LIBIA 14 APRILE. ANCHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PUÒ SBAGLIARE (O ESSERE INDOTTO A FARLO) 11 4 18 47

Le due cose di Napolitano - Abbiamo dato - Avremmo diritto - L'epopea dei bombaroli - L'Italia? Fuori - Sberlone - Il pasticcio, lo stallo, i conti - Bilancia in equilibrio - Ultima annotazione le bombe - Se… allora violazione della Costituzione

Le due cose di Napolitano

Anche il Presidente della Repubblica può sbagliare. Meno magari di altri perché tutto il suo dire è pensato, ripensato e controllato per le conseguenze che può avere, nel bene come nel male, quello che viene dal Quirinale.

Può capitare anche che sbagli in quanto indotto a farlo dal suo staff.

Questo premesso vediamo la dichiarazione che ha fatto dopo il pollice verso nei confronti delle richieste del nostro Paese da parte dei Ministri dell'UE. Napolitano ha detto due cose:

1) Guai a uscire dall'Europa. Tutti hanno convenuto, Bossi compreso.

2) Non bisogna fare ritorsioni nei confronti dell'Europa.

Su questo punto, caro Presidente, non ci siamo. Dipende naturalmente che cosa intende per ritorsioni ma non è difficile immaginare che il riferimento fosse la proposta del Ministro Calderoni di ritirare i nostri soldati dal Libano per destinare loro e le risorse collegate alla difesa dall'immigrazione selvaggia. Non così poi fuori posto visto che il suo collega alla Difesa, La Russa, ha detto che ne aveva già parlato in Consiglio dei Ministri per ridurre l'impegno a 1000 uomini più che dimezzando quindi la nostra partecipazione.

Abbiamo dato

Abbiamo poco meno di 10.000 militari impegnati in tutto il mondo su oltre una trentina di fronti, afghano e libanese in testa per numero e per costi. Per la questione libica abbiamo fornito le basi, essenziali. Abbiamo unità da guerra che pattugliano il Mediterraneo. Abbiamo il maggior peso di tutti i Paesi - bombe, per fortuna, a parte - per lo tsunami migratorio che ha colto al volo l'occasione fornita dai bombaroli, quello del mai sopito imperialismo britannico e l'altro del persistente delirio di grandeur dell'Eliseo.

Avremmo diritto

Abbiamo diritto, caro Presidente, ad avere una corrispondente considerazione dall'Europa?

Abbiamo registrato invece, caro Presidente, non uno ma una serie di schiaffi di concorrente provenienza. Vero o no?

L'epopea dei bombaroli

I bombaroli si sono mossi subito, per non dire 'prima'.

Hanno sedotto Hillary Clinton portandola ad aderire alla causa delle bombe. Se ne è parlato molto poco, ma il voltafaccia americano è stato rapido e sorprendente. Nelle prime ore di sacro furore si sono dati da fare. In quel tempo ristretto sono riusciti a spedire 124 missili per un totale di spesa di circa 200 miliardi di vecchie lire - vanno aggiunte tutte le altre spese -. Poi anche la Clinton si è dovuta arrendere all'evidenza, scoprendo di essere stata 'sedotta' dai bombaroli, la prima volta in cui gli USA non trainano ma sono trainati! Intanto l'ONU aveva votato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1973 che si presta, nelle stesura marpiona, a diverse interpretazioni. Approvata dai bombaroli più una serie di Paesini, non d'accordo Paesi per una popolazione complessiva quasi 5 volte quella degli approvanti. Han fatto la riunione di Parigi con i francesi che hanno cercato di bissare i nipponici che consegnarono alla storia il 7 dicembre del 1941 la base di Pearl Harbor nelle Haway. Qui, fatte le debite proporzioni, qualcosa di simile con gli aerei francesi in volo prima ancora che finisse la riunione di Parigi. Già, signor Presidente, la riunione di Parigi.

L'Italia? Fuori

Il flirt appassionato fra i bombaroli, con la povera Clinton in subordine, venne alla luce in tutto il suo fulgore con l'indizione della riunione di Parigi e la notizia di un piano anglo-francese per la Libia, USA al traino.

Ricorda, Signor Presidente, che il nostro Ministro degli Esteri Frattini ebbe a sua volta a far notare che c'era anche un altro piano, di Italia e Germania (le cui navi se ne erano andate per lo stretto di Gibilterra verso le proprie basi…).

Ricorda, Signor Presidente, cosa successe?

Ricorda, Signor Presidente, che a questo punto Monsieur Sarcozy d'intesa con Mister Cameron montarono di corsa una videoconferenza propedeutica con i due bombaroli DOC, la bombarola trainata e, udite udite, la Merkel?

Sberlone

Al di là di quel che si è scritto, considerato quanto indicato all'inizio, non si è trattato di una sberla ma di uno sberlone. Abbiamo registrato reazioni generali di basso profilo senza quelle polemiche che invece avrebbero potuto esserci. Possiamo pensare che sia interventuto il Quirinale per calmare le acque ed evitare una ventata polemica contro l'Europa (ricordiamo la immediata, e giustissima, proposta di Formigoni: ritiriamo la disponibilità delle basi).

In quei giorni ci fu una specie di contentino, spacciato da tutti senza distinzione di colore politico, come cosa importante, rappresentato dall'attribuzione all'Italia del Comando della flotta ONU. Contentino in quanto il Comando non indirizza ma esegue. Le decisioni che contano sono a livello politico non militare. Lo sberlone rimane tal quale.

Il pasticcio, lo stallo, i conti

Non vorrà negare, Signor Presidente, che ce ne hanno fatte di tutti i colori, questi europei, lontanissimi dallo spirito originario dei De Gasperi, Schumann, Adenauer che fondarono l'Europa ma pensandone una ben diversa dall'attuale, sicuramente Europa dei soldi non Europa politica, quella che sarebbe necessaria.

Non contenti di averci dato tutti gli sberloni descritti adesso con una faccia tosta incredibile vogliono addirittura che andiamo a bombardare. Gli USA se la sono svignata. La Germania è sfilata via, altri Paesi hanno gli aerei che si limitano come i nostri a volare senza gettare confetti. Hanno fatto il pasticcio. Oggi lamentano lo stallo. E intanto i conti, Signor Presidente, chi li paga?

Bilancia in equilibrio

Niente ritorsioni, Ella ha autorevolmente detto. Abbiamo sottolineato che bisogna intendersi che cosa è la ritorsione.

Non lo è certamente quello che per primi abbiamo proposto da queste colonne, ovvero il portare a casa i nostri soldati attualmente in Afghanistan. Perché siamo là? Non abbiamo interessi di alcun tipo. Ne abbiamo uno generale legato al nostro ruolo nel mondo in ragione delle nostre potenzialità.

Deve però, Signor Presidente, esserci equilibrio fra i due piatti della bilancia. Doveri uguale a diritti.

Se le cose devono essere decise da un direttorio tra bombaroli facendo spazio anche alla Germania e lasciando all'Italia il compito di dire di SI a quello che hanno deciso lor signori, non discutiamone in termini di legittimità. E' legittimo che lo facciano. Ed è altrettanto legittimo che da parte nostra si dica semplicemente che visto che lor signori fanno e disfano, noi facciamo le valigie e loro mettano anche chi le loro decisioni deve trasferirle sul tappeto. Non è ritorsione, Signor Presidente, ma decisione semplicemente conseguente. Loro, e non nostra, la responsabilità.

Ultima annotazione le bombe

La 1873 è una risoluzione per tutelare i civili non per ammazzarli. Con linguaggio ributtante i militari parlano di "effetti collaterali" quando muore gente innocente per via di una bomba lanciata 'a fin di bene ' (essendoci stato sotto le bombe, una esplosa nella stanza accanto, altre in prossimità, avendo sentito i sibili quando arrivano con pochi secondi poi di un gelo silenzioso che dura ore e poi il botto, penso che chi l'ha sganciata riteneva di farlo 'a fin di bene', ma io e gli altri non eravamo certo d'accordo, compresi quelli che sono stati ridotti in briciole senza sapere perché).

Bando all'ipocrisia. Le bombe non servono a tutelare i civili. Servono per cercare di far fuori Gheddafi. Al di là delle copertura formali, Signor Presidente, questa si chiama guerra.

Se… allora violazione della Costituzione

Titolo primo, "Principi fondamentali", art. 11 "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

Egregio Presidente, non ci permetteremo mai di spiegare a Lei cosa dice la Legge fondamentale del nostro Stato.

Ci serve richiamare l'art. 11 per due aspetti:

1) Le nostre bombe sarebbero un atto di guerra e quindi una violazione della Costituzione

2) A chi richiama il secondo punto ovvero quello delle 'limitazioni di sovranità' sottolineiamo semplicemente quanto è precisato in tale art. 11: "IN CONDIZIONI DI PARITÀ CON GLI ALTRI STATI". Non siamo in questa situazione.

Mazziati lo siamo stati. Se si dice di sì alle bombe, o alle armi per gli insorti, saremmo mazziati e contenti. E siccome contenti sarebbero in pochi a Roma chi prendesse una simile decisione è destinato a pagarla cara.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali