Elezioni. PENSIERI IN LIBERTÀ DEL GIORNO DOPO GUARDANDO QUALCHE GIORNO AVANTI. ATTINGERE DALLA SAGGEZZA POPOLARE - 66° DEL MEC. - E ORA, ANCHE SE L'EUROPA NON É D'ACCORDO, ALLENTARE IL PATTO DI STABILITÀ!

Ieri pomeriggio, 25 marzo, chiusi i seggi, nonostante lo sfacelo degli istant poll - speriamo per l'ultima volta -, é apparsa chiara la novità dell'affermazione del M5S, del tutto inattesa quantomeno nella sua espressione numerica. Le proiezioni hanno cestinato i dati virtuali e rimesso le cose su un binario logico; i dati reali su quello definitivo. Lo scenario che si é presentato a tutti gli osservatori, dentro e fuori dei confini nazionali, del tutto imprevedibile e imprevisto, ha determinato subito uno sconcerto visibilissimo sui volti di chiunque, seguito poi dalle prime preoccupazioni sintetizzate dall'interrogativo "e adesso?" La valanga dei commenti é scesa lungo tutti i versanti in una spirale senza soluzioni. Ovviamente. Non si possono inventare, non si possono immaginare. Devono essere costruite.

Per tutti il punto interrogativo é dato dall'atteggiamento che assumeranno le forze politiche. Finora, e non solo da mesi, hanno evocato i quattro capponi di Renzo, magistrale affresco di Alessandro Manzoni: "...quattro teste spenzolate; le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura". Basta riprendere i giornali delle settimane scorse per averne conferma anche se quelli che si beccavano non avevano la minima percezione di poter essere nella condizione manzoniana di "compagni di sventura". In fin dei conti in eventi importanti capita quel che successe durante la rivoluzione francese, come riferendosi alla 'Palude' qualcuno ebbe a commentare: "la storia passava davanti a loro e manco se ne accorgevano". Non é la Storia con la 'S' maiuscola ma é pur sempre storia, almeno delle nostre Istituzioni, il rapido, progressivo, emergere di un movimento politico che diventa il primo soggetto polittico (partito?) del Paese conquistando un numero di consensi 50 volte quello fondato e guidato dal Presidente della terza Magistratura del Paese.

Sono passati 2068 anni e conserva ancora la sua validità il detto "Historia magistra vitae" che troviamo nel De Oratore, II, di Cicerone. E nella storia che abbiamo alle spalle al posto d'onore troviamo , a fianco delle grandi proposizioni, l'espressione della saggezza popolare quale si é andata formando nel corso. appunto, della storia, di quella senza confini.

Politologi e analisti al lavoro, noi semplicemente cerchiamo di svolgere il ruolo di cronisti del tempo stralciando scampoli di verità reali, di condensato di esperienze, di squarci di futuro.

Ecco dunque una trilogia riferita al recente passato delle forze politiche tradizionali:

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso

Del senno di poi, sono piene le fosse

Di buone intenzioni è lastricato l'inferno

Questo puntualizzato guardiamo avanti, sempre con il conforto della saggezza popolare.

Ci hanno insegnato che "quando soffiano i venti del cambiamento, qualcuno costruisce muri altri costruiscono mulini a vento".

Un esempio di muro é la legge elettorale. Al di là delle velleità verbali la legge in vigore faceva comodo a tutti i leader che nel loro studiolo con matite rosse e blu decidevano 'questo si', 'questo no' al 90% determinando chi diventava legislatore e chi no. L'hanno fatto tutti, anche chi si stracciava le vesti. Qualcun altro girava con un ritmo forsennato l'Italia ad avviare, o consolidare, quei mulini le cui pale dovevano intercettare l'aspirazione al cambiamento.

Ci hanno esortato - pensate: i Masai del Kenia e zone adiacenti - a seguire questo insegnamento "Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli". Figli sulle cui spalle le nostre generazioni hanno caricato una soma quasi insopportabile parte della quale essi stessi dovranno trasmetterla ai loro di figli per arrivarne all'estinzione.

Ci hanno dato anche un conforto: "La speranza è l'ultima a morire". Che però richiede la consapevolezza, che ci viene dalle satire di Orazio: "nihil sine magno labore vita mortalibus dedit",, liberamente tradotta in "la vita non ha mai dato nulla agli uomini senza un grande impegno"

E ieri, mentre uscivano le schede dalle urne, ci capitava di ricordare un importante anniversario, il 66°. Il 25 marzo 1957 nasceva infatti a Roma il Mercato Comune Europeo. Lo tenevano a battesimo, oltre l'Italia, Germania Ovest, Francia,elgio, Olanda, Lussemburgo. Previsto dai Trattati di Roma - entrati in vigore il 1º gennaio 1958 Il MEC era l'area dei Paesi della comunità europea su cui si realizza la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali.

Che c'entra questo con le elezioni?

C'entra e come. Pare si stiano accorgendo un po' dappertutto che i problemi italiani diventano problemi europei e non solo. A parte la Merkel e la sua incredibile affermazione a difesa di Monti "il voto italiano noin é stato una reazione ostile alle politiche di austerità condotte dal governo tecnico di Monti" la preoccupazione si sposa a qualche prima considerazione volta al domani. Autorevole quella del Presidente del Parlamento europeo Schulz "Il voto italiano è 'un messaggio da rispettare', il cui senso è che le politiche di tagli unilaterali imposte dall'Europa come via ritrovare crescita e fiducia dei cittadini si sono dimostrate false tanto che la gente ha dimostrato la sua insoddisfazione. È stato un voto contro l'ideologia che col risanamento di bilancio riparte automaticamente la fiducia di investitori e cittadini".

C'entra l'Europa e come!

Nei primi commenti traspare quasi un antieuropeismo. Non lo é ancora ma può diventarlo. E fa piacere sentire qualche commento, trasversale, del tipo "la politica dei Paesi non la devono dettare i mercati".

Vorremmo al riguardo fare modestamente presente che c'é qualcuno che ha scritto parecchio in merito, a spada tratta contro il mercatismo. Ne ha scritto ma poi ha portato in politica e al Governo questa filosofia avendo in campo internazionale contro non solo la Merkel e la Banca centrale tedesca, ma anche quella europea finché c'é stato Trichet, ma anche gli inglesi, ma anche il vertice europeo. Diciamo questo per onestà intellettuale come dovrebbe dire chiunque di fronte a queste cose ineccepibili e non a difesa del personaggio che non ha certo bisogno di essere difeso da chi scrive. No. Chiunque governi ora il Paese dovrebbe prendere i libri di Giulio Tremonti, nostro concittadino, e applicare quello che ci trova scritto dentro. Non un no generico all'Europa ma il no ai burosauri di Bruxelles, quelli che stabiliscono con tanto di regolamenti che i piselli devono avere 5 bacelli, che i profilattici devono avere tot di spessore e via con altre tragiche amenità di questo genere.

E un no alla concezione padronale della Merkel, che non é solo sua ma condivisa anche dai socialisti tedeschi da cui é arrivato persino qualche commento sprezzante sul voto italiano. E da qualche Paese nordico, tanto per cambiare.

66° anniversario del MEC. Oggi c'é un'Europa a 27. Un'Europa matrigna nei confronti dell'Italia. La saggezza popolare viene incontro: "A mali estremi estremi rimedi".

Non un no all'Europa ma un si ad allentare il patto di stabilità immettendo liquidità che serve per il lavoro oltre che per le imprese boccheggianti per i crediti non onorati dallo Stato. Che sia d'accordo l'Europa ma anche che che non lo sia.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali