ITALIA PAESE DEI NO 11 6 20 22

Nove NO che contano, e pesano sulle nostre spalle, e un NO in meno, mancanza riprovevole

Italia Paese dei NO, vedansi i referendum ma non solo.

- No al nucleare, il no più scontato dopo lo tsunami giapponese. Se anche non ci fosse stato quel disastro sarebbe stato lo stesso perché trovare posti dove fare le centrali sarebbe stata un'impresa colossale.

- NO al 7% da inserire nelle tariffe idriche per la remunerazione del capitale. E' stata considerata un'eresia pur essendo norma varata dal governo di centro-sinistra, ministro del settore il 'verde' Ronchi. Un conto economico corretto deve prevedere a fronte di un inve4stimento l'ammortamento e un interesse. Nessun privato, salvo la malavita a cui non importa rimetterci pur di riciclare denaro sporco, è così folle da investire soldi che non gli vengono resi e che non producono neppure un €uro di reddito.

- NO ai servizi pubblici. Se per l'acqua il discorso era nell'aria non così per il resto. Anche per l'acqua però c'è stato un NO che, stando così le cose, comporta conseguenze pesanti in entrambi i casi. Prima ipotesi: occorre trovare i 60 miliardi necessari per gli interventi idrici, in particolare per gli 800 depuratori che mancano senza dei quali arriverebbe una multa pesantissima dall'Europa. Seconda ipotesi: occorre una legge che modifichi il risultato del referendum. Sarebbe il colmo.

- NO a investimenti dei Comuni. Occorre una barca di soldi per i servizi pubblici. Guai ai privati e quindi non un €uro potrà arrivare da questo settore. Chi può fare investimenti a fondo perso? Gli Enti locali. Qui però c'è, come tutti sanno, un NO grande come una casa. Non degli amministratori ma del tesoriere. In altri termini soldi non ce ne sono, tranne qualche privilegiato, rara mosca bianca.

- NO alla TAV. Rischiamo di perdere i fondi europei di molte centinaia di milioni, 671 per la precisione, cui aggiungere l'indennizzo alla Francia per l'ostinato NO della Val di Susa.

- NO alla centrale di Porto Tolle. Abbiamo da convertire, come da decisione del 5 gennaio scorso, 'a carbone pulito' questa grande centrale - quasi il 10% del fabbisogno elettrico italiano - per diversificare le fonti energetiche. 2,5 miliardi pronti per essere spesi. Sono d'accordissimo Enti locali, Sindacati, Industriali ma si muovono (non è per caso che si tratti di quelli che non hanno il problema dell'occupazione perché il posto di lavoro ce l'hanno già?) WWF, Greenpeace, Italia Nostra, Comitati locali. Ricorrono e il 17 maggio il Consiglio Stato esprime anche lui il suo NO annullando il decreto 29 luglio 2009 con cui il Ministro dell'Ambiente aveva dato parere positivo sulla compatibilità ambientale. Da notare che il TAR Lazio, competente in materia, aveva respinto il ricorso di ambientalisti vari.

- NO al fotovoltaico 'di speculazione'. C'è una curiosa idea che gira per l'Italia. Se metto 4 pannelli sul tetto il fotovoltaico va bene, se ne metto 1000 è una speculazione. L'idiozia eretta a sistema. Ci serve o no l'energia? Se serve chi vuol produrne con questo sistema, faccia pure.

- NO all'eolico 'di speculazione'. Le ragioni, secondo i posti, le più diverse. In primis l'aspetto paesaggistico, il rumore, i danni all'avifauna ecc. Ci serve o no l'energia? Se serve chi vuol produrne con questo sistema, faccia pure.

- NO perfino all'eolico off shore, con le pale che vengono installate a diverse miglia lontano dalla costa Le ragioni? Incomprensibili se non strumentali. Il coro dei NO è sintomatico. L'intera Sicilia. Il NO della Puglia riguarda la zona tra Brindisi e Lecce non certo il meglio e comunque neppure lontanamente paragonabile alle coste del Salento oltre Lecce e sino a S. Maria di Leuca. NO per la zona garganica. NO nel Golfo di Cagliari, NO del Consiglio Provinciale di Oristano, Eccetera, eccetera.

Quanto alle motivazioni si va da alcune teoricamente accettabili ad altre da fine del mondo. Alcune delle prime: 'Il Comitato rileva che i numerosi progetti off-shore già presentati non solo siano dannosi e inconciliabili con l'ambiente, il paesaggio, il turismo, la pesca, le attività umane dello svago e del tempo libero, ma non assicurano alle comunità il ritorno economico e sociale, in termini di servizi e lavoro, che una tale scelta dovrebbe garantire con chiarezza e trasparenza ' o 'Seri rischi per l'ecosistema del Canale con pesanti conseguenze anche in altri settori strategici come la pesca, il turismo e la stessa navigazione' oppure 'incompatibilità con l'attività turistica, per l'attività di pesca e per la conservazione dell' ambiente naturale e del paesaggio.

Poi arrivano quelle da Striscia la notizia: 'La realizzazione di diversi, distinti e non concordati parchi eolici avrebbe un notevole impatto negativo non solo per l'ambiente naturale e il paesaggio, ma anche per il disturbo alle rotte percorse dall'avifauna migratoria' oppure Si ripete che risulterebbe compromessa persino la navigazione, sia con finalità di pesca sia con finalità da diporto, per l'interdizione non solo degli specchi d'acqua direttamente interessati, ma anche delle comuni rotte navali. Ma per quanto riguarda la preoccupazione per le rotte navali (ma negli altri Paesi lnon ci sono navi che passano?). E chi si preoccupa dell'avifauna non può cercare di preoccuparsi anche di un altro tipo di fauna, quella a due gambe, che ha bisogno di energia come il pane. Di energia poi che venendo da pale che girano col vento risparmia alla nostra atmosfera una grande quantità di veleni.

Questi NO mentre altri Stati europei vanno a tutto vapore con l'eolico, e quello off shore in particolare. Basti pensare che la Norvegia, che sta certo meglio di noi per produzione di energia elettrica, ne sta facendo uno di una potenza che è circa sette volte quella complessiva di tutte le centrali della nostra provincia!

- NO alle opere lineari. Opere lineari sono strade, ferrovie, elettrodotti, pipeline, metanodotti, collettori fognari ecc. Ci vogliono anni per arrivare a una conclusione, e in qualche caso non si riesce proprio.

Ci sono voluti decenni, per fare un esempio, come per la pedemontana dal Varesotto akka Bergamasca, sistema viabilistico, composto da 87 km di autostrada (67 km) e tangenziali (20 km) e 70 km di viabilità locale. Dei 67 km di autostrada, poco meno di 20, da Meda a Vimercate, saranno a tre corsie per senso di marcia, mentre i restanti tratti (da Busto Arsizio fino a Meda, e da Vimercate alla A4, oltre alle tangenziali di Como e Varese), così come le tangenziali, saranno a due corsie per senso di marcia. La viabilità connessa sarà invece a un corsia per senso di marcia. Decine d'anni per un traffico odierno stimato in oltre 60.000 veicoli al giorno sulla tratta autostradale, con punte di oltre 80.000 all'interno di quel denso e attivissimo "alveare" che è la Brianza centrale.

IL NO CHE MANCA

Ci siamo dilungati sui NO ad interventi ma ci sono infiniti NO ad altre cose. Il NO permanente di taluni irriducibili comincia nei bar, nei luoghi di lavoro, nei condomini per salire progressivamente e investire anche le grandi cose di interesse della comunità nazionale.

C'è un NO che manca, una mancanza moralmente riprovevole.

Si tratta del NO alla guerra in Libia ove siamo andati per tutelare i civili di Bengasi e lo facciamo ammazzando i civili di Tripoli.

Non c'entra con resto dell'articolo? Se anche fosse non ci interessa perché il fondamento morale di una simile denuncia resta, grosso come una casa.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali