VOTO DI FIDUCIA: CI E' ANDATA BENE E NON SOLO A NOI VALTELLINESI

Occasione per allargare il discorso, al debito, ai tagli, al da farsi e via dicendo

La Camera ha votato la fiducia al Governo.

Ci é andata bene.

Politicamente solo alla maggioranza e non all'opposizione ma noi prescindiamo, nel nostro giudizio, da considerazioni politico-partitiche. E' per questo, é in questa logica che diciamo che ci é andata bene.

A tutti.

Ai valtellinesi

Primariamente a noi valtellinesi. Le tangenziali di Morbegno e di Tirano sono ben messe dopo tutto il lavorio svolto ma ancora sui carboni ardenti perché fatto trenta occorre fare trentuno. E cos'é questo anello mancante? Sono i 60 milioni che sono indispensabili e per i quali il Ministro Matteoli si é impegnato anche recentemente ribadendo tale impegno. Non ci fosse stata la fiducia quasi sicuramente si sarebbe dovuto riprendere da zero con il nuovo Governo, con il nuovo Ministro e in una situazione in cui la merce sempre più rara é costituita dai soldi. Non ci sono ancora sul nostro piatto ma se le cose fossero andate diversamente era pressoché certa la persistenza di un piatto vuoto e chissà per quanti anni.

Al Paese

I famelici Moloch della speculazione finanziaria internazionale non avrebbero atteso molto ad allungare i loro artigli e con loro quelle agenzie di rating che sembrano fremere di piacere nell'annunciare retrocessioni facendo finta di non ricordare il loro significativo silenzio prima dello scandalo della bolla americana. Altro che 350 o 380 di spread rispetto ai tedeschi! Lo si sa bene anche se lo si dice e non lo si dice. D'altronde al riguardo la posizione e gli interventi del Presidente della Repubblica sono eloquenti. Pericolo schivato.

Alle forze politiche

Bando alla ipocrisia, ai tatticismi, alla demagogia. Guardiamo in faccia la realtà. Non ci fosse stata la fiducia c'era la possibilità di una alternativa di Governo? Si parla e riparla da tempo di un Governo di transizione. Appoggiato da chi? Non certo dall'attuale maggioranza. La speranza al centro e a sinistra é fondata su una ipotetica uscita dalla maggioranza attuale di qualche parlamentare. Dalla padella nella brace perché mettere d'accordo tutti da Vendola a Casini é periodo ipotetico del terzo tipo, ovvero della irrealtà. E allora elezioni in un clima di tregenda, sotto attacco della speculazione internazionale, senza la minima certezza del dopo-elezioni.

Questo in termini generali. In termini specifici nessuna delle forze politiche - tranne da una parte Lega e dall'altra IdV che pure con qualcosa da definire meglio - é pronta in realtà ad affrontare le elezioni. Secondo noi neanche a narzo sebbene ipotesi di questo tipo non appaiano campate in aria,

Alle parti sociali.

Le divisioni cavalcano il momento difficile e pongono seri problemi a tutti. E poi ci sono gli ineluttabili tagli da farsi alla moda delle formiche visto che da un certo punto in poi l'Italia che nel periodo della ricostruzione e fino alla fine degli anni settanta era un vero formicaio poi con il contributo di tutti, o quasi, é diventata un cicalaio.

E allora?

Come ne veniamo fuori?

Non ne veniamo fuori, quale sia il Governo, quali le forze politiche in plancia. Sanno tutti che bisogna tagliare e magari concordano, in privato. Poi in pubblico interviene la condizione e cioé che si deve tagliare perché non se ne può fare ma ovviamente l'erba nel prato del vicino. Si sa che l'erba del vicino é sempre più verde.

Ma i conti li abbiamo fatti?

Il problema é di conti. Il debito pubblico é l'ammontare del debito che lo Stato ha totalizzato emettendo, ad esempio, BOT, CCT e simili. Chi sono i creditori? Chiunque avanzi soldi o abbia titoli di debito statale. La cifra é talmente imponente (oltre 1.900 miliardi di €uro) da diventare incomprensibile ai più. C'é un modo di rendeerla comprensibikle. Il debito dello Stato é il debito di tutti noi, Con l'arrivo degli extracomunitari, clandestini a parte, abbiamo superato quota 60 milioni. Per la precisione ad inizio anno eravamo 60.626.442. Questo significa che ogni italiano ha sul groppone un debito di circa 32.000 €uro. Una famiglia di quattro persone circa 128.000 €uro pari a poco meno di 250 milioni di vecchie £ire.Cifra sulla quale bisogna pagare gli interessi. E qui ognuno a questo punto é in grado di farli, scoprendo ogni mese quale cifra ingente ci sia da tirar fuori.

Cicale

Abbiamo vissuto da cicale. Abbiamo cioé vissuto spendendo quello che non era ancora guadagnato, caricando sulle spalle dei nostri figli e, non bastando, anche dei nostri nipoti lo scialo di anni in cui venuta meno l'egemonia politica tutti si sono dati alla pazza gioa con responsabilità largamente condivise. Facciamo un esempio significativo anche se le nostre valutazioni possono avere reazioni violente. Molta responsabilità va data alla scala mobile apparentemente a tutela dei lavoratori ma in realtà negativa in primis per loro, specie quelli andati in quiescenza. L'avevamo scritto prima del 1975, anno in cui venne introdotta, prevedendo che sarebbe stata una jattura. Non avevamo la sfera di cristallo, non avevamo competenza da Bocconi, non scrivevamo alla ventura, se va va, se non va pace. Il meccanismo me lo aveva spiegato un protagonista, persona non della politica che fino all'ultimo si era battuto contro l'introduzione di un meccanismo che sarebbe stato perverso. Ci aveva pronosticato l'ineluttabilità della sua introduzione perché c'era un accordo di ferro fra Confindustria, egemonizzata da FIAT e Sindacato. Per i primi i costi sarebbero stati trasferiti sui prezzi. Per i secondi c'era la certezza di una busta paga più pesante per l'adeguamento al costo della vita. Altro che certezza! L'aumento era nominale e perdippiù arrivava a prezzi aumentati! Ci si accorse quasi subito degli effetti perversi con un vero e proprio circolo vizioso che fece salire l'inflazione a livelli astronomici (fino a superare il 20!) anche se ci volle qualche anno per tornare indietro. In questa situazione elemento aggravante fu anche l'impossibilità "politica" di adeguare costi e tariffe.

Energia, gas, trasporti e quant'altro furono di fatto congelati. Il costo del lavoro cresceva esponenzialmente anche se non altrettanto avveniva per le buste paga. Tutti i costi marciavano al ritmo dell'inflazione ma il biglietto del treno non poteva essere aumentato, non la bolletta del gas, non quella della luce e via dicendo. A tutto doveva provvedere Pantalone, e cioé lo Stato che non avendo altra possibilità faceva quello che gli era rimasto possibile: indebitarsi. Era il periodo di aziende decotte che ragion politico-economico-sindacale caricavano sul bilancio dello Stato. Durante la crisi del Fossati - che passò alla mano pubblica ma dimostrando vitalità economica e quindi operazione non assistenziale o clientelare - venne alla luce il caso di una manifattura che non telai e altri macchinari modernissimi riusciva a perdere più del fatturato, il che significa che lasciando i dipendenti a casa a stipendio pieno l'ENI avrebbe risparmiato dei soldi...

C'erano le eccezioni. Il problema trasporti era critico nei primi anni '70, anche in Valle. E qui ci fu l'eccezione resistendo alla fortissima pressione sindacale che avrebbe voluto la pubblicizzazione tout court. Spremute le meningi venne una soluzione innovativa con la nascita del Consorzio Trasporti come Authority e la filiazione di una società al 51% pubblica e al 49% privata, Presidente ewspresso dal pubblico, amministratore delegato, il manager, dal privato. La Regione aveva così due modi di risolvere il problema confrontando Sondrio con la innovazione descritta e Mantovs dove tutto era stato pubblicizzato con una azienda provincializzata. Mantova avrebbe dovuto costare meno per condizioni ambientali (pianura), rete localizzata, centri sicuramente più grossi dei nostri paesi. Fatti i conti venne che il costo autobus/km a Mantova era di 3.500 lire. A Sondrio di 700....!!!!"

Ma la Valtellina era un'altra cosa. I nostri Comuni avevano difeso il principio del pareggio dei bilanci, secondo l'abitudine di fare ikl passo secondo la gamba. Altrove non era così e non solo al Sud ma con forte contributo al centro e al nord. In una riunione del Consiglio Nazionale dell'ANCI in Campidoglio a Roma fece sensazione la violentissima scenata del Sindaco di Treviso che aveva scoperto in quell occasione che il Comune di Reggio Emilia spendeva, a spese dello Stato, tre o quattro volte quello che spendeva pro-capite il Comune di Treviso.

Certo, il suo peso l'ha avuto anche una politica di tipo assistenziale, soprattutto per e nel Mezzogiorno, comunque con responsabilità collettiva. Un esempio: mareggiata a Palermo, danni al porto. Il Governo provvede e va in Parlamento con la proposta di nfinanziamento. Maggioranza e opposizione sono come cani e gatti in quel periodo ma per Palermo trovano subito l'intesa e aumentano considerevolmente lo stanziamento... E c'é anche il nord. Problemi all'Olivetti. Viene presentata la ricetta di risanamento che prevede 1000 prepensionamenti a carico dello Stato. Il Ministro Donat Cattin, sinistra DC, provenienza sindacale, non ci sta che una società privata decida di sua iniziativa di scaricare oneri sullo Stato. Lui, piemontese, tiene duro per settimane finché viene travolto dallo schieramento consociativo politico-sindacale-confindustriale. Eccetera.

Tagli

La cultura. Riprendiamo il discorso sui tagli. Ovunque si guardi si muove la piazza. Aveva cominciato tempo fa la cultura spuntandola e ottenendo il reinserimento della cifra prima prevista, ci pare 300 milioni. Comprensibile. Non comprensibile però, osservarono alcuni, mungere soldi dallo Stato e poi pagare artisti molto più dei teatri di tradizione europea o fare, come la Scala di Milano, un numero di rappresentazioni in un anno meno degli altri, avendo perdippiù numero maggiore di dipendenti.

La scuola. Il Ministro s.ra Gelmini ha dichiarato che lo Stato non potrà mai assumere 200.000 precari. Certo, quando diminuivano gli alunni e aumentavano, e di molto i docenti, nessuno aveva da dire, anzi i pochi, noi compresi, che cercavano di pubblicizzare il malvezzo venivano soggetti a critiche anche pesanti

La sanità. In provincia sono stati chiusi gli ospedali di Grosio, Bormio, Tirano e, di fatto, é fortemente ridimensionato Morbegno. Altrove non é così. Ci sono in giro per l'Italia ospedaletti che restano aperti solo per i posti di lavoro e basta. Pensionando i dipendenti a stipendio pieno ci sarebbe un fior di risparmio concentrando attrezzature con relativi costi, di acquisto e di esercizio, in nosocomi maggiori. Gente in piazza a protestare se qualcuno cerca di imitare la Valtellina.

Le tariffe - energia. L'energia elettrica é cara, un terzo di più rispetto all'Europa. Abbiamo ripudiato a suo tempo il nucleare. Non entriamo nel merito, se bene o male. Solo che non si può avere botte piena e moglie ubriaca. Ora tutti sono per il fotovoltaico. Anche giusto ma bisogna sapere che i costi per renderlo competitivo gravano sempre di più sulla nostra bolletta.

- Le tariffe - trasporti. Siamo in Europa e per una mare di cose dobbiamo confrontarci con gli altri Paesi. Ebbene, fatta eccezione per la Freccia Rossa si veda la differenza fra noi e gli altri Paesi, e parliamo di tipologia similare di convogli.

- Altro. Si potrebbe andare avanti per tariffe, per costi vari, per livelli di servizio, per personale eccetera. In qualche caso anche con osservazioni giuste. Non serve. I 32.000 €uro a testa di debito sono un cappio al collo con la speculazione finanziaria pronta all'assalto.

Resta un punto, quello dell'evasione fiscale. Premesso che le statistiche indicano che la lotta é stata intensificata al punto di ottenere risultati migliori di sempre, é evidente che c'é molto da fare ancora. Ma anche qui un po' di esame di coscienza non sarebbe male. Quanti sono quelli che pretendono fior di ricevuta fiscale per quello che hanno acquistato o per i servizi di cui hanno usufruito? Quanti sono che preferiscono il pagamento in nero? E se é vero che l'evasione é forte nel lavoro autonomo (salvo per chi ha da fare o con la P.A. o con società che lavorano solo a fattura) é anche vero che esiste un sommerso tutt'altro che trascurabile per il secondo lavoro, in nero, di chi ha il primo a stipendio fisso.

Tremonti

E torniamo a Tremonti, il cerbero che dice di no a tutti. Chi lo conosce sa che non é un sadico che si diverte ghignando a respingere ogni e qualsiasi richiesta con la cassa terribilmente chiusa nella sordità più completa persino anche - dicono le cronache - alle petizioni del Premier.

Meno male che l'Italia nel punto più difficile della sua storia ha trovato un simile cerbero che, oltre ad avere previsto per tempo quel che stava per accadere anticipando quindi l'uragano e riducendolo a temporale, ha trovato pane per i suoi denti nel carattere. In tanti ce l'hanno con lui ma se ci fosse stato un altro comportamento oggi saremmo costretti a fare manovre impensabili per evitare il tonfo.

Dulcis in fundo

In mezzo a tanto amaro, - altro che Petrus Boonekamp! - un pizzico di dolce. Finalmente i Paesi che contano hanno capito che le transazioni finanziarie vanno tassate. Obama nicchia ma prima o poi gli USA, fortemente condizionati dalla Cina per quello che a Pechino hanno in portafoglio, dovranno mollare. Così come la proposta che da anni fa Tremonti sugli eurobond oggi meno avversata di ieri perché anche i sordi hanno dovuto cominciare ad ascoltare quella campana.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali