LIBIA. UNA GUERRA SBAGLIATA CHE COSTA L'IRA DI DIO E FINORA NON HA CONCLUSO NIENTE (VITTIME A PARTE E DISTRUZIONI A IOSA) 11 6 20 19

Ricapitoliamo - Le vere ragioni delle rivolte - Gheddafi aveva capito - 1973 - Prova di grandeur - Il flop della NATO - La ragione, quella vera. della guerra - Ancora gli USA - Uno stop, le premesse. Quali? - La riserva - Bombe finite. La soluzione - La

Ricapitoliamo

In Egitto se ne era andato Moubarak. In Tunisia Ben Ali. Qualche aquila nei pensatoi dei due bombaroli, forse in periodo di ferie con tutti al mare salvo custodi e idraulici, ha prefigurato uno scenario simile. Dopo Egitto e Tunisia ecco la Libia visto e considerato che in Cirenaica, da sempre la si fa a cani e gatti con la Tripolitania, qualcuno aveva approfittato per muoversi, da un lato discretamente sospinto dai servizi francesi e forse inglesi, dall'altro sulla scia di una rottura tra tribù che aveva determinato il venir meno dell'appoggio a Gheddafi dei dissidenti.

L'Occidente, l'ONU, un po' tutti sorpresi, trovarono in Internet e Facebook la spiegazione. Fu indotto in errore da consiglieri non proprio accorti, lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano che definì "Risorgimento africano" quello che per gran parte aveva altra natura. Lo spirito 'risorgimentale' era in realtà di pochi. I più come disse alla nostra TV una figlia di Re Hussein di Giordania, avevano fame e quando si ha fame - disse la principessa - la gente scende in piazza.

Le vere ragioni delle rivolte

Appare incredibile il silenzio diffuso sulla ragione vera, comunque la principale, del movimento popolare di protesta, ben compreso invece da Gheddafi.

Noi, solitari, ne scrivemmo subito avendone conferma poi nelle successive parole della principessa giordana.

Era il 10 marzo.

Titolo: "LIBIA E NORDAFRICA. L'ESASPERAZIONE PER I PREZZI ALLE STELLE DEI PRODOTTI ALIMENTARI VERO MOTORE DI QUEL CHE SUCCEDE. CHI SOFFIA NEL FUOCO? 11 3 10 49"

Dal testo: "Quando dal giugno dello scorso anno il riso aumenta del 20,6% la gente comincia a protestare ma se nello stesso tempo si registrano altri aumenti patologici e non fisiologici (Soia 59,6. Frumento 75,3. Mais 104,8. Zucchero 113,9) la gente esplode".

Gheddafi aveva capito

Dicevamo che Gheddafi l'aveva capito subito. La dimostrazione: iIn Libia il reddito medio pro capite è quasi 10 volte quello degli egiziani. Un ingegnere italiano evacuato dava alla "Goccia" questo panorama economico: "con 800 dinari al mese (500 euro) si vive da signori, ma anche con 600 dinari si gode di un tenore di vita più che sufficiente. Vi è anche una fascia di popolazione che vive con 200 dinari, stando quindi su una soglia di sussistenza, ma i libici in molti casi sono predisposti a fare più lavori per incrementare il loro stipendio".

I salari erano fermi da tempo immemorabile. Di colpo Gheddafi li ha portati ad almeno 600 dinari con, in più, un contributo una tantum alle famiglie. Da aggiungere che in Cirenaica, dove è partita la rivolta, non si stava così bene..

Il consenso di quelle delle 145 tribù rimasta a lui fedeli associato a quello che inevitabilmente l'allargamento dei cordoni della borsa ha comportato hanno saldato il blocco sociale che sostiene il rais.

La 1973

La risoluzione 1973 (no fly zone e tutela civili) era stata approvata dal Consiglio di Sicurezza favorevoli Bosnia-Erzegovina, Colombia, Francia, Gabon, Libano, Nigeria, Portogallo, Sudafrica, Regno Unito, Stati Uniti. Astenuti invece Brasile, Cina, Germania, India, Russia. Approvazione numerica. Il peso delle nazioni è infatti evidente ma significativo è anche il dato demografico.

- A favore In totale i dieci Paesi del SI di cui sopra hanno una popolazione di circa 700.048.383.

- In totale i cinque Paesi astenuti hanno invece una popolazione di circa 2.904.271.449, PIU' DEL QUADRUPLO.

Prova di grandeur

Per l'attuazione subito si è fatta avanti la NATO, guarda caso sino a poco tempo fa snobbata dai francesi. Non era ancora finita la riunione a Parigi che già gli aerei di Sarcozy, fatto compiuto, erano in volo per andare a bombardare.

Il giorno prima però---

Il giorno prima c'era stata una videoconferenza. I due bombaroli di Parigi e Londra avevano annunciato un loro piano. A quel punto il nostro Ministro degli Esteri Frattini aveva interloquito dicendo che ce n'era un altro di piano, quello italo-tedesco. Al che convocazione sui due piedi di una videconferenza, alla vigilia dell'incontro parigino, Francia, GB, UA e Germania. A noi daranno poi un contentino, ovvero il comando navale. Contentino in quanto non è l'Ammiraglio X o Y che decide le linee politiche, alle quali i militari devono stare.

NOI ABBIAMO SCRITTO CHE DOPO UN FATTO DEL GENERE AVREMMO DOVUTO RITIRARE I NOSTRI SOLDATI IN GIRO PER IL MONDO. L'abbiamo scritto prima dei pacificti (dove sono?), dei giornali, dei politici, dei Partiti, dei parlamentari, dei giornali.

L'ABBIAMO SCRITTO ALLORA DA CONTRARISSIMI A QUESTA GUERRA (a tutte le guerre con deroga per Afghanista e prima del Golfo, obbligate). CONTINUIAMO A SCRIVERLO TROVANDO QUASI TUTTI, IN OGNI AMBIENTE, D'OGNI COLORE POLITICO CHE SONO D'ACCORDO CON NOI.

Il flop della NATO

Le cose vanno dette come stanno, del resto con l'autorevoile conferma da parte del Segretario di Stato alla Difesa USA, Gates.

I 28 Paesi della NATO hanno fra loro idee ben diverse. Ad affiancarsi ai bombaroli ci sono solo Belgio, Canadà, Danimarca e la Norvegia che ha già deciso di tornare a casa. La Germania che aveva mandato le sue navi in Mediterraneo le fa tornare su. E gli USA?

Per la prima volta nella storia non sono stati loro a guidare il gruppo ma sono stati al traino dei bombaroli.

Inaudito.

Cosa e come può essere successo? E' successo che Hillary Clinton ha pasticciato. Ben diversamente si sarebbe comportata la precedente Condoliza Rice. Obama era in Sudamerica. Gli USA hanno balbettato, poi il risveglio magari anche perché forse si sono accorti che la ragione dell'iperattivismo bombarolo di Sarcozy non dipendeva dalla sua caduta nei sondaggi con la conseguente preoccupazione in vista delle elezioni del prossimo anno. Ci sono cascati tutti, ignorando così che la ragione era, diciamo, più sostanziosa.

La ragione, quella vera. della guerra

A fine 2010 gli Stati africani avevano messo nero su bianco, ossia lo Statuto del nascente Fondo Monetario Africano (FMA), insieme con la Banca centrale e la Banca Africana d'Investimento. Questa sarebbe stato il più importante sviluppo strategico per l'Africa oggi, ai fini degli scambi commerciali, paragonabile invece all'Italia dei vari staterelli.

Un duro colpo per la Francia che per i meccanismi attuali di fatto esercita una forma di insidioso, e utile per lei, neocolonialismo.

Guarda caso tale Banca dove avrebbe avuto sede? Ma a Tripoli naturalmente. Da chi avrebbe avuto i fondi? I maggiori in ordine: Algeria, Libia (9,33), Nigeria, Egitto, Sud Africa (da "Aurora").

Cominciamo a capire le vere ragioni?

Compresa quella del dietrofront americano?

Ancora gli USA

Torniamo a loro, agli americani e al risveglio, pur tardivo, della Clinton e di Obana.

Si svegliano e dopo aver capito il machiavello finanziario francese fanno anche i conti decidendo di andarsene dal sabato successivo. Provvedano gli altri della NATO. Nel fare i conti ossia nel tirare le conclusioni c'è anche …una questione di conti, ossia di dollari. Abbiamo documentato come nelle sole prime 5 o 6 ore di guerra, e solo per il settore missilistico, il lancio di 124 Tomahawk è costato al contribuente americano la bellezze di oltre 200 miliardi di nostre vecchie lire. E nei giorni successivi se ne sono andati altrettanti esaurendo tutte le scorte della Flotta USA in Mediterraneo. Con risultati modestissimi. Sono rimaste solo le navi, comunque sempre operanti nel Mediterraneo, e un'attività, diciamo, di mantenimento.

Uno stop, le premesse. Quali?

Si aspettavano tutti che Gheddafi, in fuga Moubarak e Ben Ali, seguisse la stessa sorte. Già si era mossa la Corte Internazionale per ripetere la vicenda Saddam, anche se a Bagdad la condanna l'ha inflitta un Tribunale locale.

Testardo, non ne ha voluto sapere.

Si aspettavano tutti allora che Gheddafi, dopo la prima pioggia di ordigni dal cielo, facesse fagotto. Un autorevole quotidiano nazionale titolava a tutta pagina "Disperato". Non aveva capito niente nessuno, o quasi.

Un film già visto. Nella guerra che ha portato alla caduta e cattura di Saddam Blair, dimentico di essere anche lui Europa, quella Europa contraria alla guerra, è corso subito a dare una mano a Bush che invece da solo non avrebbe potuto agire se non accordandosi, almeno, con l'Europa.

Nella storia una bufala terribile. Oltre un prezzo altissimo in vite umane l'esito è stato fallimentare sotto ogni punto di vista. Unico elemento positivo - per i bombaroli dato che la civiltà dovrebbe insegnare a tutti che nessuno, neppure gli Stati, ha diritto di mandare a morte una persona, per gravi che siano state le sue malefatte - la fine di Saddam.

Ammaestrato da questo il bombarolo di Lontra avrebbe dovuto mostrare un po' di pazienza di fronte all'arrembante Sarcozy. Hanno sbagliato tutto.

La riserva

C'era poi una riserva. E' vero che i Paesi aderenti alla NATO avevano altro da pensare, altro che andare in Nord Africa a mollar bombe o spedire missili. E' vero che gli arsenali militari europei non erano proprio così ricchi da permettersi una campagna soddisfacente. Vero tutto, ma c'era una grande risorsa, l'arsenale militare degli Stati Uniti. Gli USA si sono però fatti furbi, han capito la situazione e se ne sono andati.

Bombe finite. La soluzione

Orfani degli USA i rimasti della NATO han fatto i conti con le loro munizioni. Quelle più sofisticate, costosissime erano finite. Non un grande aiuto è venuto dall'Italia notoriamente Paese di scarso sentire bellico e di scarsa attenzione al settore nei bilanci. Pare - nessuno lo dice - che in questa fase siano gli americani a fornire bombe e missili. Pare - nessuno lo dice e nessuno neanche lo chiede al Governo - che la fornitura ci sia ma a pagamento. Forse sarebbe opportuno che questi "pare" si tramutassero in certezze o in smentite.

La linea di marcia secondo la Camera

La mozione approvata alla Camera con 309 sì, 294 no e 2 astenuti fissa i paletti della missione libica:

1) La data del fine-missione, da fissarsi ''in accordo con le Organizzazioni Internazionali ed i Paesi alleati"

2) Attività vincolata "contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico''

3) Esclusione di "qualunque nostra partecipazione ad azioni di terra sul suolo libico''

4) Niente tasse per coprire le spese militari della guerra

5) Ritiro di soldati dalle varie zone ove sono impegnati in più di 10.000 "da attuarsi, in accordo con le Organizzazioni Internazionali e i Paesi alleati, attraverso una graduale e concordata riduzione degli impegni del nostro Paese''.

La diversa realtà

1) In Libia si sta facendo una guerra, non un'azione di "tutela dei civili" come indicato dall'ONU.

2) La data. Il festival delle bombe doveva inizialmente durare tre mesi ma i bombaroli erano convinti che fosse questione di giorni, se non di ore. Poi le cose sono cambiate. Intanto il Ministro Frattini dichiarava il 6 maggio scorso "Vi sono ipotesi ottimistiche di pochi giorni, ipotesi più realistiche di qualche settimana, tre-quattro". E' evidente che una valutazione del genere al Ministro l'aveva suggerita la NATO, il cui segretario generale Rasmussen aveva però per sua parte detto di non essere in grado di indicare la data della smobilitazione. Intanto però il termine 'formale' è stato spostato dal 30 giugno al 30 settembre. Si spera che la fine venga anticipata, il che, detto brutalmente, sta a significare che si punta a far fuori Gheddafi visto che non ha intenzione di mollare. La NATO si scusa per la morte di civili di Tripoli per via delle incursioni alleate. Sono scuse di un cinismo unico visto che il suo mandato era quello di tutelare, e non di ammazzare, i civili. La risoluzione dell'ONU non indica che vadano tutelati quelli di Bengasi e invece perseguiti quelli che hanno la disgrazie di vicere a Tripoli

3) Sorvoliamo sugli obiettivi.

4) Ritiro dei soldati. Siamo stati i primi, precedendo giornali, pacifisti, politici, parlamentari, associazioni e comitati, dopo l'affronto della videoconferenza a quattro, Italia esclusa, a invocare il ritiro, e questo anche per l'omissivo comportamento di un'Europa che del problema degli arrivi coi barconi, e di quelli che a metà strada vanno a finire sul fondo, se ne frega. Un'ectoplasma del resto impersonato dalla baronessa Ministro degli Esteri, molto inglese, molto massiccia, molto inefficiente se per incapacità o altro non è dato di sapere.

5) Niente tasse. Il Ministro Frattini ha dichiarato che il collega alla Difesa La Russa è in condizioni di fronteggiare i costi. Vediamo quali e quanti sono.

Soldi a valanga

Il Giorno di domenica scorsa, 19 giugno, ha pubblicato un'analisi dei costi con il suggestivo titolo "Libia, la guerra bombarda i bilanci E intanto Gheddafi resta al suo posto" parlando di un fiume di denaro oltre a tutto senza nessuna certezza visto che Gheddafi è ancora al suo posto dopo "10.822 sortite aeree" in novanta giorni e una spesa sinora, ad avviso generale assai sottostimata, di circa 2500 miliardi di vecchie lire, in lire perché il dato rende meglio la situazione. Gli Stati Uniti hanno speso quasi la metà del totale da soli. 342 milioni gli inglesi, 87 (fasulli, sono molti di più) i francesi e via via gli altri.

E noi?

Per il Sottosegretario alla Difesa Crosetto il registratore di cassa italiano registra uscite sinora per 145 milioni di €uro (aerei, navi e aiuti umanitari). Stando ai dati ufficiali noi avremmo speso quasi il doppio della Francia…!

Dove li prendiamo? La mozione approvata in Parlamento

Pagano i lavoratori dei cantieri

Se il rispetto per la decisione del Parlamento si impone, se quindi non si applicano tasse per coprire i costi libici - quelli bellici, perché poi ci saranno quelli della ricostruzione, e poi da conteggiare i danno diretti di natura commerciale - per finanziare l'impresa d'Africa occorre prendere i soldi da qualche altra parte.

Nei giorni scorsi il piano della Fincantieri con smobilitazione di cantieri e ridimensionamento di altri ha avuto una sorta di generale rivolta al punto che i provvedimenti previsti sono stati ritirati. Intanto basterebbe che si procedesse con le commesse militari.

La Marina ha bisogno di 10 fregate che debbono sostituire le sedici vecchie di 30 anni. Un programma da 3,5 miliardi spalmato sino al 1917. Con i soldi sinora buttati via per la guerra libica di fregate, tipo modernissimo con elettronica avanzatissima, se ne facevano, al minimo, tre. E la guerra continua. E altri soldi vengono sprecati.

Fincantieri ha presentato un piano di smobilitazione per mancanza di commesse. Ce ne sono da costruire 10 per noi e 17 per la Francia. Evidente che se si sprecano i soldi in Libia non ce ne sono per i cantieri di Riva Trigoso, Castellamare di Stabia, Sestri Ponente, Monfalcone, per l'indotto di Palermo.

Anche questo è da mettere in conto.

Lega, PdL, Sinistre

A Pontida ulteriore presa di posizione leghista contro la guerra libica. Non a caso. La presenza articolata della Lega sul territorio, com'era un tempo per i grandi Partiti, le consente di captare gli umori della gente. Le bombe non piacciono. Anomala la situazione a sinistra, contro decine di anni di politica pacifista. Gli elementi sono due. Da un lato l'equivoco iniziale che aveva fatto dire, Napolitano compreso, che eravamo al Risorgimento africano. Difficile dopo tornare indietro. Dall'altro lato in fin dei conti valeva il detto "gli amici dei miei amici sono miei amici" e, viceversa "gli amici dei miei nemici sono miei nemici". In altri termini Gheddafi amico di Berlusconi finiva male nelle valutazioni degli antiberlusconiani. Il PdL pare che non si sia accorto di come anche la sua base elettorale non abbia gradito per niente l'entrata in campo dell'Italia. Nessun stupore comunque visto un altro importante silenzio.

Vaticano

Dispiace di vedere in questa vicenda il Vaticano non all'altezza di precedenti, simili vicende,

Da Famiglia Cristiana": Dopo 11 giorni dall'inizio della crisi libica la diplomazia vaticana si schiera a fianco della rivolta: "Queste manifestazioni esprimono la volontà popolare di una partecipazione attiva e democratica nella gestione del Paese". Lo ha detto l'Osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasi. Tomasi ha espresso anche "sgomento e dolore" per le "tantissime vittime" della repressione , ha chiesto la fine della violenza e ha proposto "un dialogo" per "vedere se si può trovare una soluzione". …Omissis …

"Della crisi libica ha parlato anche il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi nel suo editoriale settimanale per il Centro televisivo vaticano, nel quale ha definito gli accadimenti "la primavera del mondo arabo", verso i quali non bisogno avere "paura", ma proporre gesti di "amicizia".

Posizioni al minimo timide nei confronti dei Paesi dell'Occidente, Europa in particolare, che stanno facendo una guerra vera e propria, per giunta senza risultati se non quello di incrementare il lavoro dei becchini, quello degli ospedalieri, quello, poi, dei restauratori.

Le nostre sacrosante ragioni contro la guerra

Chi scrive ha ragioni più che sacrosante per bollare nel modo più secco quel che i bombaroli hanno confezionato e che con altri, "di cattiva volontà" stanno eseguendo.

Ci siamo pronunciati subito, come in vicende simili passate, nel modo più fermo possibile contro l'uso della forza con le vittime inevitabili e uno spreco di energie preziose.

Ci siamo pronunciati in questo modo non seguendo altri, ma semmai precedendoli e per una sola ragione. Oggi sono in pochissimi quelli che sanno cosa è una guerra. Chi scrive lo sa per le bombe sganciate sopra la sua testa.

Due a Chioggia, una scoppiata al di là del muro della stanza dove dormivo, facendo strage. Una scoppiata a una decina di metri dalla stanza dove dormivano i miei con mio fratello di quattro anni.

Una trentina a Pontremoli, obiettivo il cantiere della Falck con diversi valtellinesi ma scopoiate una a 50 metri, altre a meno di 100. 30 bombe "intelligenti" in quanto hanno evitato gli edifici e persino gli orti annessi senza fare vittime ma neppure danni.

Una a Ponte, la più intelligente di tutte, esplosa dietro la Chiesa della Madonna di Campagna, vicino al cimitero.

Chi scrive era bambino ma il ricordo è rimasto nitido. Quel sibilo della bomba che sta arrivando. Quel silenzio che dura un'eternità e poi lo scoppio. Subito il sollievo e poi la solidarietà pensando ai vicini che dopo il silenzio si sono visti la casa piombare si di loro.

Se Monsieur Sarcozy avesse avuto la possibilità di vivere questa esperienza probabilmente bombarolo non lo sarebbe diventato.

La conferenza a Roma

Il Ministro Frattini ha comunicato una notizia importante e cioè che nei prossimi giorni si terrà a Roma una riunione cui dovrebbero partecipare circa 300 libici, in rappresentanza delle tribù e dei vari settori della vita civile.

L'interrogativo riguarda il numero delle tribù presenti. O ci sono tutte, direttamente o per delega, o sennò siamo punto e a capo. In secondo sarebbe interessante conoscere un po' di dietrologia. Se c'è un largo consenso, quantomeno metodologico, la via è quella catalana, con una forte autonomia della Cirenaica. Se non c'è consenso si continuerà con inconcludenti bombardamenti, salvo che la NATO abbia un colpo di fortuna (!!!) bissando il grande successo di alcune settimane fa quando riuscì a mandare al Creatore il figlio di Gheddafi con due piccoli bambini, nipotini del rais. Senza vergognarsene.

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