Orso. No, dr. Pratesi (WWF), non ci siamo. Prima l'uomo

Operazioni da cultura metropolitana che confliggono con la realtà montana

“Il ritorno dell'orso sulle Alpi”. Questo il titolo di un articolo del Presidente inirario del WWF nazionale Fulco Pratesi pubblicato sull'ultimo numero del “Notiziario della Banca Popolare di Sondrio". Sei pagine, dalla 38 alla 43 e 12 le fotografie. Articolo di indubbio spessore con una serie di dati e anche riferimenti storici.

Sottolineata la qualità dello scritto c'è da trarre, per così dire, la morale: NO, DR. PRATESI, NON CI SIAMO per la gerarchia che Ella stabilisce, una gerarchia che vede l'autoctono animale a due zampe presente in provincia in circa 180.000 unità subordinato a qualsiasi plantigrado come quello girovago chiamato M25 Un orso che non ha alcuna certificazione né di nascita né di residenza in Valtellina e neppure il passaporto per un viaggio di piacere, soprattutto gastronomico, dalle nostre parti.
Non ci siamo per la posizione esposta, quella che l'on. Della Briotta aveva emblematicamente definito “cultura metropolitana”.

Ci basiamo, dr. Pratesi, su quello che Ella scrive.
Citando Bruno Gali Valerio, naturalista, leggiamo che l'ultimo orso valtellinese sarebbe stato ucciso nel 1902 presso Bormio. In realtà “Paesi di Valtellina” riporta citazioni varie in base alle quali l'estinzione dovrebbe risalire nelle Orobie agli anni venti “ tanto che l’albergo Saffratti di San Salvatore (San Salvatore in Val del Livrio sulla direttrice per la bergamasca via Corno Stella, m. 2620) proponeva ancora, ai primi del Novecento, fra i piatti più ricercati, il prosciutto d’orso”.
IN OGNI CASO, GROSSO MODO DUNQUE NIENTE ORSI IN VALTELLINA DA CIRCA UN SECOLO.

Ella ci informa che erano rimasti in pochi in Trentino tanto che nel 1999 due orsi bruni furono 'prelevati' nelle riserve dii caccia della Slovenia 'marcati e liberati' in zona del tutto diversa per habitat e per popolazione rispetto a quella di nascita e che infine con l'operazione 'Life Ursus' tra il 1999 e il 2002 se ne liberarono 10, di cui sette femmine.

Ella ci parla di “nuova scarsa tolleranza sociale” e che, per via di “rari inconvenienti arrecati da individui definiti “problematici” è stata “rinfocolata l'acredine contro questa mitica specie nonostante i vantaggi ecologici e turistici che essa garantiva”.
Ella cita una doverosa incentivazione di una campagna di informazione sui rapporti uomo-orso che contribuisca ad evitare incidenti. In proposito abbiamo già scritto che i corsi di informazione non debbono però essere limitati agli umani ma devono essere rivolti anche agli orsi per insegnar loro come comportarsi...

Arriva l'orso adeguarsi. Che razza di pretesa!
Lascia esterrefatti, dr, Pratesi, quello che Lei scrive e cioè che i danni dell'orso “sono da ricercarsi nelle caratteristiche attuali dell'agricoltura di montagna” e “non più gestite con i criteri di un tempo”. Capita così, Lei dice, che gli animali liberi “risultano così esposti ai prelievi” (leggasi ad essere sbranati - ndr) ad opera di lupi, finora nessuno, e orso. E i danni, secondo lei, sono “esigui”. Di fatto un privilegio per l'orso vista la fornitura di recinti elettrificati ad allevatori e apicoltori, 26 di cui 12 nel 2014
Migliaia di animali dovrebbero pertanto essere rinchiusi in recinti, che poi sono efficaci sino a un certo punto, per favorire l'arrivo su un tappeto rosso di Sua Maestà il plantigrado, dimenticando CHE SI TRATTA DI UN INTRUSO e, checchè se ne dica visti i tre casi in un anno, pericoloso.

Orso e bipedi (noi)
Fra i 'rari inconvenienti' Ella cita il raccoglitore di funghi Daniele Maturi “leggermente ferito” dall'orsa Daniza il 10 giugno dello scorso anno – per Lei e ambientalisti ferite e shock non contano, danno dopo le beffe! - addirittura bersaglio di minacce perchè “avrebbe ingigantito” l'episodio.
Stessa linea in fin dei conti del Suoi colleghi per l'escursionista ferito nei giorni scorsi da un orso. Se l'è cavata con soli 5 punti di sutura e il comprensibile shock ma (!) trovandosi poi di fronte alle accuse di avere montato la faccenda.

Vivo per miracolo
Quanto all'aggressione subita l'11 giugno da Walter Molinari, vivo per miracolo con perdita di vari brandelli di carne dal corpo e dal cuoio capelluto, rimandiamo al significativo racconto che ne fa il quotidiano “Trentino” a questo indirizzo:
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/06/11/news/ag...

Da notare che la durissima lotta con l'orso è stata sostenuta da un fortissimo atleta che corre la Cento Km. Una persona mediamente normale non ce l'avrebbe fatta.

Da notare che si tratta di persona che era tra i favorevoli alla reintroduzione dell'orso. Ha cambiato idea parlando di diritto della gente a poter andare in giro in condizioni di sicurezza.

Ripetiamo
Riprendiamo un passo da un precedente nostro articolo
L'uomo, soprattutto quello che ancora trae sostentamento dalle attività agricole nel contempo facendo opera di bonifica territoriale, ha una sola voce: il risarcimento come se fossero quei quattro soldi a risolvere le situazioni. E poi la strage che fa un solo orso! Lav, di fronte a quelle carcasse con le carni parzialmente strappate se la cava dicendo che si tratta 'di equilibrio naturale'.
Non è vero perchè tutto il contesto è artificiale. La situazione non è il frutto di una evoluzione progressiva in un contesto selettivo che porta a questo o quell'equilibrio. L'uomo ha alterato l'ambiente. In un bosco non si sono più quei due o tre alpigiani alla ricerca dei fabbisogni di sopravvivenza. Oggi, specie nei giorni festivi, ce ne sono magari 500 con una bella diversità di rischio. L'orso predava per vivere ma a sua volta cadeva vittima di chi non voleva perdere la sua mucca, il suo vitello, i suoi ovini.

Li ammazziamo?
Quando gli svizzeri hanno ammazzato quell'orso che era diventato pericoloso, persino entrando nella cucina di una casa, abbiamo scritto che il finale non avrebbe dovuto essere quello. Gli si doveva sparare, certo, ma non pallottole bensì anestetico e poi deportarlo in luogo tale che risultasse inoffensivo, ai limiti in uno zoo o in uno zoosafari.
Il Trentino li ha voluti? Se li tenga. E se qualcuno di loro vuole farsi una scampagnata per assaggiare esemplari della gastronomia valtellinese, già provati come asine, capre ecc., si spari. Anche qui, non pallottole ma anestetico, e poi lo si consegni alla Provincia di Trento.

Dr. Pratesi
Un invito. Faccia un giro per gli alpeggi della Valtellina e parli con i caricatori d'Alpe. Un po' meno di cultura metropolitana e un piccolo bagno nella realtà di tutti i giorni di chi vive sul territorio e il territorio.
a.f.

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