LEGGERE I FATTI TUNISINI ED EGIZIANI PER CAPIRE LA LIBIA DI OGGI E DI DOMANI 11 8 20 45
La partita è proprio finita?
ALa partita è proprio finita? In altro articolo su questo numero abbiamo scritto che le guerre cominciano ora. Siccome da sempre si sostiene che la storia sia 'magistra vitae' anche se poi enunciato il principio raramente lo si applica, andiamo a vedere alcuni fatti alle nostre spalle. Vediamo, ad esempio, il dopo Mubarak e il dopo Ben Ali per vedere se riusciamo a capire qualcosa di come potrà essere il dopo Gheddafi. Prima la Tunisia e poi l'Egitto per finir4e con Gheddafi.
Tunisia: il triste dopo-Ben Alì
Qualcuno ha scritto che la Primavera araba sfiorisce dopo la cacciata di Zine El Abidine Ben Ali. Come in Egitto - dichiarazioni in TV a iosa - si illudevano i più che la malattia era lui. Bastava cacciarlo e tutto sarebbe stato risolto. In particolare lo pensavano i giovani visto che alta era la disoccupazione. Dalla padella nella brace. C'erano due milioni di libici che andavano in vacanza in Tunisia. C'erano arabi da tutte le parti e tanti europei. Per chi non c'è stato diremo che l'organizzazione turistica aveva colpito chi c'è stato per la puntualità dell'organizzazione - basta fare un viaggio al sud sino al deserto o basta vedere la nuova zona di Jasmine in Hammamet per rendersene conto . Ovviamento il crollo è stato verticale. Dicono al 50%, ma lo dicono solo. La realtà è peggiore. Dicono che la crisi del turismo ha lasciato a casa 500.000 persone, ma lo dicono solo. La realtà è peggiore.
C'è chi dice che si stava meglio quando si stava peggio accusando di fallimento il governo ad interim del primo ministro Beji Caid Essersi che fa quello che potrebbe fare qualsiasi governo dopo un'ubriacatura di slogans e l'illusione che via Ben Ali, come detto dianzi, tutto sarebbe stato risolto. Aggiungiamoci la rabbia di tanti che avrebbero voluto - come sempre guai ai vinti! - che a Ben Ali e familiari venisse fatto un processo, TV presente, come quello in Egitto contro Mubarak e i figli, Alaa e Gamal,
Macché Primavera araba, macché Risorgimento africano!
Chiave di lettura miope e strabica al tempo stesso di un Occidente che pensa che Montesquieu sia il Dio laico sovrano per tutta l'umanità e che il sistema di governo delle comunità, in ogni angolo del pianeta, sia la democrazia rappresentativa. Da qui la chiave di lettura dei fatti egiziani, tunisini, libici, ignorando il primo dei dati statistici, come da noi documentato, quello relativo alla speculazione che ha portato agli incredibili aumenti di prezzo in nove mesi, sino al 115%. Qualcuno che in buona fede si batteva per la democrazia c'era anche ma di là a illudersi che si trattasse di Primavera araba, di Risorgimento africano ce ne corre.
Elezioni tunisine
Alla scadenza del 4 agosto dire che i numeri fossero sconfortanti è poco. Eravamo al 16% dei circa 10 milioni di tunisini. In previsione della giornata elettorale fissata il 23 ottobre tutti si sono buttati a pesce per cercare di convincere la gente non a prinarie o cose del genere ma semplicemente a iscriversi per poter votare. Spostata la scadenza al 14 gli iscritti sono risultati 3.696.660, molto meno della metà della popolazione. Il commento ufficiale è stato "Une opération d'inscription exceptionnelle démarre aujourd'hui ». E questo la dice lunga anche perché degli 82 partiti costituitisi quello favorito, guarda caso, é il Partito islamico Ennahda. C'è una diversità rispetto ai "Fratelli musulmani" anche perché la Tunisia di Burghiba, dal 1956 in poi con allora Ben Alì secondo della nomenclatura è stata fortemente caratterizzata in senso laico.
Con tutto ciò, con questo alone di moderazione, capita che il suo leader, Rached Ghannouchi, rilasci una singolare intervista al Cairo dove i Fratelli Musulmani fuori legge per Mubarak oggi sono uno dei quattro fondamenti del potere in una con esercito, laici, Amr Moussa, Segretario della Lega araba, il domani del Paese. Singolare per chi illudendosi e illudendo pensava veramente che ci fosse una Primavera araba o un Risorgimento africano come lieviti di democrazia.
Proposto il Califfato di Tunisi!!!
In questa intervista il Capo islamico ha proposto per la Tunisia il Califfato. Da Wikipedia: . In altri termini coincidenza di potere civile e religioso. E, si noti, si tratta di un Partito islamico moderato, favorito alle prossime elezioni proprio per il basso numero di elettori".
Informazione: l'ultimo Califfato si estinse, ad opera dei Mongoli, 753 anni fa.
Due più due
Facciamo due più due, in matematica non si sgarra, ma anche in politica se si valutano nel giusto modo i fatti. Prima, non dopo, come modestamente abbiamo fatto noi. Il risultato: un cocktail di ingenuità, di supponenza e in definitiva di imbecillità politica.
Egitto
In Egitto Mubarak non sono teneva a bada i Fratelli Musulmani ma era una garanzia di stabilità dell'area (Israele, Gaza, Palestinesi, altri Stati arabi). Non solo, ma nella Gaza di Hamas non arrivavano dalla frontiera egiziana le armi, i missili e quant'altro come invece avviene ora. C'è ancora, forte, l'esercito ma evidentemente non può non venire qualche innovazione in politica estera con conseguenze sul fronte di un Israele che a furia di essere sordo agli inviti autorevoli di maggiore flessibilità nella ricerca di un'intesa con i palestinesi, complicherà ulteriormente le cose.
La democrazia che secondo l'Occidente avrebbe dovuto sgorgare dalla tomba politica di Mubarak ha le sembianza di quanto visto, e filmato, percorrendo la strada tra Assuan e Abu Simbel: un miraggio.
Libia
Negli ambienti NATO orecchie molto basse. Si sperava che la battaglia di Tripoli allungasse i tempi per avere la possibilità di costruire un simulacro di organizzazione statuale. Non è andata così per cui a Bruxelles si è coniata una lapidaria etichetta per la situazione definita un catastrofico successo.
Tutti scoprono in questi giorni quello che pochissimi, noi fra questi, hanno scritto - testi tutti consultabili - fin da prima del blitz dei bombaroli Sarcozy e Cameron dopo i 10.000 morti di Bengasi, panzana colossale. Tale del resto dimostrata su queste colonne ma creduta dai Governi e da tutti quelli che si sono schierati per salvare la povera gente. Salvo poi, viste le cose, mettere la coda fra le gambe (Germania) o defilare il proprio apparato militare dopo avere speso una fortuna in missili nelle prime ore (USA).
Un cocktail di ingenuità, di supponenza e in definitiva di imbecillità politica ha portato ai problemi che stanno nascendo ora in un Paese senza organizzazione statuale, con articolazione tribale dove l'intesa generale era, è, e sarà quello visto, come scritto prima, sulla strada tra Assuan e Abu Simbel.
Gheddafi e gli scacchi
Alcune settimane fa la TV libica ha diffuso le immagini di Gheddafi che giocava a scacchi con l'ambasciatore russo. Abbiamo subito sottolineato, solissimi commentando, il valore simbolico di quella scena. Perfino in un certo senso se non ironico quasi irridente. Il compound, la fortezza nella quale sembrava fosse asserragliato, è la cartina di tornasole. La NATO ci ha rovesciato sopra 64 ordigni sofisticatissimi, e costosissimi. Al di là delle dichiarazioni è evidente che si cercava la soluzione finale, anche qui sbagliando dato che un Gheddafi ucciso diventerebbe una icona araba contro più che l'Occidente contro l'Europa, magari in primis contro 'i traditori italiani' oggi con il CNT la cui fragilità lascia i dubbi. Gheddafi, giocando non solo a scacchi ma anche a poker ha usato il bluff. Lo cercavano lì, è da tutt'altra parte, magari anche a Sirte.
Ha le ore contate, dicono. E' possibile, forse probabile ma non dimentichiamo chi comanda in Libia. Non il CNT, non gli insorti. Comandano le tribù (fra le quali i Ghadafa da cui viene il Rais e le altre alleate; staranno con le mani in mano?). E i soldi.
Tutto può succedere
Tutto può succedere, anche perché Gheddafi di cose ne sa parecchie, di quelle che potrebbero dare fastidio a Parigi, a Londra e forse anche a Hashington.
Qualsiasi cosa succeda, ribadiamo, il risultato resta un cocktail di ingenuità, di supponenza e in definitiva di imbecillità politica dell'Occidente.
Alberto Frizziero
PS La Francia però gode. La riunione a Tripoli per il varo della moneta unica africana è ovviamente saltata. Per lungo tempo, forse anni, non se ne riparlerà. Il riferimento per la quarantina di monete africane continuerà quindi ad essere non la Banca Europea, non quella mondiale ma il Ministro dell'Economia francese. Capita l'antifona?