due profili; da una parte perché così vanno un po’ in ombra gli alleati quando egli avrebbe tutto l’interesse che anch’essi fossero al top, dall’altra perché il target, cioè i destinatari, cui si rivolge con i suoi messaggi non possono essere “globalizzati”. In una coalizione, quale essa sia, c’è chi si rivolge a elettori d’un certo modo di porsi e di pensare, e chi si rivolge a quelli che sono sull’altro lato dello schieramento. Per esemplificare da una parte Diliberto e i suoi – magari alla spaccasassi come l’idiota e driticatissimo (anche a sinistra) commento su Bush- piutto sto che non Bertinotti – con maggiore astuzia politica – e dall’altra parte Mastella, Rutelli e compagni.
Molto diverso l’approccio degli uni e degli altri. Si dirà che la sintesi la fa Prodi, anche se si è visto entro certi limiti, ma è squadra con Fassino, D’Alema, i vari della Margherita e via dicendo. Berlusconi fa meno squadra e rischia, alla lunga andando verso il 9 aprile di scontarla.
La partita non è ancora chiusa. Presentate le liste l’attenzione di tutti sarà puntata sullo scontro. Potrebbe però guadagnare qualche punto il gettare acqua sul fuoco discettando con serenità, cosa peraltro tutt’altro che facile dato che è più semplice urlare che fare un ragionamento…
Torniamo a noi, a casa nostra.
Resta a casa, per sua scelta onorando l’impegno assunto nel momento della sua candidatura alla Presidenza della Provincia, il sen. Provera. Esce con onore per la valutazione corale dei membri della Commissione Esteri del Senato, sede di molti “big” della politica (Andreotti, Colombo, Fisichella, Napoletano, Occhetto, Scalfaro…) da lui presieduta, con alle spalle anche una serie di delicate missioni all’estero alle quali corrispondeva maggiore riservatezza a maggior rilievo).
Esce anche l’on. Parolo, non per sua scelta. La Lega di qui lo avrebbe voluto ancora a Montecitorio dove si è dato da fare come attestano i resoconti della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici (era anche membro del Direttivo del Gruppo Lega Nord della Camera). Nei pour-parler della vigilia veniva dato per certo e considerato tale anche dagli altri Partiti. Sono in parecchi a dire che la regola interna del limite delle due legislature avrebbe potuto lasciare il posto alle esigenze di rappresentanza di un vastissimo territorio, ancorché “minore” per lo scarso peso demografico.
Maroni, a Sondrio, ha sottolineato – pur esprimendo la sua opinione favorevole alla riconferma – che soprattutto con la devolution il punto di riferimento si è decisamente spostato da Roma a Milano. E’ vero, ma il fatto è che neppure a Milano ci siamo…
Forza Italia ha, oltre Tremonti, Uggé e questo ha reso difficile la scalata ai primi posti dell’uscente Scherini, anche se Passamonti, segretario di Forza Italia, se n’è lamentato. A questo punto c’è Dioli che senza mezzi termini rivendica al centro-sinistra, e quindi a se stesso, la possibile presenza a Palazzo Madama. Non è il solo in questa posizione, c’è anche il centro-destra. Intanto Costanzo, segretario DS, si batte per Molteni ma il 13° posto non agevola la prenotazione a Linate, destinazione Fiumicino. Si potrebbe dire qualcosa anche degli altri ma sono troppi. Ci limiteremo ad osservare l’accoppiata al secondo posto di Claudio Giorgio Oscar Giudice (Lista “Democrazia Cristiana e Partito Socialista” – Camera) e di Iole Balitro (Democrazia Cristiana – Senato). Si tratta della lista con l’on. Rotondi dell’on. De Michelis, e Stefania Craxi, dopo la recente rottura congressuale con Bobo Craxi passato all’Unione e candidato, da socialista, nella lista DS per la Camera in Lombardia 3, sempre che risolva i problemi formali della sua lista.
In ogni caso altri tempi quelli in cui la provincia aveva tre senatori e tre deputati…
a.f.