LIBIA: GUERRA DIMENTICATA. RISOLUZIONE ONU CARTA STRACCIA. PROSEGUONO I TENTATIVI DI AMMAZZARE GHEDDAFI. GUERRA 'SOLO PER POCHI MESI'. CIVILI DI TRIPOLI CARNE DA MACELLO. BOMBE 'INTELLIGENTI' (IDIOTA!) IN ESAURIMENTO. ARRIVANO GLI ATTACCHI. ITALIA KO 11

Sberla a Frattini dai francesi - Elicotteri-killer - Costosissimi arsenali svuotati - Guerra di terra - Bengasi capitale? - Dietro l'angolo - Italia KO - La misura del crac che pagheremo tutti - Incastrati sì ma…

Guerra libica dimenticata. Sparita dalle prime pagine nonostante cha abbiamo militari italiani con aerei italiani e bombe italiane che fanno la guerra. Arrivano scarni comunicati della NATO che giornalmente ci annunciano (in parte) i raid compiuti, in particolare sulla residenza di Gheddafi. Al di là delle ipocrisie ma parlando chiaro si tratta dei raid aerei con i quali i bombaroli di Parigi e Londra stanno cercando di ammazzare Gheddafi per risolvere - così credono - il problema libico ingigantito da loro due.. Questo alla faccia della dichiarazione del Comandante in capo delle operazioni che al primo bombardamento 'mirato', quello che ha portato all'uccisione del figlio e dei tre nipotini di Gheddafi, ha solennemente dichiarato che non era un obiettivo della NATO quello di far fuori Gheddafi.

La risoluzione ONU, per chi l'ha letta, risulta carta straccia. Dalla tutela dei civili delle città degli insorti, anche con la No Fly Zone, si è passati al contrario. I civili di Tripoli sono vittime, non volute, di 'fatti collaterali'. Carne da macello insomma. Colpa loro, in fin dei conti: hanno il torto di vivere e abitare là dove qualche bombarolo in divisa ha deciso di spedire quegli ordigni di morte che riescono ad ammazzare la gente facendo felici le industrie di guerra. Perché? Follia, costano un patrimonio, come abbiamo a suo tempo documentato.

Sberla a Frattini dai francesi

Al nostro Ministro degli Esteri Frattini è arrivata una sberla non da poco e non da uno qualsiasi ma da un bombarolo che conta. É il Ministro degli Esteri Juppé che rilascia questa lapidaria dichiarazione: "La nostra volontà è di fare in modo che l'intervento in Libia non duri più di qualche mese". Alla faccia, naturalmente, del nostro Ministro che ha solennemente dichiarato una decina di giorni fa che tutto sarebbe finito nel giro di tre-quattro settimane!

Elicotteri-killer

Sarcozy e Cameron devono fare i conti, in tutti i sensi. L'invio in Libia di cosiddetti 'elicotteri da combattimento', i Tigre (12, francesi) e gli Apache (forse sei, inglesi) viene spiegato al volgo pensando che siano tutti una massa di cretini. Dicono infatti di mandarli perché sono più utili degli aerei contro i tank e gli altri veicoli libici.

L'hanno scoperto solo ora? E come mai non li hanno mandati prima?

Costosissimi arsenali svuotati

Fosse così sarebbero in tanti a dover lasciare le stellette e tornarsene a vita privata. In realtà a queste ragioni, valide ma assolutamente tardive, se ne aggiungono altre, significative. Un solo missile di precisione lanciato da un aereo costa circa 300.000 €uro. I 124 missili Cruise-Tomahawk lanciati dagli USA nelle prime ore del conflitto sono costati circa 200 miliardi di vecchie lire. Eccetera. I costi sono astronomici, gli arsenali quasi svuotati di queste cosiddette 'bombe intelligenti' (Ci fosse il Premio Nobel dell'idiozia verrebbe assegnato senza rivali al super-idiota che ha affiancato al sostantivo 'bombe' l'aggettivo 'intelligenti'). E ogni volta che si sente l'accostamento di quel sostantivo con quell'aggettivo vengono a prudere le mani…

Allora, perché?

Guerra di terra

La guerra aerea non basta. Dalla Battaglia d'Inghilterra, all'Indocina, al Vietnam, all'Afghanistan, all'Irak si è dimostrato che senza la vituperata fanteria le guerre si impantanano. Oggi poi costa terribilmente. Le solite bufale anglo-francesi. Pensavano, come fu per l'Irak, che in due o tre giorni, dopo le prime bombe, tutto si sarebbe risolto. Gheddafi come Mubarak e come Ben Ali. Sembrava questione di ore, con addirittura l'incriminazione al Tribunale Internazionale da parte poi di chi non tanti mesi fa lo aveva inserito nel Gruppo dell'ONU per i diritti umani!!!).

Adesso, impantanati nel peggiore dei modi, è stato deciso di mandare i Presidenti della Turchia e del Sudafrica a Tripoli per - dicendo le cose come stanno - supplicare Gheddafi di passare la mano. Anche qui non si fanno i conti. Dilettanti allo sbaraglio, e vediamo perché.

Bengasi capitale?

Qualcuno può pensare che la capitale si sposti da Tripoli a Bengasi o Misurata? Non parliamo di uno spostamento fisico ma politico. In altri termini si pensa veramente che gli insorti della Cirenaica possano insediarsi alla guida del Paese? Se anche Gheddafi se ne andasse, o fisicamente o perché spedito sottoterra elevandolo a martire dell'Islam, i suoi seguaci, che sono i più e non i meno in Libia, potrebbero accettare la subordinazione? Si ricordano i soloni di Parigi e Londra che là ci sono 145 tribù con cui fare i conti? E poi non si pensa a cosa, o a chi, c'è dietro l'angolo?

Dietro l'angolo

I bombaroli, e noi con loro, sono destinati ad essere fregati. Guardiamo dietro l'angolo: non ci sono forse Cina e Russia? Ne riparleremo, e speriamo di sbagliarci.

Italia KO

Una rivista di cose militari e strategiche, "Analisi Difesa" riporta nel numero di maggio una valutazione sul costo per l'Italia della guerra libica. Alfredo Cestari, Presidente della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale, in una nota ripresa e diffusa dall'ANSA, indica nel 70% la percentuale di lavoratori italiani, molte migliaia, o licenziati o in Cassa Integrazione per effetto del conflitto. Gli altri avrebbero salvato il posto attraverso la riconversione là dove è stato possibile un riutilizzo del personale.

Parla di "drammatica crisi che sta indebolendo, insieme a qualche grande azienda, anche la quasi totalità di Piccole-Medie imprese che fino al 2010 erano stabilmente impegnate con la Libia, direttamente o nell'indotto".

Cestari ha ricordato che l'Italia è - meglio: era - "il primo Paese europeo investitore in Libia" e che ka guerra "ha avuto come diretta ed immediata conseguenza il sostanziale blocco di ogni tipo di attività pianificata in seguito ad accordi intercorsi con il Governo Gheddafi". Non c'è solo infatti l'ENI e qualche altra grossa impresa nei settori dell'energia, di costruzioni, trasporti, impiantistica. Ci sono almeno un centinaio di piccole e medie imprese che in Libia e con la Libia lavoravano in maniera stabile e principale''. E noi aggiungiamo che pare che di fondi sovrani investiti in Italia ci sia solo quello libico…

La misura del crac che pagheremo tutti

Di qui un "danno al sistema-Italia, comprensivo del blocco dell'import/export, e' oggi stimabile in oltre 100 miliardi di euro". Facciamo pure la tara dato il ruolo di chi ha fatto questi calcoli ma se anche non si arrivasse a 100 miliardi il danno sarebbe in ogni caso rilevantissimi.

Incastrati sì ma…

In precedenti note abbiamo visto come gli italiani siano stati incastrati nel gioco dei bombaroli. Non possiamo farci incastrare in due altre cose che, chiamandole con il loro nome, sono a nostro avviso da Tribunale internazionale per via delle libere e discrezionali interpretazioni della risoluzione 1973 dell'ONU secondo le quali tra un po' si dirà che è permesso tutto, nefandezze comprese.

Le due cose da cui bisogna tenersi non alla larga ma alla larghissima sono:

1) Il far fuori Gheddafi. Se ritengono che sia da mettere sul piano dei Saddam, dei Milosevic ecc. lo si catturi, se ci si riesce, e lo si processi (andando però avanti su questa strada perché di Milosevic & C. ce ne sono nel mondo a decine). Certo un dubbio resta. Si vuole veramente arrivare a un processo? Non è che in questo modo potrebbero venir fuori retroscena pericolosi? Non è forse meglio farlo tacere per sempre con l'alibi della risoluzione 1973?

Ai posteri, come si suo dire, l'ardua sentenza. Comunque stiano le cose non bisogna essere né complici né favoreggiatori.

2) La guerra di terra, mascherata magari da guerra degli insorti fortemente sostenuti dagli elicotteri d'assalto. Comunque stiano le cose anche in questo non bisogna essere né complici né favoreggiatori.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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