Il declino di Sondrio capoluogo

Sondrio era centro industriale. Il Cotonificio Fossati da solo impiegava un numero di dipendenti pari al 10% della popolazione sondriese. C'era poi la Carini, in Via Bonfadini e in Via Colombaro, c'era l'Enologica, c'era la Pelizzatti, stavano sorgendo altre aziende.

Sondrio era centro di servizi, e non dettagliamo per brevità.

Sondrio 'era la scuola'. Tutte le Superiori erano concentrate a Sondrio, tranne il Liceo privato a Bormio e il Professionale a Tirano

Sondrio era 'cultura', intesa in senso lato non riferendoci alle sole attività musicali, teatrali e simili. C'era vivacità culturale, Istituzioni e partiti in primo piano. Specchio del resto ne erano i mass media che possono essere consultati per verificare quanto ora affermato.

Sondrio era egemone persino nei vertici che contano. Una statistica di abbastanza anni fa aveva rilevato che su una quarantina di posizioni quelle occupate da persone al di fuori del capoluogo erano meno delle dita di una mano. Oggi é il contrario. Senza allargare la cerchia i punti salienti:

Il Presidente della Provincia non é di Sondrio anche se ...quasi (Ponte).

Il Presidente della CCIAA é di Talamona

Il Presidente del BIM é di Aprica

Il Presidente dell'ALER é di Dubino

Il Presidente della Comunità Montana é di Chiuro

Il Presidente della STPS é di Ponte

Il Presidente della Secam é di Sondrio. A.D. di Dubino

Il Presidente AEVV é di Sondrio

Il Presidente dell'Unione Commercio e Turismo é della Valchiavenna e, in tale settore della Valchiavenna sono pure il Presidente del Multiconsorzio e quello del Consorzio Tutela Vini é di Valchiavenna. Dei vari Consorzi due soli consolano Sondrio, quelli delle mele e del miele.

Dei rappresentanti a Milano e Roma uno, Del Tenno, é di Sondrio. Del Barba di Morbegno, Crosio di Dubino, Della Vedova di Tirano, Parolo di Colico.

Non è naturalmente questione delle persone che occupano questa o quella posizione. E' di radicamento. Da un lato c'é l'aspetto funzionale che conta, oggi, meno. Abbiamo l'esempio degli assessori provinciali Silvana Snider costantemente e Filippo Compagnoni regolarmente presenti a Sondrio facendosi entrambi una settantina di km per venire e altrettanti per tornare l'una in Val Bregaglia e l'altro in Valfurva. Ciascuno svolge la sua funzione nel modo migliore, quelli indicati come altri a diverso livello di responsanbilità. Per fortuna in Valtellina la qualità non è prerogativa solo del paesaggio o dei prodotti dell'uomo...

Il problema é un altro, molto sottile al punto di poter anche non essere avvertito. Ogni capoluogo per sua natura non é tale perchè ha quei tali uffici, quei tali Enti e via dicendo. Questa é la parte funzionale. Ma un vero capoluogo, per essere tale, deve avere la leadership rispetto al suo territorio. Per averla deve meritarsela. Per meritarsela deve operare con un intreccio costante di relazioni, con la circolazione delle idee, con i confronti, con le consultazioni costanti, attingendo alla memoria storica, avendo presente cosa é stato fatto secondo la classica formula del chi, come, dove, quando. Lo spirito del capoluogo insomma.

Non c'è più, o quantomeno é molto attenuato.

Castione è un aitante aspiratore di funzioni, di lavoro, di attrazione.

Chiuro è oggi di fatto la capitale del vino con Case di tradizione come Negri, Nera, Balgera, Rainoldi senza un collegamento 'da capoluogo' che andrebbe costruito magari anche con quel Museo del vino di cui si sono perdute le tracce, con qualche polemica passata.

Caiolo é lo scalo aereo di Sondrio con quel gioiello a fianco che è il golf.

Alle spalle la Sondrio di super-sopra sin oltre i 4000 con tanti richiami. Di fronte le Orobie con Comuni assai attivi sull'esempio di quello super-attivo di Albosaggia.

A mattina una panoramica che vola verso Ponte ove si respira cultura che viene d'un lato dai seguaci di Sant'Ignazio e dall'altro dalle sue antiche famiglie 'laiche'.

Capoluogo dovrebbe essere Sondrio, meglio: tornare ad essere, di almeno questo contado, con un'attenzione, come sempre fu, d'un lato all'etrusca Teglio e al valico aprichese, dall'altro a Berbenno. Al Berbenno valtellinese, s'intende, che rispetto all'omonimo centro della bergamasca può schierare addirittura un santo, quel Benigno dei Medici nella tradizione popolare divenuto San Bello e festeggiato il 12 febbraio, giorno tragico per le galline che in quel della frazione di Monastero sono ogni anno destinate al genocidio per accontentare i buongustai.

Rinchiuso in se stesso il capoluogo si attrezza, si adatta al nuovo ruolo, in un certo senso da nobile decaduta che però si veste bene, impegna le sue risorse per il tempo libero dei suoi residenti, copiosamente concede - pur positivo - il suo patrocinio a questa o quella iniziativa tra la cappelletta della Cà Bianca e sulla 38 l'incrocio per la Sassella, tra il confine con la Valmalenco e il ponte sull'Adda. In fin dei conti é stata la scelta minimale del PGT. Piano che, per legge, "ha la funzione di individuare le strategie, gli obiettivi e le azioni attraverso cui perseguire un quadro complessivo di sviluppo socio-economico, considerando le risorse ambientali, paesaggistiche e culturali a disposizione". La scelta, o forse una fisiologica non scelta, é stata quella minimale trovandosi nel PGT semplici accenni a quella che può essere chiamata una integrazione, solo letterale e senza sviluppi o iniziative, dei Comuni contermini Albosaggia, Castione, Montagna, Spriana.

I limiti di questo PGT si possono sintetizzare nell'assenza di una visione strategica di area vasta, respiro temporale e cultura di Governo, del territorio ma non solo. Affinchè non si pensi a inquinamento di tipo politico nel fare, rifare, queste osservazioni, prendiamo a riferimento due ponderosi, e pregevoli, documenti della stessa Amministrazione Molteni: i "50 progetti pensati per la 'città futura' e "Linee di progetto per la realizzazione di un'Area Museale nel centro storico di Sondrio", assessore Pier Carlo Stefanelli. Si dirà che è passato del tempo, essendo quelli del dicembre 1995 e dell'aprile 1996. Nessuno sostiene di riprenderli pari pari. Li proponiamo come questione metodologica perchè simbolo cioè di una città che pensa, che si mette in discussione, che guarda oltre il proprio naso.

Limiti del resto confermati dal programma del Comune che raccoglie in un unico punto "Urbanistica e lavori pubblici", una disciplina fondamentale mescolata con un settore, per quanto importante, ma funzionale.

Sarebbe sbagliato per chi, e non sono poi pochi, considera limitativo questo Piano-cosmesi, polemizzare. Sono tre le ragioni. La prima é che i buoi sono scappati dalla stalla come del resto le notizie che periodicamente vengono da Castione indicano. La seconda é che bisognerebbe riaprire, a fondo, l'approfondimento di natura strategica, per il che non ci sono le condizioni. La terza va oltre l'Amministrazione Comunale. Le Istituzioni dovrebbero essere stimolate e confortate dalla politica. Ma al di fuori del Palazzo Pretorio, così come al di fuori di Palazzo Muzio, dov'è la politica? E dov'è la cultura che dovrebbe alimentare la politica? E dove sono le persone per attivare questo processo?

C'erano quando Sondrio era capoluogo, di nome e di fatto.

Da G.B. Vico abbiamo tratto i corsi e ricorsi. Siamo nella seconda fase, quella del declino anche se non tutti se ne sono accorti.

a.f.

a.f.
Editoriali