Qui cometa, a Voi Terra. E non solo in inglese, ma con tanto italiano

La predica (laica) della domenica numero 2 viene, con buona ragione, anticipata ed anche ridotta ad un solo argomento lasciando al numero tre le bombe d'acqua, lo sciopero generale, il rischio per la Valtellina di non avere rappresentanti a Roma. In momenti che troppo stanno durando, alimentando rassegnazione, rabbia, pessimismo e via dicendo, secondo i casi, arriva un messaggio al mondo da 511 milioni di km. Un messaggio che suona rivendicazione italiana di un ruolo, di capacità, di realizzazione grazie a tecnici e scienziati che sono stati i primi in plancia a guidare dalla partenza sino all'atterraggio (no: accometaggio) su uno dei più stravaganti personaggi dello spazio: la cometa.

Qui cometa...

Qui cometa, a voi Terra. Quando riceverete il mio messaggio saranno 28 minuti dall'atterraggio (in questi casi 'accometaggio' visto che la terra è a 511 milioni di km). Abbiamo viaggiato per miliardi di km sfruttando anche l'effetto fionda con uno speciale elastico, quello derivante dalla combinazione delle orbite di Terra e Marte.

Qui cometa, a voi Terra. Dall'8 giugno del 2011, ad oltre 7 anni dal lancio, avvenuto il 2 marzo del 2004, mi sono fatta una lunga dormita. Ibernata fino allo scorso 20 gennaio quando il mio 'Hal 9000' (il cervellone di 'Odissea nello spazio') virtualmente battendomi l spalla mi ha dato la sveglia perchè c'era da cominciare a lavorare in vista dell'arrivo. Quello che abbiamo fatto, grazie amche a una serie di italiani che hanno dimostrato al mondo che l'Italia non è solo mafia e spaghetti.

Gli italiani. Subito un ricordo per chi non c'è più avendo dato un grande contributo alla ideazione e realizzazione della missione:  Angioletta Coradini, astrofisica a livello da Nobel. Alla guida di Rosetta troviamo  Paolo Ferri (Istituto  Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).) e Andrea Accomazzo ESA Spacecraft Operations Manager. Poi degli 11 strumenti a bordo di Rosetta tre sono italiani. Sono lo spettrometro Virtis (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer), di cui è responsabile Fabrizio Capaccioni, dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell'Inaf (Iaps-Inaf); Giada (Grain impact analyser and dust accumulator), progettato da Luigi Colangeli e del quale è responsabile Alessandra Rotundi, dell'università Parthenope.
Oltre alle persone ci sono Istituti, Enti, Aziende: Università Parthenope e di Padova,  Politecnico di Milano, INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), aziende del gruppo Finmeccanica Thales Alenia Space, Telespazio e Selex ES.

I salti. Ci hanno detto che arrivando là Pfilae ha fatto un primo salto in alto di 140 metri, un secondo di q20 e rotti e il terzo di 8 metri prima di posarsi definitivamente. Ricordiamo gli astronauti sulla Luna che si muovevano a salti? Era per la gravità ridotta corrispondente, all'incirca, alla massa del nostro satellite. E così che come chi scrive pesa sulla terra 84 kg sulla Luna peserebbe 13,94 kg sulla cometa peserebbe circa 8 grammi. Avremmo record mondiali, anzi universali a portata di mano visto che un semplice passetto sulla terra se fatto lassù ci farebbe salire forse anche a 1000 metri di altezza. Ecco il rischio per Philae, il prodigioso robot: trapanando il suolo il riculo lo sbatterebbe in alto, e dove?

Pochi giorni fa ci hanno annunciato che il nuovo direttore del CERN, la più avanzata delle ricerche mondiali sull'infinitamente piccolo da cui viene la nostra vita, è una italiana, Fabiola Gianotti, sempre aria da Nobel, con l'aggiunta del diploma di pianoforte al Conservatorio di Milano. e non per l'idiota questione delle quote rosa, offensiva per le donne i cui meriti devono avere considerazione indipendentemente dell'essere femmina, single, zitella, mamma, nonna o quant'altro. Siamo ai livelli più avanzati della scienza, degni eredi del più grande di tutti nel mondo, Leonardo da Vinci.

Teniamone conto, anche con giustificato, legittimo orgoglio perchè dagli altri abbiamo tante cose da imparare MA MENO DI QUELLE CHE LORO DEVONO IMPARARE DA NOI.

 

Alberto Frizziero
Editoriali