TEMPO DI NATALE, tempo di luce e mistero 11 12 20 14

Tutto è misterioso nei giorni in cui ci troviamo. Il Verbo di Dio, la cui generazione è prima dell'aurora, nasce nel tempo; nel Bambino è un Dio. Dopo l'attesa di quattro settimane di preparazione, immagine dei millenni dell'antico mondo, eccoci giunti al venticinquesimo giorno del mese di dicembre, come a una stazione desiderata. Dapprima e naturale che proviamo un certo stupore vedendo che questo giorno a sé solo riserva l'immutabile prerogativa di celebrare la Natività del Salvatore. Fin dal quarto secolo, sant'Agostino scoprì la differenza, nella famosa Epistola ad Ianuarium; e la spiegava dicendo che noi celebriamo il giorno della Nascita del Salvatore unicamente per rievocare la memoria di quella Nascita operata per la nostra salvezza, senza che il giorno stesso nel quale ha avuto luogo racchiuda in sé qualche significato misterioso. Al contrario il giorno preciso della settimana nel quale è avvenuta la Risurrezione è stato scelto nei decreti eterni, per esprimere un mistero di cui si deve fare espressa commemorazione sino alla fine dei secoli. Sant'Isidoro di Siviglia e l'antico interprete dei riti sacri che per lungo tempo si è ritenuto fosse lo studioso Alcuino, adottano su questo punto la dottrina del vescovo di Ippona(S.Agostino). Detti autori osservano dunque che, secondo le tradizioni ecclesiastiche, avendo la creazione dell'uomo avuto luogo il venerdì, e avendo il Salvatore, sofferto la morte in quello stesso giorno per riparare il peccato dell'uomo; essendosi d'altra parte la risurrezione di Cristo compiuta il terzo giorno, cioè la Domenica, giorno al quale la Genesi assegna la creazione della luce, "le solennità della Passione e della Risurrezione - come dice sant'Agostino - non hanno soltanto lo scopo di riportare alla memoria i fatti che si sono compiuti; ma rappresentano e significano anche qualche altra cosa di misterioso e di santo (Epist. ad Ianuarium)". Si potrebbe affermare, con gli antichi liturgisti, che la festa di Natale percorre successivamente i diversi giorni della settimana, per purificarli tutti e sottrarli alla maledizione che il peccato di Adamo aveva riversato su ciascuno di essi. Ma abbiamo un mistero molto più sublime da dichiarare nella scelta del giorno di questa solennità: mistero che, se non ha relazione con la divisione del tempo nei limiti di quel tutto che Dio stesso s'è tracciato, e che si chiama la Settimana, viene a legarsi nel modo più espressivo al corso del grande astro per mezzo del quale la luce e il calore, cioè la vita stessa, rinascono e perdurano sulla terra. Gesù Cristo nostro Salvatore, che è la luce del mondo (Gv 8,12), è nato al momento in cui la notte dell'idolatria era più profonda in questo mondo. E il giorno della Natività, il 25 dicembre, è precisamente quello in cui il sole materiale, nella sua lotta con le ombre, vicino a spegnersi, si rianima d'un tratto e prepara il suo trionfo. Nell'Avvento abbiamo notato, con i santi Padri, la diminuzione della luce fisica come il triste emblema di quei giorni di attesa universale; ci siamo rivolti con la Chiesa verso il divino Oriente, verso il Sole di Giustizia, il solo che possa sottrarci agli orrori della morte del corpo e dell'anima. Dio ci ha ascoltati; e nel giorno stesso del solstizio d'inverno, famoso per i terrori e i gaudi del mondo antico, ci da insieme la luce materiale e la fiaccola delle intelligenze. San Gregorio Nisseno, sant'Ambrogio, san Massimo di Torino, san Leone, san Bernardo e i più illustri liturgisti, si compiacciono di questo profondo mistero che il Creatore dell'universo ha impresso in una sola volta nella sua opera naturale e soprannaturale insieme. "In questo giorno che il Signore ha fatto - dice san Gregorio Nisseno, nella sua omelia sulla Natività - le tenebre cominciano a diminuire e, aumentando la luce, la notte è ricacciata al di là delle sue frontiere. Certo, o Fratelli, ciò non accade né per caso né per volere estraneo, il giorno stesso in cui risplende Colui che è la vita divina nell'umanità. È la natura che, sotto questo simbolo, rivela un arcano a quelli il cui occhio è penetrante, e i quali sono capaci di comprendere la circostanza della venuta del Signore. La notte, era giunta alla sua più lunga durata, e d'improvviso s'arresta. Pensa alla notte funesta del peccato che era giunta al colmo per l'unione di tutti gli artifici colpevoli: oggi stesso il suo corso è stroncato. A partire da questo giorno, essa è ridotta, e presto sarà annullata. Guarda ora i raggi del sole più vivi, l'astro stesso più alto nel cielo, e contempla insieme la vera luce del Vangelo che si leva sull'universo intero". "Esultiamo, o Fratelli - esclama a sua volta sant'Agostino - perché questo giorno è sacro non già per il sole visibile, ma per la nascita dell'invisibile creatore del sole. Il Figlio di Dio ha scelto questo giorno per nascere, come si è scelta una Madre, lui che è il creatore del giorno e della Madre insieme. Questo giorno, infatti, nel quale la luce ricomincia ad aumentare, era adatto a significare l'opera di Cristo che, con la sua grazia, rinnova continuamente il nostro uomo interiore. Avendo l'eterno Creatore risolto di nascere nel tempo, bisognava che il giorno della sua nascita fosse in armonia con la creazione temporale" (Discorso in Natale Domini). In un altro Sermone sulla medesima festa, il vescovo d'Ippona ci dà la chiave d'una frase misteriosa di san Giovanni Battista, che conferma meravigliosamente il pensiero tradizionale della Chiesa. L'ammirabile Precursore aveva detto, parlando del Cristo: Bisogna che egli cresca e che io diminuisca (Gv 3,30). Sentenza profetica la quale, nel senso letterale, significa che la missione di san Giovanni Battista volgeva al termine dal momento che il Salvatore stesso entrava nell'esercizio della sua. Ma possiamo vedervi anche, con sant'Agostino, un secondo mistero: "Giovanni è venuto in questo mondo nel tempo in cui i giorni cominciano ad accorciarsi; Cristo è nato nel momento in cui i giorni cominciano ad allungarsi" (Discorso in Natale Domini.). Cosicché tutto è mistico: sia il levarsi dell'astro del Precursore al solstizio d'estate, sia l'apparizione del Sole divino nella stagione delle ombre. La scienza , nel tempo, pensava di aver scosso una volta per sempre le basi della superstizione religiosa, per aver costatato, presso i popoli antichi, l'esistenza di una festa del sole al solstizio d'inverno; sembrava loro che una religione non potesse passare per divina, dal momento che le usanze del suo culto avevano delle analogie con i fenomeni d'un mondo che, secondo la Rivelazione, Dio ha tuttavia creato solo per il Cristo e per la sua Chiesa.

Il luogo della Natività.

Questo luogo è Betlemme. È da Betlemme che deve uscire il capo d'Israele. Il profeta l'ha predetto (Mic 5,2); i profeti ebrei lo sanno e sapranno anche dichiararlo, fra pochi giorni, ad Erode (Mt 2,5). Per quale ragione questa oscura città è stata scelta fra tutte le altre per diventare il teatro di così sublime avvenimento? Il nome di questa città di David significa casa del Pane: ecco perché il Pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,41) l'ha scelta per manifestarsi. I nostri padri hanno mangiato la manna del deserto e sono morti (ivi 6, 49); ma ecco il Salvatore del mondo che viene a sostenere la vita del genere umano per mezzo della sua carne che è veramente cibo (ivi 56). Fino ad ora Dio era lontano dall'uomo; ma d'ora in poi essi non faranno più che una sola e medesima cosa. È questa la divina trasformazione che il mondo attendeva da lungo tempo, e verso la quale la Chiesa ha sospirato durante le quattro settimane del Tempo di Avvento. È giunta infine l'ora e Cristo sta per entrare in noi, se vogliamo riceverlo (ivi 1,12). Egli chiede di unirsi a ciascuno di noi, come si è unito alla natura umana in generale, e per questo vuoi farsi nostro Pane, nostro cibo spirituale. La sua venuta nelle anime in questa mistica stagione, non ha altro scopo. Egli non viene per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato in lui (ivi 3,17), perché tutti abbiano la vita, ed una vita sempre più abbondante (ivi 10,10). Il divino amico delle anime nostre, non troverà dunque riposo fino a quando non si sia sostituito egli stesso a noi, di modo che non siamo più noi a vivere, ma egli che vive in noi; e perché questo mistero si compia con maggiore dolcezza, il dolce frutto di Betlemme si dispone dapprima a penetrare in noi sotto le sembianze d'un bambino, per crescervi quindi in età e in sapienza, davanti a Dio e davanti agli uomini (Lc 2,40).

Quando poi, dopo averci così visitati con la sua grazia e con l'alimento d'amore, ci avrà cambiati in se stesso, allora si capirà un nuovo mistero. Diventati una stessa carne, uno stesso cuore con Gesù, Figlio del Padre celeste, diventeremo perciò stesso i figli del medesimo Padre; tanto che il Discepolo prediletto esclama: Figliuoli, osservate quale carità ha usato con noi il Padre, sì che siamo i figli di Dio, non soltanto di nome, ma di fatto (Gv 3,1).

Liturgia del Natale.

I colori simbolici che la Chiesa riveste in questo tempo sono: il bianco è usato per i venti primi giorni che vanno fino all'Ottava dell'Epifania. Lo si cambia solo per onorare la porpora dei martiri Stefano e Tommaso di Canterbury, e per unirsi al lutto di Rachele che piange i suoi figli, nella festa dei santi Innocenti. All'infuori di queste tre ricorrenze, trionfa il bianco nei paramenti sacri, per esprimere la letizia alla quale gli Angeli hanno invitato gli uomini, lo splendore del sole divino che nasce, la purezza della Vergine Madre, il candore delle anime fedeli che si stringono attorno alla culla del divino Bambino. Negli ultimi venti giorni, le ricorrenze delle feste dei Santi esigono che le feste della Chiesa siano in armonia, ora con le rose dei Martiri, ora con i semprevivi che formano la corona dei Pontefici e dei Confessori, ora con i gigli che adornano le Vergini. Nei giorni di domenica, i paramenti della Chiesa sono di color verde. La scelta di questo colore indica, secondo i liturgisti, che con la Nascita del Salvatore, che è il fiore dei campi (Ct 2,1), è anche nata la speranza della nostra salvezza, ed è iniziato il suo corso la verdeggiante primavera della grazia(Cfr: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 96-102).

Note natalizie.

1)La festa di Natale non ha avuto in origine un posto uniforme nel diversi calendari della Chiesa. Molti autori pensano oggi che questa festa fu definitivamente fissata al 25 dicembre per distogliere i fedeli da una solennità pagana molto popolare, la festa del solstizio, che celebrava, nella notte dal 24 al 25 dicembre, il trionfo del sole sulle tenebre. Il procedimento, che consiste nell'opporre una festa cristiana a una festa pagana troppo vivace, è stato spesso usato dalla Chiesa nei primi secoli, e sempre con immediato successo.

2)A Gerusalemme il Natale si festeggia in tre modi: la chiesa cristiana cattolica lo celebra il 25 dicembre, quella ortodossa il 6 gennaio e la chiesa armena lo celebra il 19 gennaio.

Ma è doveroso sottolineare che nella capitale israeliana il Natale ha un carattere completamente diverso da quello illuminato e commercializzato dell'Occidente. Niente addobbi e decorazioni, bancarelle e annunci di festività, ma solo il fascino e il mistero dell'antico e un significato puramente religioso nella città che detiene il secondo posto per presenza di basiliche, chiese, monasteri, conventi e dove il Natale è sacralità, celebrazione, rispetto e parola di Dio.

3) "Questo è un periodo di festività sacre, in cui tutti desiderano rivolgere lo sguardo alla stella, tutti desiderano rivolgere lo sguardo al bambino nella culla, tutti desiderano poter esser stati con i tre saggi uomini, che in realtà erano quattro, che arrivarono. Tutti desiderano poter essere stati lì a vedere. Così le festività riguardano il ricordare tutte queste qualità in se stessi. E proprio qui, dentro di voi, esse stanno ancora aspettando di essere dispiegate. Quando preparate il vostro albero di Natale, pensatelo come questo qui: e quando cominciate quassù, vedete non ci sono molti rami, c'è la creazione della vita, qui, e questo è lo specchio, e più scendete, più l'albero si allarga, un tempo più lento.

Quando lo decorate, voglio che decoriate quest'albero come potente ricordo simbolico dei sette livelli di Dio. E ricordate il corpo blu e il corpo d'oro, ricordate il corpo rosso dell'infrarosso? Ricordate il corpo marrone dell'esperienza umana? E tutti i globi che vi mettete sopra sono tutta la saggezza che ne avete acquisito, è questo che significa l'albero.

Alcuni di voi avranno molti ornamenti attorno alla parte inferiore, e poche luci sulla punta. Voglio che vi appassioniate ad essere più che un mistico, voglio che siate un Dio. E accade solo quando diventate determinati ad essere quel Dio invece che quel fallibile essere umano che vi siete tanto preoccupati di tenere insieme."

4) Il Natale giunge quest'anno durante una crisi che non ha precedenti. Abbiamo assistito al crollo di tutto ciò che appariva sicuro e vero. Tutto si è manifestato effimero e falso. Un campanello d'allarme che dobbiamo seriamente considerare specialmente in questo momento in cui domina la nascita di Cristo nel Santo Natale. Il santo Natale illumina ancora la via della speranza, col Presepe?( Mons. Giovanni Battista Chiaradia)

5)

5)Le feste, in genere, rappresentano il termometro della crisi. In questo periodo si fanno un po' di conti, si vede quel che è rimasto, si calcolano le spese previste per l'anno nuovo e si decide quale cifra investire per Natale e Capodanno. E quest'anno non ci sono dubbi: sarà un Natale ridimensionato, anche se i numerosi sondaggi che tradizionalmente si fanno alla vigilia, a volte si contraddicono. A cosa rinunceranno le famiglie per risparmiare? Lo ha chiesto l'Adico, l'associazione Difesa dei Consumatori in un sondaggio che ha coinvolto 3000 persone perlopiù residenti in Veneto e queste sono state le risposte .

Confesercenti ha arricchito come da tradizione il panorama delle intenzioni di spesa, con le interviste che sono state raccolte prima che il Governo presentasse il pacchetto anticrisi "La sensazione è che i pareri giù di tono non sarebbero cambiati poi molto"- afferma Maurizio Franceschi, il segretario regionale. L'organizzazione che rappresenta i commercianti conferma che sarà un Natale sobrio. Così spenderemo le tredicesime: quasi la totalità degli intervistati (il campione della Provincia di Venezia) ritiene che la crisi inciderà nelle spese del Natale per circa il 40%. Per circa la metà sarà un Natale difficile, ma per un significativo 34% sarà un Natale di speranza, da trascorrere in famiglia, rinunciando in molti casi a pranzi e cenoni fuoricasa o alle tradizionali vacanze in montagna. Sarà una festa nella quale si riscoprirà il gusto di regalarsi i piccoli pensieri. Il tecnologico, che negli anni scorsi ha imperversato, segna sulla carta una grossa flessione. Un Natale meno tecnologico, dunque, anche se la Wii e un dinosauro robotizzato sembra siano destinati a spopolare tra gli acquisti. E non solo per i più piccini. La lotta sarà ancora più dura tra centri commerciali e centri storici. A spuntarla saranno probabilmente i mercatini. Chi ci rimetterà in queste festività saranno gli amici, spesso depennati dalla lista dei regali. Vallo a sapere poi, se le tendenze rispecchieranno i sondaggi, se i consumatori non allargheranno il loro budget. Secondo Confcommercio la flessione dei consumi ci sarà, ma senza il temuto crollo. Si ipotizza un -1,5%, a margine, però, di un incremento in termini monetari dell'1,1%. Di parere diametralmente opposto è il Codacons, secondo il quale le stime della Confcommercio sono «eccessivamente ottimistiche e si scontreranno con una realtà ben più negativa». Per l'associazione, i cali saranno pesanti per gli articoli da regalo (-20%) e soprattutto per settori prettamente legati alle feste, come quello degli addobbi, che potrebbero perdere il 25%. «Unica via d'uscita per consentire la ripresa dei consumi - afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi - è accettare la liberalizzazione dei saldi, richiesta dagli stessi negozianti e ora anche dal governo". Discorso un po' diverso va fatto per pranzi e cene della festa. Pandoro e panettone non spariranno di certo dalle tavole degli italiani. Ne sono sicuri alcuni dei maggiori produttori del settore interpellati dalle Deloitte nell'ennesimo sondaggio nazionale di Confcommercio e Confesercenti: magari la gente rinuncerà ai viaggi, ma non al panettone, prodotto di qualità a costi che per forza di cose devono essere concorrenziali. In casa Bauli e Melegatti, insomma, si respira un certo ottimismo. Chi si frega le mani, certo che pandoro e panettone continueranno a rimanere sulle tavole dei clienti è Leonardo Lando, dell'omonima catena di super e ipermercati. "Le nostre vendite in questo capitolo non si concentrano prima di Natale, ma dopo le feste, quando acquisteremo gli stock di panettoni e dolci di Natale invenduti e li proporremo a prezzi ribassati, così la gente continuerà a fare ghiotte colazioni all'insegna del risparmio"(Cfr. Alessia Da Canal).

6) "Un bimbo è nato in noi, un figlio ci è stato dato"(Beato Taulero).

Che tutti possano preparare un posto in se stessi a questa nobile nascita, così da diventare una vera madre spirituale. Che Dio ci aiuti. Amen (Lehmann, Predica 1, op. cit.) .

Maria De Falco Marotta

Maria De Falco Marotta
Editoriali