il nostro Paese continua a perdere “ cervelli”. Il caso dei medici

Per motivi di lavoro in questi giorni ho incontrato un giovane valtellinese che ha esercitato per anni l’artigianato di alto livello nella nostra città  e che, stanco dell’italica burocrazia è andato a lavorare in Svizzera  “perchè là i talenti  vengono  valorizzati “ afferma con un nota di rammarico. Si, perchè se avesse trovato  i  giusti incentivi sarebbe rimasto in Valtellina.  Così  come un mio amico , stanco delle continue vessazioni ha portato il suo studio da professionista di alto livello nella vicina Svizzera , “ pensa  ho aperto l’attività in due ore pagando cinquanta  franchi “.
Sono due piccoli esempi, tra migliaia, di come il nostro Paese continua a perdere “ cervelli” non  perchè non ci sia lavoro in Italia ma perchè non ne possono più della burocratizzazione  che scoraggia.
Un dato eclatante è quello dei medici .
Nel 2014 hanno lasciata l’Italia in 2363 : un numero impressionante.
Sono per lo più medici giovani che sono stanchi delle continue vessazioni burocratiche . della scarsa considerazione della classe medica , ma anche medici piiù anziani, che hanno acquisiti esperienza e professionalità,  abbandono l’Italico Paese . Mete più gettonate sono la Svizzera, la Francia la Germania,l’Austria ma anche la Gran Bretagna e di Paesi Nordici che con l’ausilio di agenzie specializzate ricercano i medici italiani.
Uno dei motivi principali è la carenza di posti nelle scuole di specialità post laurea per cui 3-4 mila medici all’anno rimangono in un limbo di lavori provvisori e precari Basti pensare ai problemi insorti nel primo concorso nazionale delle specializzazioni  mediche  che ha provocato una serie di ricorsi oppure al concorso nazionale per l’accesso alla scuola di Medicina generale ( forse è il caso di smetterla di privilegiare lo studio nozionistico, dopo almeno 6 anni di laurea, e adottare il modello tedesco che fa acquisire ai medici il titolo di specialista sul campo con l’esperienza  ospedaliera). Negli altri Paesi europei non esiste questa  rigidità ed i posti  nelle scuole di specialità superano  i laureati concorrenti.
Un altro motivo è la precarietà anche degli specialisti che all’età di 35 anni vengono assunti dalle aziende ospedaliere anche quelle pubbliche con contratti libero professionali senza alcuna tutela. Il Job acts perchè non vale anche per i medici ? Tutti d’accordo : centro destra e centrosinistra.
Inoltre non si può sottacere il fatto che la professionalità medica è svilita , a volte a servizio della classe burocratico-amministrativa  per cui  non sembra contare l’impegno, il curriculum  e la professionalità dei medici  ma altre logiche in primis l’appartenenza , anche nell’ambiente universitario.
Infine il dato economico: all’estero le retribuzioni dei medici sono mediamente il doppio se non il triplo di quelle in Italia e per persone che per 7-8 anni non hanno avuto un guadagno perchè studiavano ,questo è certamente un logico e motivato incentivo.
Il paradosso è che questo fenomeno avviene in un momento in cui in Italia vi è una carenza estrema di medici che sarà sicuramente più accentuata in futuro:  basti pensare che da oggi al 2020 il 50 per cento dei medici ospedalieri  e il 60% dei medici di famiglia potrebbero andare in pensione. E la nostra Valtellina, lontana dai centri universitari e di ricerca ? Già adesso, e per fortuna , abbiamo medici  che arrivano dalla Grecia, dalla Romania, dalla Russia,dall’Ucraina anche dal Sud America e dal Medio Oriente .  E nel prossimo futuro? Certamente è la politica chiamata a dare delle risposte, e non è tagliando i servizi che si risolve il problema , ma restituendo alla professione medica le giuste prerogative. 

 

Gianfranco Cucchi
Editoriali